Crozza ha deciso: resta a La7

Accordo per i prossimi tre anni. Le polemiche degli ultimi giorni hanno pesato
Red. Online
17.10.2013 19:24

MILANO - Accordo di tre anni con La7 mantenendo le apparizioni a Ballarò, nessuna indiscrezione sul compenso che in Rai secondo il manager sarebbe stato di 110 mila euro a puntata, rifiutata un'offerta "importantissima" di Mediaset. Si risolve così la querelle sullo sbarco del comico e imitatore italiano alla televisione di Stato, ipotesi al centro di polemiche politiche sollevate dal centrodestra.

"Ho sentito cose come 'Crozza costa e fa una rapina..' ma le cose non stanno assolutamente così" afferma Beppe Caschetto, potente manager di molti artisti televisivi italiani, alla conferenza stampa convocata d'urgenza a Milano da La7 per annunciare il prolungamento dell'accordo con il comico, che domani riprenderà la già prevista stagione di "Crozza nel Paese delle meraviglie", il suo spettacolo del venerdì sulla rete acquistata da Urbano Cairo, proponendo anche un'imitazione in camicia e cravatta di Matteo Renzi.

Secondo l'agente, che quantifica in 2.500 euro a puntata il compenso di Crozza per "Ballarò", lo spettacolo del suo assistito "alla Rai sarebbe costato 475 mila euro a puntata: per tutto il venerdì sera si andava sui 600 mila contro il milione che oggi si stima costi l'intera serata per Rai1".

Crozza non interviene alla conferenza stampa, ma il suo agente legge un tweet con il quale il comico smentisce di aver rilasciato un'intervista al "Messaggero" nella quale gli viene attribuita la frase "vedo che nel mirino finiscono solo artisti considerati di sinistra". Ma l'autore dell'articolo conferma le dichiarazioni del comico italiano "riportate tra virgolette", frutto di una conversazione registrata, spiegando che "solo una minima parte riferisce frasi riportate da collaboratori dell'attore".

Impossibile comunque sapere qualcosa di più sul compenso, difeso da una "clausola di riservatezza", del nuovo contratto di Crozza, un accordo comunque non legato a risultati di audience o pubblicitari. Il manager dice che "anche l'Eni non racconta quanto paga il greggio" e Urbano Cairo non si lascia sfuggire una parola. "Con questo contratto non esagererei parlando di 'sfida alla Rai' - dice l'editore - ma siamo contenti dei nostri risultati, che ci hanno portato all'audience del 4,5% nel prime time, con raccolta pubblicitaria di luglio-settembre in crescita del 3,5% ed evidenze buonissime anche in ottobre".

"Non ho intenzione di avere nuovi soci e, anche se potessi, di cedere quote", aggiunge Cairo rispondendo ai giornalisti sulla concretezza di ipotesi secondo le quali Diego Della Valle sarebbe interessato a entrare nel capitale della rete televisiva. "Stiamo lavorando con forza sui costi", aggiunge, dicendosi "molto soddisfatto" dei risultati di programmi come quelli condotti da Gianluigi Paragone o da Salvo Sottile.

Cairo appare invece molto freddo sui processi di consolidamento in atto tra le concessionarie pubblicitarie. "Secondo me aggregare realtà che hanno difficoltà non è una cosa positiva: mettere insieme l'offerta di prodotti diversi come la tv e la carta stampata non va bene, anche perché porta a proporre solo quello che si vende meglio mentre tutti i prodotti devono essere valorizzati al meglio secondo le loro specificità", spiega l'editore italiano, nato come manager oltre 20 anni fa a capo di Mondadori pubblicità.

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