«Anche la salute è cultura»: a Locarno sanità e cinema vanno assieme in scena

Il Locarno Film Festival non è solo cinema. Da quattro anni, tra le proiezioni e le serate in Piazza Grande, trova spazio anche un appuntamento dedicato a un tema che, almeno in apparenza, sembrerebbe distante dal tappeto rosso: la sanità. È il Simposio sulla sanità sostenibile, organizzato da Swiss Medical Network, ormai presenza fissa e riconoscibile nel programma del Festival. «Portare la sanità in un contesto culturale come questo rende più facile il confronto – spiega Dino Cauzza, CEO del gruppo –. A Locarno ci si ascolta di più, anche tra posizioni divergenti, e lo si fa con molta più serenità». Dopo quattro edizioni, osserva che il simposio «inizia ad avere un heritage» e che «continuare su questa strada significa costruire un patrimonio di idee e di relazioni».
L’edizione 2025, ospitata sabato 9 agosto al Palacinema, ha confermato il successo delle precedenti, riunendo operatori della salute, rappresentanti politici e assicuratori per discutere di modelli integrati di assistenza, sfide ambientali e digitali e possibili sinergie tra sanità e mondo culturale. Ha aperto i lavori Raymond Loretan, presidente del Consiglio di amministrazione di Swiss Medical Network, definendo il gruppo «in prima linea nella politica sanitaria, pronto a rompere con la solita routine e offrire cambiamenti di paradigma». Ha citato i progetti già operativi, dal Réseau de l’Arc in collaborazione con Visana e il Canton Berna, alla Rete Sant’Anna in Ticino, avviata a inizio 2025 e ancora in fase embrionale. «Come ogni progetto – ha ricordato – per evolvere e sortire i suoi effetti serve tempo».
Luigi Pedrazzini, vicepresidente del Festival, ha evidenziato come la partnership con Swiss Medical Network offra «un’opportunità per trasformare il Festival in una piattaforma di discussione e confronto anche su temi sanitari, individuando soluzioni condivise in un contesto culturale aperto». Il saluto istituzionale è arrivato da Matteo Quadranti, presidente della Commissione della sanità e della previdenza sociale del Canton Ticino, che ha richiamato l’importanza di coniugare qualità e prossimità delle cure con il contenimento dei premi delle casse malati, invitando a «responsabilizzare i cittadini» anche attraverso prevenzione e stili di vita sani.
Cauzza ha spiegato la formula di quest’anno: «Come sempre, abbiamo diviso il programma in due blocchi. Il primo, dedicato alle cure mediche e ai modelli di cura più sostenibili e parsimoniosi con le risorse che abbiamo». Al centro, l’esperienza di «Viva», rete integrata avviata lo scorso anno in Ticino e oggi pronta a crescere. «È fondamentale – ha aggiunto – che le idee e i progetti nascano anche da chi lavora ogni giorno nel settore, così da proporre soluzioni concrete e adattabili alle esigenze dei pazienti».
Dopo un anno di rodaggio, con circa 500 aderenti, Viva si prepara a lanciare in autunno le prime iniziative su larga scala e ad aprire la stagione di vendita del prodotto per il 2026. «In Ticino abbiamo dato una bella accelerata – sottolinea Cauzza –. Se aspettiamo la politica, non arriveranno le ricette giuste: siamo noi attori del sistema che dobbiamo proporre innovazione e nuove soluzioni. Saremmo contenti se altri attori si muovessero, perché ne beneficerebbe tutto il settore».
Il dibattito ha visto emergere opinioni anche divergenti. Felix Schneuwly ha osservato che «il sistema attuale guarda troppo ai costi e poco all’efficacia reale delle cure». Barbara Gysi ha rilanciato sul tema della cassa malati unica, «una semplificazione che faciliterebbe l’implementazione di certi modelli integrati», pur ammettendo che «non è una visione condivisa da tutti». Catherine Löffel ha portato l’esperienza di Visana nel lancio di nuovi modelli assicurativi: «La popolazione è pronta per strumenti che orientino il percorso di cura. Riceviamo telefonate di persone che chiedono: «A chi devo rivolgermi adesso?»». Esthelle Le Gallic de Kerizouët ha invece insistito sulla necessità di modelli inclusivi «che non lascino indietro chi ha bisogni complessi».
Il secondo blocco è stato dedicato alla digitalizzazione, considerata una condizione imprescindibile per cure coordinate e personalizzate. «Abbiamo bisogno che le informazioni del paziente fluiscano nel sistema senza interruzioni – ha spiegato Cauzza – per poter fare medicina più personalizzata, più prevenzione e più medicina predittiva». Sono stati presentati progetti di condivisione dei dati e piattaforme comuni tra medici, ospedali e assicuratori, con l’obiettivo di migliorare la qualità delle cure e ridurre esami e visite non necessari. Ma il cammino verso un sistema pienamente digitale è ancora lungo: servono standard comuni, interoperabilità reale e procedure più semplici.
Dal pubblico è arrivata la questione della burocrazia, percepita come un ostacolo crescente per medici e infermieri. «Ridurre gli oneri amministrativi senza perdere tracciabilità e qualità è una sfida enorme – ha osservato un partecipante –. Ma se non la affrontiamo, continueremo a logorare il sistema dall’interno».
Cauzza ha riconosciuto che discutere di sanità non è semplice, ma che il contesto di Locarno rende il confronto più costruttivo: «Il Locarno Film Festival è una piattaforma che ti invita alla discussione, al dibattito, al confronto di idee, a osare, ad ascoltare e a scoprire. Portare qui la sanità significa affrontare temi complessi in un ambiente più leggero, dove si osano dire le cose anche tra opinioni diverse, ma sempre in modo intelligente e pacato».
Il messaggio finale è stato condiviso da tutti: per migliorare il sistema sanitario servono collaborazione tra pubblico e privato, libertà operative per sperimentare nuovi modelli e il tempo necessario per valutarne i risultati. «Una sanità sostenibile nasce da un finanziamento più equo, da cure coordinate e da un digitale realmente interoperabile – ha concluso Cauzza –. Anche la salute è cultura, e il Pardo è il contesto ideale per ricordarcelo».