Le stagioni biologiche dell’organismo umano

È capitato a tutti di soffrire di quella che viene comunemente chiamata «sindrome del cambio di stagione». Quattro volte all’anno ci si sente spossati, di cattivo umore, ansiosi e si nota un lieve malessere fisico: di solito si attribuisce la colpa di questo malessere proprio all’alternanza tra inverno, primavera, estate e autunno. Alcuni studiosi, però, hanno constatato che il corpo umano riconosce in realtà solo due stagioni biologiche.

Una ricerca pubblicata su Nature Communications ha infatti rivelato che all’interno dell’organismo ci sono degli effettivi cambiamenti molecolari, ma solo due volte all’anno, per la precisione tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate, e tra la fine dell’autunno e l’inizio dell’inverno.
Lo studio è durato quattro anni è ha coinvolto 105 partecipanti con un’età compresa tra i 25 e i 75 anni. Ad ogni cambio di stagione è stato loro prelevato un campione di sangue, ma solo in quelli estratti alla fine della primavera e all’inizio dell’inverno è stato notato un cambiamento significativo a livello biologico.
Nel primo caso i ricercatori hanno rilevato un aumento del livello di biomarcatori che denotano la presenza di un’infiammazione nell’organismo – considerati alla base delle allergie – e di molecole coinvolte nell’artrite reumatoide e nell’artrosi. Allo stesso tempo anche i livelli di emoglobina HbAc1 – che indica la presenza di glucosio nel sangue – e del gene PER1, responsabile del ritmo sonno-veglia, sono risultati superiori. Agli albori dell’inverno, invece, ad aumentare sono state le molecole del sistema immunitario, alleate contro le infezioni virali, nonché quelle responsabili dell’acne e i biomarcatori legati all’insorgere dell’ipertensione.
Come sottolineato da Michael Snyder e da Reza Sailani, due dei responsabili dello studio, tali oscillazioni sono influenzate anche dallo stile di vita di ciascuno. L’HbA1c, ad esempio, riflette i cambiamenti avvenuti nella dieta a distanza di circa tre mesi. Alla luce di ciò non si sbaglia – secondo Snyder – affermando che una maggiore concentrazione di questa molecola nel sangue sia dovuta ad una diminuzione di esercizio fisico e ai pasti più abbondanti dell’inverno.
Allo stesso tempo, conoscere il legame tra alterazioni nella composizione atomica dell’organismo umano e il contesto circostante permetterebbe di gestire meglio la salute delle persone. Un esempio di ciò è fornito da Sailani e riguarda le allergie. Individuando i pollini che circolano nell’aria in un determinato periodo e confrontandoli con le oscillazioni molecolari denotate nel sangue di un paziente si riuscirebbe infatti a capire con esattezza a cosa si è allergici.