Le auto che hanno fatto la storia

Chevette, l’utilitaria dinamica di Vauxhall

La base meccanica era quella dell'Opel Kadett - Questa vettura, prodotta tra il 1975 e il 1984, riuscì a farsi largo anche nelle competizioni
28.04.2023 11:00

Fino agli anni Ottanta le Vauxhall, all’epoca marchio integrato nella “galassia” General Motors, erano piuttosto popolari anche in Svizzera, con i modelli Viva, Victor, Firenza e Chevette. In determinati casi poi, come la Victor, gli esemplari erano assemblati nelle officine che GM possedeva a Bienne e poi distribuiti sul mercato elvetico.

Di base, del resto, gran parte dell’offerta Vauxhall era la copia rielaborata di prodotti Opel con qualche modifica di dettaglio e raramente erano interamente il risultato di un progetto autonomo. Nel caso della Chevette, siamo di fronte a un’utilitaria realizzata tra il 1975 e l’84, soprattutto riservata al mercato britannico ma poi commercializzata anche in altri Paesi. Con lo stesso nome. Negli Stati Uniti era venduta come Chevrolet, mentre in Oceania era nota come Holden Gemini e su vari mercati asiatici come Isuzu Gemini (per quanto in parte rimaneggiata).

La base meccanica era comunque quella dell’Opel Kadett, dalla quale ereditava anche gran parte dei lamierati della carrozzeria, componenti dell’abitacolo e parte della meccanica. Nata per inserirsi nella gamma Vauxhall sotto la Viva, inizialmente era in listino come compatta tre porte, ma ciò fu sufficiente per imporsi sul mercato, tanto che nel Regno Unito era più apprezzata dei modelli dominanti su scala europea quali Fiat 127, Renault 5 e Volkswagen Polo. Solo l’arrivo della Ford Fiesta nel ’76 incrinò il suo predominio, poi ulteriormente fiaccato dall’arrivo di altri prodotti “made in UK” interessanti come l’Austin Metro e la Chrysler Sunbeam.

Dalla sua aveva comunque la brillantezza della meccanica che gli assicurava prestazioni molto buone in rapporto alla potenza disponibile e le cose migliorarono con l’arrivo in listino delle varianti berlina tre volumi a due e quattro porte e dell’attesa station-wagon tre porte – varianti nate realizzando lamierati specifici e non ereditati dai modelli Kadett.

E mentre le vendite della Chevette iniziarono pure in mercati competitivi come l’Italia, il modello ampliò ulteriormente il ventaglio di versioni con la “furgonata”, un utilitario leggero venduto in Gran Bretagna con il marchio Bedford. Questa Vauxhall meritava il buon successo ottenuto visto che, oltre a differenze estetiche che la rendevano più “esclusiva” (e aerodinamica) rispetto alla Kadett, aveva propulsori particolari come il 4 cilindri di 1'256 cc che non era previsto sulla sorellastra Opel. In comune avevano la trazione ancora posteriore, le sospensioni anteriori a doppi bracci oscillanti e posteriori ad assale rigido, barra Panhard e molloni elicoidali. All’interno le differenze risiedevano nella leva del cambio e la forma del cruscotto e l’origine britannica era tradita dal fatto che la leva degli indicatori di direzione era sulla destra e non a sinistra come sulla Kadett visto che la vettura nasceva con la guida a destra. Oggetto di un leggero face-lifting nel 1980, a differenza di molte sue concorrenti la Chevette era pure commercializzata con il cambio automatico a tre marce, oltre che con quello manuale a 4 rapporti.

La Chevette ebbe pure un discreto successo nelle competizioni, visto che fin dal ’76 la marca britannica iniziò a valutare la creazione della variante HS destinata ai rally. Il modello esordì due anni dopo, adottava un generoso 2,2 litri-16 valvole da 135 CV, parte della meccanica proveniva dalla “banca degli organi” della Kadett GT/E, con un cambio a 5 rapporti Getrag esclusivo per questo modello. Oltre alle ruote in lega leggera simili a quelle del coupé Firenza, vantava prese d’aria in vetroresina e gomme di diametro maggiorato.

Prodotta in 400 esemplari per essere omologata nel Gruppo 4, la Chevette ottenne risultati anche eclatanti grazie a ottimi piloti come il finlandese Pentti Airikkala e il britannico Tony Pond, che seppero sfruttare l’agilità e la compattezza della Chevette nelle gare dei campionati nazionali, come pure dell’Europeo e del Mondiale Rally; la Chevette da rally fu poi proposta in un’ulteriore versione ancor più grintosa, la HSR.

Ma i risultati commerciali intanto stavano peggiorando rapidamente e già nel 1981 si iniziò a scremare il ventaglio di modelli nella gamma, mentre la fine della produzione arrivò nel 1984 dopo quasi 416'000 esemplari prodotti.

La scheda (Vauxhall Chevette GL 3 porte, 1982)

Cilindrata: 1.256 cc
Potenza e coppia: 56,3 CV e 90,3 Nm
Velocità massima: 146 km/h
Accelerazione: n.d.
Consumo medio: 8,9 l/100 km
Peso a vuoto: 870 kg

Dati da: Quattroruote, Tutte le Auto del Mondo, 1982