Trend artistici

Artiste donne verso l’autocoscienza

La situazione attuale e le prospettive per il futuro
Il cosiddetto «Art World» soffre ancora di grandi disparità, non solo finanziarie ma anche di status
Valeria Camia
24.02.2021 08:30

Nel 1971, lo stesso anno in cui le donne svizzere ottenevano il diritto di voto e di eleggibilità a livello federale, sulle pagine di ArtNews la storica dell’arte Linda Nochlin pubblicò «Why There Have Been No Great Women Artists?» (Perché non ci sono state grandi artiste?). A cinquant’anni di distanza, la tesi proposta nel saggio di Linda Nochlin rimane di grande attualità: il talento, educato attraverso lo studio e la pratica, può fiorire solo all’interno di un contesto sociale che offra esperienze e opportunità di crescita.

Lo dicono i numeri: anche se crescono le donne che sono project manager di musei e manifestazioni culturali, editrici e responsabili delle Risorse Umane o artist liaison, il cosiddetto Art World soffre ancora di grandi disparità, non solo finanziarie ma anche di status: le opere delle artiste continuano a essere ampiamente meno considerate, esposte, pubblicizzate e collezionate di quelle degli uomini.

L’inchiesta di Maura Reilly del 2015, dal titolo «Taking the Measure of Sexism: Facts, Figures and Fixes» evidenzia, ad esempio, che tra il 2007 e il 2014 la presenza delle artiste con mostre personali nelle istituzioni più note al mondo si aggirava tra il 20 e il 30 per cento. In Svizzera, solo il 26% delle opere esposte tra il 2008 e il 2018 erano di donne e nella vicina Italia la presenza femminile nelle mostre monografiche del 2016 si fermava addirittura al 19 per cento.

A fronte di questi dati, può essere utile imporre quote rosa oppure inquadrare la professione dell’artista donna in statuti o regolamenti volti alla sua legittimazione da un punto di vista legislativo, organizzativo, tributario e fiscale. E c’è chi, come Rosanna D’Ortona, fotografa autodidatta di origini italiane che vive e lavora a Colonia, auspica una specie di associazione che riesca a finanziare le esigenze delle donne impegnate nel settore artistico.

Liliana Heimberg, pedagoga di teatro, regista svizzera e responsabile artistica del progetto Hommage, Omaggio, Omagi 2021
Liliana Heimberg, pedagoga di teatro, regista svizzera e responsabile artistica del progetto Hommage, Omaggio, Omagi 2021

Ma ancor più necessario è smettere di pensare al sistema d’arte contrapponendo le produzioni maschili a quelle femminili. Secondo Liliana Heimberg, pedagoga di teatro, regista svizzera e responsabile artistica del progetto Hommage, Omaggio, Omagi 2021: «per rinforzare l’inclusione è necessario un cambio del paradigma culturale». In un mondo che si organizza ancora a partire da una gerarchia – implicita – maschile e nella quale le donne devono continuare ad affermarsi per essere adeguatamente considerate, serve un’azione profonda di «sensibilizzazione del pubblico e prima ancora delle donne stesse, che spesso sono le prime a non credere nelle proprie potenzialità.»