Multitasking e «svegli» I paradossi dei piccioni

Fastidiosi, portatori di sporcizia e rumorosi: è così che spesso consideriamo – poco onorevolmente – i piccioni. Sulla Terra ne esistono 290 specie, ma solo quella «domestica» si è adattata a vivere e proliferare negli ambienti abitati dall’uomo: i pennuti sono abituati a sfamarsi con i nostri avanzi e a fare il nido nelle fessure e nelle nicchie degli edifici. Eppure questi uccelli sono molto più intelligenti di quanto crediamo. Secondo le ultime scoperte scientifiche, possiedono spiccate abilità cognitive, addirittura in grado di rivaleggiare con quelle degli esseri umani.
Secondo uno studio pubblicato su Current Biology, i piccioni hanno un cervello programmato per essere multitasking. Per sostenere questa tesi gli scienziati hanno organizzato un esperimento che ha coinvolto 15 esseri umani e 12 uccelli: ai soggetti è stato «chiesto» di passare rapidamente da un’attività all’altra nel più breve tempo possibile. Nei piccioni il passaggio è avvenuto in maniera praticamente istantanea; i nostri «simili» hanno invece accumulato un ritardo di circa 300 millisecondi.
Per gli scienziati la differenza tra le performance è legata alla struttura del cervello. Se nei mammiferi la corteccia celebrale è composta da diversi strati cellulari, nei volatili non esiste nulla di simile: la loro scatola cranica è quindi più densamente popolata di neuroni rispetto alla nostra. La distanza ridotta tra cellule nervose permette ai pennuti di processare le informazioni più rapidamente, passando con maggior facilità da un compito all’altro. Questo piccolo cervello densamente «abitato» ha rappresentato un importante vantaggio evolutivo.
Oltre a essere multitasking, i piccioni sono anche in grado di riconoscere i volti degli esseri umani. Lo conferma uno studio risalente a qualche anno fa pubblicato sulla rivista Avian Biology Research. Nell’esperimento, i ricercatori dell’università di Vienna e Lincoln (Regno Unito) hanno addestrato un gruppo di piccioni a riconoscere la differenza tra le foto di oggetti familiari e oggetti sconosciuti. Agli animali sono state poi mostrate immagini di volti umani, raffiguranti persone più o meno conosciute. La stessa cosa è stata fatta con un gruppo di controllo non addestrato. Alla fine del test, i piccioni del gruppo sperimentale sono riusciti a riconoscere e classificare le persone familiari utilizzando i tratti del loro volto.
Secondo i ricercatori, questi processi cognitivi complessi hanno giocato un ruolo chiave nella fase di adattamento dei piccioni agli ambienti popolati da essere umani: la capacità di riconoscere un volto permetterebbe ai pennuti di distinguere tra gli esseri umani che danno loro la caccia da quelli che desiderano invece nutrirli con qualche briciola di pane.