Tutti uniti per salvare il dugongo

Si chiama "dugongo". Si narra che alcuni marinai, vedendo la sua coda all'orizzonte, avessero creduto esistessero davvero le sirene. Di lui si dice sia imparentato con gli elefanti. Qualche somiglianza c'è (basta guardarlo mangiare, vd video). Parente lo è sicuramente delle balene e di tutti i mammiferi marini. La sua particolarità? È vegetariano - erbivoro per l'esattezza - e si sta estinguendo. Dicono che, in pochi decenni, potrebbero non esisterne più di dugonghi. Di qui la mobilitazione dell'Onu e della Convenzione sulla conservazione delle specie migratorie degli animali selvatici (CMS) che, insieme a governi, Ong ed esperti, ha elaborato una nuova strategia per salvare gli unici mammiferi marini erbivori che vive sul Pianeta (vd pdf).
"Semplici strumenti innovativi - ha affermato Elizabeth Mrema, segretario del CSM - e nuovi incentivi per i pescatori locali sono le misure presentate ai firmatari della Convenzione sui dugonghi, che potrebbe prevenire l'estinzione di questa specie rara". Si parla, in particolare, di rimpiazzare le pericolose reti da posta con reti alternative, per ridurre la cattura accidentale e minimizzare il tasso di mortalità di questi animali. Secondo una valutazione del 2008, il dugongo è scomparso nelle Maldive, a Mauritius e Taiwan e risulta in declino nelle altre acque, almeno in un terzo delle aree dove viene rilevato. Attualmente comunque le informazioni sulla specie sono estremamente ridotte, quindi è anche difficile valutare in maniera esaustiva le minacce. Di fatto, è l'uomo il killer numero uno. Bracconaggio illegale, caccia non sostenibile da parte delle comunità locali, ferite provocate dalle navi e la perdita delle piante marine che rappresentano il cibo stanno accelerando una perdita critica di habitat e minacciando le popolazioni degli ultimi dugonghi. La cattura accidentale da parte dei pescatori è uno dei principali pericoli, oltre che il consumo diretto in alcuni paesi come cibo "tradizionale". Il problema è che queste minacce vengono aggravate dal basso tasso di riproduzione di questi leggendari mammiferi marini.
Ora nuovi dati provenienti da 20 paesi tra isole del Pacifico, Asia meridionale ed Emirati Arabi Uniti verranno elaborati per valutare le aree critiche e fornire informazioni sulle popolazioni attuali. L'anno prossimo, la valutazione includerà Africa orientale e isole dell'Oceano Indiano occidentale, Oceano Indiano nordoccidentale e regioni dell'Asia meridionale. Impegnati in quanto firmatari della Convenzione sui dugonghi risultano Australia, isole Comore, Eritrea, Francia, India, Kenya, Madagascar, Birmania, Papua Nuova Guinea, Filippine, isole Solomon, Tanzania ed Emirati Arabi Uniti, ai quali si sono aggiunti da poco Bahrein, Palau, Seychelles, Vanuatu e Yemen. L'accordo fornisce una piattaforma di cooperazione tra i governi e le regioni per sviluppare misure di conservazione. Non resta che augurarsi che tutto funzioni per il meglio.