In fondo al mar... i pesci cantano

Il detto «muto come un pesce» è destinato a cadere presto in disuso: la colpa è della scienza, che miete un’altra vittima illustre tra i modi di dire più popolari della lingua italiana. A smontare il falso mito secondo il quale gli animali marini non sarebbero in grado di produrre suoni è un gruppo di ricercatori della Curtin University di Perth, in Australia. Forse incuriositi da qualche scena del film della Disney Pixar «Alla ricerca di Nemo», i biologi marini hanno deciso di registrare per circa 18 mesi le acque dell’Australia Occidentale. Con grande sorpresa si sono accorti che il silenzio degli abissi era interrotto da onde sonore ben distinte, anche se impercettibili all’orecchio umano.
A differenza del cartone animato con protagonista Nemo, i pesci nelle profondità del mare non parlano, ma cantano. Gli scienziati si infatti accorti che i suoni catturati avevano una cadenza ritmica e potevano essere «intonati» da un solista, oppure sovrapporsi fino a formare dei piccoli cori. Ogni specie ha poi un «timbro di voce» riconoscibile. Il suono prodotto dall’ombrina atlantica assomiglia a quello di un corno, i pesci pipistrello emettono dei «ba-ba-ba» simili ai vagiti di un bambino, mentre secondo i biologi marini il verso dei pesci della famiglia dei Terapontidae assomiglia al «ronzio del gioco l’Allegro chirurgo».
Le ragioni per le quali questi animali cantano rimangono avvolte nel mistero. Le registrazioni mostrano che i suoni sono emessi con più frequenza durante la primavera e il tardo autunno. La scoperta ha portato gli scienziati a ipotizzare che i richiami siano funzionali alla difesa del territorio, alla caccia o alla riproduzione. Se sono sicuramente necessari ulteriori studi per avvalorare i risultati della ricerca, già ora i biologi marini sostengono che questo fenomeno può aiutare a capire meglio il comportamento sociale, le abitudini di accoppiamento e l’alimentazione degli animali.
Non è la prima volta che i pesci ci lasciano a bocca aperta, riscattando la fama di esseri poco intelligenti. Recenti studi hanno infatti dimostrato che sono in grado di provare emozioni e dolore, mentre alcuni sanno addirittura riconoscere la propria immagine in uno specchio. Il pesce rosso, ad esempio, è dotato di una memoria più ferrea di quanto si creda: non dura per i famigerati tre secondi, ma può trattenere informazioni come suoni o stimoli anche per cinque mesi. Una bella rivincita per Nemo e i suoi amici, in una realtà che non ha nulla da invidiare ai migliori film di animazione.