Il pesce siluro: opportunità o calamità?

Al Museo della pesca di Caslano, il 10 novembre scorso, si e tenuto un convegno sul pesce siluro. Recentemente il Dipartimento del territorio del Cantone Ticino ha inviato ai partecipanti un interessante riassunto, ora accessibile a chiunque attraverso il sito web dell’Ufficio della caccia e della pesca.
Sono pochi i pesci che possono vantare di essere l’oggetto di leggende più meno metropolitane quanto il siluro. In fondo non è sorprendente: con un animale la cui taglia può superare abbondantemente i 2 metri e i 100 chili di peso, è chiaro che la fantasia prende il volo. C’è però chi cerca di restare ai fatti e di valutare l’impatto che questa ingombrante presenza nei laghi a sud delle Alpi per la fauna autoctona. Il 10 novembre scorso, al Museo della pesca di Caslano si è tenuto un interessante convegno sul siluro, con la partecipazione di specialisti svizzeri ed italiani. Promosso dalla Commissione italo-svizzera per la pesca (CISPP) in collaborazione con il Dipartimento del territorio, l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), la Regione Lombardia, la Federazione ticinese di acquicoltura e pesca, l’Assoreti (l’associazione dei pescatori professionisti), il Centro nazionale di ricerca di Pallanza e il Museo della pesca, il convegno trova ora sbocco in una pubblicazione intitolata: «Il pesce siluro: opportunità o calamità?».
In aumento negli ultimi anni
«Le informazioni scaturite dall’incontro ci parevano troppo interessanti per non fissarle e riassumerle in un fascicolo, curato da Raimondo Locatelli» ci spiega Tiziano Putelli, collaboratore dello staff di direzione del Dipartimento del territorio «Da una parte gli stessi partecipanti possono confrontare i loro appunti o ricordi con quello che ora è nel fascicolo, dall’altra questa pubblicazione ci permette di informare anche chi non era presente, grazie a un file pdf, scaricabile dalla pagina dell’Ufficio della caccia e della pesca». In effetti, ha fatto parlare molto di sé, il pesce siluro (Silurus glanis), quando nel 2016 c’è stata la cattura del primo esemplare nel Ceresio, da parte di un pescatore dilettante, seguita pochi mesi più tardi dal filmato di Stefano Coratelli di un altro esemplare nei canneti di Figino-Barbengo. Come hanno illustrato al convegno il veterinario ittiologo Cesare Puzzi e il collaboratore scientifico dell’UFAM Diego Dagani, il siluro è endemico nei corsi d’acqua e nei laghi dell’Altopiano svizzero (bacini di Reno e Aare), e fino a poco tempo fa era perfino considerata una specie rara e potenzialmente minacciata. Negli ultimi anni si è però osservato un aumento sul territorio svizzero, sia all’interno, sia all’esterno della sua originale area di distribuzione.
Avvistato nel 1956 in Italia
Se a nord delle Alpi il siluro è dunque una specie autoctona, le prima notizia a sud della catena montuosa risale al 1956, con la cattura di un esemplare nell’Adda. Da allora, come ha riferito Carlo Romanò della Regione Lombardia, la specie è presente in tutte le acque della pianura lombarda, fatta eccezione per alcuni fontanili e piccoli laghi. Negli ultimi due decenni, ha continuato lo specialista italiano, ha colonizzato anche i grandi laghi subalpini, come il Lario, il Verbano e il Lago d’Iseo. Ora a questi si sono aggiunti anche il Lago di Garda e il Ceresio.
Una presenza che crea squilibri
Come ha specificato Marco Zacchera, commissario italiano del CISPP, quando una specie arriva in un territorio a lei nuovo, se riesce ad acclimatarsi, spesso non trova immediatamente dei nemici naturali e perciò conquista facilmente una posizione dominante, creando squilibri nell’ecosistema. In particolare, così ha spiegato Zacchera, il siluro rende molto critica la situazione per le altre specie perché è onnivoro – cioè si nutre sia di molluschi, crostacei o pesci e in età avanzata, pare di piccoli mammiferi – si adatta facilmente alle condizioni ambientali anche mutevoli ed è molto robusto. È stato ipotizzato che il siluro sia arrivato nel Ceresio attraverso il ripristinato corridoio fluviale che ora collega il mare Adriatico al Ceresio: una connessione importante per il sostegno di molte specie in pericolo, come l’anguilla. Ma, come ha spiegato Tiziano Putelli durante il convegno, già nel 2013, a cavallo tra l’inaugurazione del passaggio per pesci della diga di Creva sulla Tresa e l’avvio del cantiere per un’opera analoga all’altezza di Isola Serafini sul Po,’ Canton Ticino e Regione Lombardia si erano già chinati sul problema delle specie invasive. Si era allora deciso di condividere la stessa strategia politica riguardo alla gestione di specie come il siluro: tolleranza zero laddove la specie è poco presente e azioni di contrasto per gestirne la popolazione, nelle acque dove è già ampiamente presente. Il modo migliore per evitare degli squilibri agli ecosistemi, ha ricordato Danilo Foresti, collaboratore scientifico dell’Ufficio della caccia e della pesca, sarebbe di evitare che arrivino nuove specie esotiche. Il siluro però ora c’è: in forma consolidata nell’Alto Verbano e in fase di colonizzazione per il Ceresio. Il fenomeno non è da sottovalutare, ha sottolineato il Consigliere di Stato Claudio Zali a capo del Dipartimento del territorio, ricordando che a livello mondiale, oltre all’inquinamento e ai cambiamenti climatici, l’introduzione di specie provenienti da altre aree geografiche rappresenta oggi una delle principali cause della perdita di biodiversità. Intanto, si cerca di accrescerne il consumo e l’interesse commerciale, così che questa calamità possa trasformarsi un’opportunità.