Siamo tutti un po' ctenofori?

Un recente studio scientifico suggerisce che tutti gli animali più complessi, noi inclusi, ci siamo evoluti dagli ctenofori. La teoria viene ancora discussa e dibattuta nel mondo scientifico, ma noi abbiamo voluto saperne di più su questi affascinanti, delicati e poco studiati abitanti del mare. Così ci siamo rivolti al nostro esploratore del mondo marino, Claudio di Manao. Il racconto del suo personale incontro con questi bizzarri, stupefacenti animali marini sull?edizione odierna del Corriere del Ticino. Ctenoforo significa ?portatore di pettini?Questi animali, simili a meduse per la loro consistenza gelatinosa e il corpo trasparente, ma che meduse non sono, hanno otto fila (spesso dei ?meridiani?) composte da strutture a pettine. Il battito di questi pettini permette agli animali di muoversi nella colonna d?acqua in tutte le direzioni. Sono poco conosciuti perché anche loro fanno parte del plancton: la loro presenza e distribuzione non può essere prevista con certezza. Il plancton inoltre viene solitamente studiato raccogliendolo con dei retini: a causa della loro struttura gelatinosa, gli ctenofori vengono praticamente distrutti durante la cattura. Inoltre non hanno alcun interesse commerciale, dunque è difficile trovare chi ne sponsorizzi la ricerca. Il miglior momento per un subacqueo per incontrarli è durante la risalita, lenta, nel blu: focalizzando la vista su possibili oggetti vicini, evitando di cercare grandi pesci ma concentrando l?attenzione sulla possibile presenza di piccoli organismi planctonici, è possibile vederli. Attenzione però: quando li scoprite, non aspettatevi che i vostri compagni li vedano subito, anche se vi sforzate di indicarglieli! La loro trasparenza li rende quasi invisibili all?occhio inesperto e al primo momento i vostri compagni potrebbero perfino pensare che siate sotto l?effetto di ebrezza da profondità. Dunque come sempre sott?acqua: calma e movimenti lenti!