La scoperta

Ecco perché i gorilla si battono il petto

I giganteschi primati comunicherebbero la loro forza fisica ai loro simili prevenendo la violenza all’interno del gruppo.
I giganteschi primati comunicherebbero la loro forza fisica ai loro simili prevenendo la violenza all’interno del gruppo.
Red. Online
29.11.2021 18:30

È il 1933 quando King Kong appare sul grande schermo facendo entrare nell’immaginario comune un comportamento reale dei gorilla: il loro famoso battersi il petto. Gli scienziati non sono mai riusciti a dare una spiegazione definitiva a questa azione, eppure alcuni dati che sono stati recentemente raccolti sarebbero in grado di fornire una motivazione sorprendente. Secondo uno studio di Edward Writght, esperto di primati presso il Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology in Germania, proprio quel gesto che indurrebbe a stare alla larga dai massicci animali come se stessero per attaccare, in realtà potrebbe rivelarsi ciò che alla fine previene la violenza tra gli esemplari della specie. I maschi di montagna, chiamati silverback per la colorazione argentea della schiena, si ritrovano a dover costantemente affermare la loro identità all’interno del branco: a comunicare cioè agli altri la loro stazza, la loro capacità di lotta e perfino lo status di accoppiamento.

Fra 2014 e 2016, per 3.000 ore Wright e i suoi colleghi hanno osservato il comportamento dei gorilla nel Parco Nazionale dei Vulcani in Ruanda. Hanno potuto constatare che questi giganti si battono il petto 1,6 volte nell’arco di 10 ore, per un totale di 500 battiti su 25 gorilla. Un dato particolarmente rilevante è che i suoni emessi dai più grandi di loro erano di frequenza più bassa. Lo studio definisce questa associazione fra le dimensioni e la manifestazione come un «chiaro segnale di abilità competitiva»: potrebbe essere, quindi, che battersi il petto sia il modo in cui questi animali comunicano la loro prestanza fisica, dalla capacità di dominio al successo riproduttivo.

Si tratta di risultati non definitivi ma importanti, che fanno luce sulla modalità propria dei gorilla sia di avvisare i loro simili maschi, che di interagire con le femmine, potenzialmente attirate dalla prestazione prodotta dal battito. Inoltre, questo spiegherebbe il fatto che i giganteschi primati reagiscano con violenza solo raramente: forse proprio perché si misurano tra loro in un modo diverso, senza passare subito al contatto fisico. Tuttavia, rimane pur sempre un animale a cui fare attenzione, soprattutto quando con le mani inarcate – e non con i pugni di King Kong – afferma la sua prestanza. Tutto ciò sperando, nel frattempo, di poterlo conoscere ancora meglio, andando anche a capire come di fatto usi le informazioni individuate nei suoni altrui.