Un porcospino chiamato speranza

Il letargo dei ricci s'interrompe tra metà aprile e metà maggio ed è questo il motivo per cui oggi parliamo di loro e di porcospini. Parliamo di ricci perché, come tutti gli anni (vd suggeriti), la fine del letargo può coincidere per loro con una crudele ed inutile strage se gli umani che si spostano in auto non prestano la dovuta attenzione. È vero che, negli ultimi anni, la situazione è leggermente migliorata, ma... abbassare la guardia non è mai una buona soluzione. Come ci diceva Alex Andina, del Centro Ricci di Maggia: "L'unico modo per evitare la mattanza di questi animaletti è ridurre la velocità. Motivo? Lui, il riccio, quando sente un rumore, ovunque si trovi, si ferma: per capire di cosa si tratta, da dove arriva. Lo fa anche se è in mezzo alla strada. Se andiamo a velocità moderata lo vediamo e lo possiamo evitare. Se andiamo troppo in fretta... l'impatto è inevitabile. Penso che se tutti noi avessimo un po' più di rispetto - e, perché no? di riguardo - per tutto quanto ci circonda, anche per i ricci la vita sarebbe meno difficile". A buon intenditor!...
Passiamo ora ai porcospini. Lo facciamo per segnalarvi che un team di ricercatori brasiliani coordinati da Antonio Rossano Mendes, docente di Zoologia all'Università Federale di Pernambuco ha scoperto, in un piccolo e isolato frammento di foresta nell'area nord-orientale dello stato di Pernambuco, una nuova specie di porcospino. Non è che sia proprio nuovo nuovo visto che, questo porcospino era noto da tempo tra le popolazioni locali col nome di "coandu-mirim". Il problema sta nel fatto che, con appena il due per cento degli habitat nativi della foresta atlantica rimasti intatti, questo porcospino sembra avere i giorni contati. Coperto di spine marrone scuro con punte rossastre e con una dieta a base di semi, il "coandu-mirim" è stato battezzato dagli scienziati Coeandou speratus, dove l'ultimo termine sta per "speranza" (che l'animale riesca a sopravvivere in futuro). I suoi nemici naturali - spiega Mendes su Zootaxa (vd link) - sono predatori di medio-grandi dimensioni, dai felini selvatici come i giaguari fino ai cani addomesticati. Il team ha calcolato che nell'area ci sono circa quattro porcospini per chilometro quadrato e che molto probabilmente il patrimonio genetico di questi animali è già stato compromesso dalla consanguineità.