Salute

Obesità, una nuova via per combatterla

Una nuova ricerca consiglia un nuovo approccio che si focalizza su cosa mangiare piuttosto che sulle quantità.
Una nuova ricerca consiglia un nuovo approccio che si focalizza su cosa mangiare piuttosto che sulle quantità.
Red. Online
16.11.2021 18:31

L’obesità, soprattutto nel periodo pandemico, è aumentata drasticamente. A lanciare l’allarme sono le statistiche del Centers of Disease Control and Prevention (CDC) che indicano che il 40% degli adulti americani è obeso, una condizione che espone a un maggior rischio di malattie cardiache, diabete, ictus e alcuni tipi di cancro. Il bilanciamento delle calorie è la chiave su cui finora si è sempre puntato per perdere peso. Inserirne nel proprio organismo meno di quante se ne bruciano nella giornata, aumentando quelle consumate con l’attività fisica, era la strada più percorsa dai medici. Tuttavia, alla luce dei cibi elaborati che sempre più spesso sono presenti sulle tavole, il compito di bruciare più di quello che si ingerisce diventa complesso: specialmente considerando lo stile di vita prevalentemente sedentario della popolazione.

Cambiare dunque la cultura alimentare e scegliere uno stile di vita sano, sia in ottica di attività fisica, sia a tavola, è un percorso da imboccare il prima possibile per evitare situazioni spiacevoli. A fornire un nuovo approccio alimentare è una ricerca pubblicata sul The American Journal of Clinical Nutrition, secondo cui per gestire l’aumento di peso sarebbe opportuno seguire il modello carboidrato-insulina, un’inedita strategia di gestione del peso. Questa nuova tecnica si contrappone al bilanciamento energetico e suggerisce che non è l’eccesso di cibo la causa principale dell’obesità, ma piuttosto sono i moderni modelli dietetici caratterizzati da un eccessivo consumo di alimenti ad alto carico glicemico a creare i problemi maggiori.

In particolare, sono i carboidrati trasformati e rapidamente digeribili i peggiori nemici del peso-forma, perché provocano risposte ormonali che vanno a influire sul metabolismo, determinando l’accumulo di grasso e, di conseguenza, l’aumento di peso. Per comprendere meglio questo processo, bisogna prendere atto del fatto che quando si ingeriscono carboidrati altamente trasformati, il corpo aumenta la secrezione di insulina, sopprimendo la secrezione di glucagone. Questi segnali provocano una reazione nelle cellule adipose che immagazzinano più calorie, lasciandone meno disponibili per alimentare i muscoli e altri tessuti metabolicamente attivi. Di conseguenza, il cervello percepisce che il corpo non riceve abbastanza energia e accende l’interruttore della fame. Emerge insomma che quello che viene mangiato influenza, oltre che il metabolismo, anche gli ormoni. Per questo, più che la quantità, è la qualità del cibo a condizionare l’aumento di peso.