La storia del galletto Noé

Il re del pollaio dà fastidio anche a Reggio Emilia
Red. Online
29.05.2009 07:39

Che fine ha fatto il gallo di Sigirino che tanto aveva fatto parlare di sé? Ebbene, per il momento se ne sta nel suo pollaio in attesa che le parti presentino le loro osservazioni al Consiglio di Stato. Come si ricorderà (vd suggerito) il suo proprietario aveva interposto ricorso contro la decisione di sfratto intimata al suo gallo. Stando alle risposte date nel sondaggio dai nostri internauti, il gallo ce la farà a restare nel suo pollaio, ma... la certezza la si avrà solo fra un paio di settimane quando si dirà "gallo sì, gallo no" e, sempre ammesso che nessuna delle parti in causa interponga nuovi ricorsi.

Staremo a vedere, ma... verrebbe da dire: in che paese viviamo?!?

Leggete però questa mail giunta alla "Fattoria" come contributo al forum aperto per dire la vostra sulla vicenda del gallo di Sigirino:

"Io e il mio ragazzo abbiamo un galletto francesino che si chiama Noè. E' fantastico, ha imparato a riconoscere il suo nome e quando lo chiamiamo ci segue per venire a prendere la pappa. Purtroppo un vicino si lamenta del suo canto la mattina e ora dobbiamo trovare una soluzione perchè non vogliamo staccarci dal nostro galletto. Stiamo pensando di insonorizzare il pollaio, forse può essere la soluzione. Certo che è scandaloso che la gente trovi ogni appiglio per dare fastidio ai vicini. Concordo con quanto detto sopra (il parere dei nostri lettori, ndr): se le persone fossero un po' meno altezzose imparerebbero ad apprezzare quello che di meraviglioso la natura ci ha dato".

Fabiana R., Reggio Emilia

Leggendo le prime righe avevamo pensato a un nuovo caso ticinese e invece... invece no. Fabiana e il suo ragazzo vivono alla periferia di Reggio Emilia. "Non sono le persone che vivono nella nostra palazzina - ci ha spiegato una sconfortata Fabiana - a lamentarsi di Noé, ma delle persone che vivono dall'altra parte della strada. Dicono che la mattina non riescono a dormire perché il gallo canta e che per poter dormire hanno dovuto andare dal dottore e farsi prescrivere dei sonniferi. Abbiamo fatto di tutto per non separarci da Noé. Adesso, però, il mio ragazzo ha deciso che lo darà via. Teme di fare tanto per insonorizzare il pollaio per poi doverlo dare via comunque...".

"In che paese viviamo?!?", dicevamo. È ben chiaro, a questo punto, che la domanda dev'essere trasformata: "Ma in che mondo viviamo?!?". Qualcuno ha qualche idea in proposito? Qualcuno vuol dire qualcosa a Fabiana? Fatecelo sapere (precisando nome, iniziale del cognome e località dalla quale scrivete). Grazie di aiutarci a capire.

m.c.

LE VOSTRE OPINIONI

29 maggio

9.59 - "Ho letto con interesse la storia del gallo canterino e dei vicini che si lamentano. Ho letto Comprendo le ragioni, comprendo il dispiacere dei proprietari dell'animale. Comprendo.Comprendo però anche le ragioni del vicinato. Sì, c'è gente molto insofferente, diciamo pure troppo insofferente. Ma c'è anche gente che oggettivamente è sensibile. Per esigenze individuali, per motivi di salute, perché semplicemente è fatta così. Si può fargliene una colpa?Spesso giudicare e schierarsi è facile... a distanza. Sul terreno, di fronte alla fonte di disturbo, è un'altra cosa. Quanto intensamente canta il gallo? A che ora? Che mestiere fanno coloro che lo sentono nel palazzo di fronte? A che ora vanno a dormire per lavoro? Sono domande legittime. Bisognerebbe ascoltare tutte le campane".

Marco G., Locarno

10.10 - "Mi rende profondamente triste questo continuo e inesorabile distacco che l'uomo mette nei riguardi della natura che lo circonda. Quasi come se questa non ci appartanesse e non ne facessimo più parte. Quasi a mostrare che ci stiamo cementificando il cuore e il cervello! Quando ormai non si sopporta più nulla del prossimo (a qualsiasi specie questo appartenga): il cane a spasso, il gatto che passa per sbaglio in giardino, il suono delle campane della chiesa, il nido di rondine che vien buttato giù con la canna dell'acqua perchè sporca, persino le risa dei bambini che giocano sotto casa... e il gallo che canta! Dove andremo a finire? Ma soprattutto, che razza di esempio diamo alle nuove generazioni? Che il più forte vince sempre anche contro il comune buon senso, rendendosi antagonista di quell'intelligenza tanto vantata che ci renderebbe esseri "superiori"? E ancora: possibile che non siamo in grado di dare il giusto peso alle cose? ci lamentiamo del gallo che canta (così romantico!), ma mandiamo giù e contribuiamo a creare l'assordante traffico motorizzato e l'inquinamento fonico che è arrivato a livelli davvero insopportabili.. e ce la prendiamo con un povero gallo?! questa disumanizzazione nei riguardi della natura comincia proprio da una "piccola" cosa, come rendere impossibile la vita ad un povero gallo e alla sua famiglia, dimenticandosi del proprio passato e delle proprie origini che io (purtroppo) non ho conosciuto in prima persona se non dai racconti dei genitori e dei nonni. Ma comunque ne ho una grandissima nostalgia pur non avendo mai vissuto quell'epoca in cui ci si alzava proprio grazie al canto del gallo. So solo che più andiamo avanti e meno mi trovo a mio agio in questa società intollerante. Cosa ci può essere di più bello che assaporare un po' di natura (data anche perchè no da un gallo che canta) in mezzo al grigiume schiamazzante delle nostre città? Oppure un'altra possibilità è che il gallo diventa un pretesto per beghe di vicinato... e non sarebbe la prima volta, anzi.. gli animali in questo senso diventano assolutamente un alibi "perfetto" per darsi contro l'un l'altro, mettendo sotto i piedi la tanto agognata intelligenza di cui (sempre) ci vantiamo di avere. Quel che di certo c'è, qualunque sia il motivo ancestrale di queste storie, è che l'animale paga sempre".

Sabrina P., Giubiasco

22.02 - "Il mio primo commento è...che sono felice di vedere che la Fattoria ha deciso di fare un forum aperto. Bello!! In seguito mi viene in mente un commento che si faceva in casa nostra riguardo alle campane che suonano a determinate ore e...che io amo ;-) . Una delle mie ragazze diceva che faceva parte dei tanti rumori molesti di cui si poteva fare a meno, mentre io la penso diversamente in quanto farei a meno di tanti rumori che non mi comunicano niente, ma non del suono delle campane che, quanto meno, mi indicano l'ora del giorno. Da lì siamo anche partiti a parlare dei campanacci delle mucche oppure delle pecore: se comparato ai rumori dei motori, delle falciatrici, ecc., ecc. Il rumore dei campanacci degli animali è musica! Se non riusciamo più a sopportare il rumore della natura....siamo proprio persi!".

Margherita D., Bellinzona