Curiosità bestiali

È vero che la foca sta in apnea un’ora?

Le immersioni durano solitamente una ventina di minuti, ma possono superare i sessanta.
Le immersioni durano solitamente una ventina di minuti, ma possono superare i sessanta.
Martina Ravioli
22.10.2021 16:30

Quante volte, al mare o in piscina, avete provato a resistere più tempo possibile sott’acqua? A parte gli atleti professionisti - che riescono ad allungare almeno parzialmente i tempi – anche le persone con una buona forma fisica e un minimo di allenamento non superano i 2 o 3 minuti di apnea e difficilmente raggiungono profondità maggiori rispetto ai 20 metri. Questo è dovuto al fatto che gli scambi gassosi devono funzionare a ciclo continuo e non possono venir interrotti. I mammiferi acquatici, però, si sono evoluti per aggirare questo limite.

È il caso, ad esempio, della foca di Weddell: Leptonychotes weddellii. Questo animale è un abitudinario delle immersioni di lunga durata che variano da una ventina di minuti ad anche più di un’ora e raggiunge profondità di diverse centinaia di metri. Come è possibile? Il principale segreto è la capacità di immagazzinare ossigeno nel sangue e nei muscoli. A parità di peso questi animali immagazzinano il doppio di ossigeno per chilogrammo rispetto all’uomo e lo fanno, per l’appunto, nel sangue e nei tessuti. La specie umana trattiene nei polmoni circa il 36% di ossigeno e il 51% nel sangue. La foca di Weddell, invece, tiene nei polmoni solo il 5% dell’ossigeno e il 70% si trova in circolo. Questo le permette, inoltre, di avere polmoni piccoli che non influenzano la capacità di immersione con la spinta idrostatica.

Per poter immagazzinare la maggior quantità possibile di ossigeno ci vuole quindi molto sangue: circa il doppio rispetto all’uomo (sempre per chilogrammo di peso corporeo). La milza è grande, immagazzina fino a 24 litri di sangue, e quando si contrae immette in circolazione globuli rossi carichi di ossigeno. Inoltre, i muscoli presentano una proteina capace di trattenere questo elemento: la mioglobina. Nei muscoli delle foche si arriva dunque ad un 25% di ossigeno, mentre nell’uomo ci si ferma a 13%.

Oltre a questi adattamenti dell’organismo, le foche di Weddell hanno sviluppato anche una serie di comportamenti atti a massimizzare le riserve e minimizzare lo sforzo. Sono perfettamente idrodinamiche, nuotano con poco sforzo muscolare, la frequenza cardiaca è bassa e il sangue viene convogliato verso gli organi principali. Per quanto l’uomo si sforzi non potrà mai sperare di raggiungere tali capacità: non siamo stati progettati per questo e l’evoluzione ci ha, infatti, condotto lungo un sentiero completamente diverso.

Nel video seguente, della BBC Earth (in inglese) è possibile ammirare alcuni maestosi esemplari di Leptonychotes weddellii, la foca di Weddell.