Il percolato, il tappeto e il mare

Il Golfo di Napoli è messo peggio del Golfo del Messico
Red. Online
03.02.2011 07:19

Percolato in mare nel Golfo di Napoli. La notizia è di quelle brutte davvero anche se suscita meno emozioni e alzate di scudi di quanto non accadde negli Stati Uniti dopo l'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon. Chissà, forse perchè là c'era di mezzo il petrolio (che galleggia) e tutti videro immediatamente i danni che la sua fuoriuscita avrebbe potuto provocare, e stava provocando, a fauna e flora marine (vd suggeriti). Il percolato, invece, è solubile in acqua, contiene diossina che nessuna specie, tra quelle che popolano il mare, è in grado di smaltire (nemmeno in Campania), ma è praticamente invisibile. Il mare, visto da fuori, resta... il mare, mentre gli umani continuano ad usarlo come un tappeto sotto il quale nascondere non solo la polvere.

A Claudio Di Manao, nostro collaboratore, esperto sub e "scrittore di mare" (vd link) abbiamo chiesto di spiegarci cosa succede, là sotto, quando arriva il percolato. "Nessuna specie marina - ci dice - è in grado di smaltire diossina e metalli pesanti ingeriti o assorbiti. Gli organismi acquatici li trattengono nei tessuti, subendo alterazioni genetiche e trasferendo le tossine all?ultimo utilizzatore. Le specie più grandi, quelle che sopportano un elevato accumulo nelle loro carni, finiscono sulla nostra tavola. Allo stesso tempo le altre sostanze presenti nel percolato, come i nitrati, favoriscono la crescita di alghe infestanti che impoveriscono il mare d?ossigeno, o determinano la distruzione di piccole specie a favore di alcune, squilibrando un sistema già provato dalle innumerevoli incursioni umane".