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Dalle cave al vino DOC, la scelta per amore dei Colli Euganei

Lidio Dotto, come scalpellino lavorò anche in Ticino: 50 anni fa la prima legge "salva ambiente" gli cambiò la vita
Renato Malaman
05.07.2022 13:00

L’agricoltura di eccellenza e la rigenerazione del paesaggio in una delle zone più belle del Veneto (oggi Parco regionale) fa da sfondo a una storia esemplare che ha per protagonista un anziano vitivinicoltore di Vo’. 

Da operaio nelle cave a produttore di vino. Tagliava la pietra con la precisione di un intagliatore di gemme. A Biasca, nel Canton Ticino, era diventato ormai un volto familiare, tanto che, tornatovi alcuni dopo, venne riconosciuto nel supermercato da un suo ex capo, che gli confessò: “Non te l’avevo mai detto Lidio, ma tu nel tuo lavoro eri un artista”. E la cosa inorgoglì molto l’ex tagliatore di granito, perché quelli trascorsi in Svizzera in cava furono anni di duro sacrificio e anche di soddisfazioni per lui.

Lidio Dotto oggi, ritratto presso una delle cave di Vo' in cui iniziò l'attività di scalpellino.
Lidio Dotto oggi, ritratto presso una delle cave di Vo' in cui iniziò l'attività di scalpellino.

Lidio Dotto, scalpellino di Vo’ – il comune dei Colli Euganei che fu la prima "zona rossa" d’Italia all’inizio della pandemia (febbraio 2020) e che per la sua capacità di resilienza qualche mese dopo, all’inizio dell’anno scolastico, si meritò la visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella – a suo modo è diventato un personaggio simbolo di una svolta epocale nella valorizzazione della sua terra. Colli Euganei che oggi sono un’area protetta, tutelata dalle norme di un Parco regionale, candidata seria a un riconoscimento Unesco. Che tutti sperano arrivi presto.

Ma torniamo al Canton Ticino. Lidio Dotto era uno dei tanti operai di Vo’ che la domenica sera arrivavano a Biasca per lavorare in cava. Lui il venerdì sera, a bordo della sua Fiat 500, tornava a Vo’ perché nel fine settimana doveva aiutare il papà nel lavoro dei campi. Un doppio impegno che lo costringeva a ritmi massacranti, ma che si è rivelato la sua fortuna.

Nel 1970 Lidio Dotto fu intervistato dalla RAI nell'ambito di un'inchiesta sulle cave dei Colli Euganei.
Nel 1970 Lidio Dotto fu intervistato dalla RAI nell'ambito di un'inchiesta sulle cave dei Colli Euganei.

Perché 50 anni fa (ormai quasi 51) sui Colli Euganei, uno dei gruppi collinari più belli e ricchi di valori geologici, artistici e culturali d’Italia, avvenne una cosa importante. Una legge, la 1097/71 “Romanato-Fracanzani”, approvata in extremis dal Parlamento italiano, fermò di colpo le tante cave che stavano letteralmente distruggendo i Colli, invertendo la rotta: basta con l’estrazione selvaggia che deturpava il paesaggio e via con nuove attività ecosostenibili, capaci di generare economia e nel contempo valorizzare l’ambiente. L’agricoltura di qualità, per esempio. Per trarne prodotti di eccellenza e per ricreare un paesaggio degno di questo nome. Lidio Dotto, che - come testimonia un prezioso servizio d’inchiesta recuperato dalle teche Rai di Roma e trasmesso il 29 giugno 1970 - era un convinto assertore delle cave (perché sui Colli si lavorava la pietra quasi per eredità genetica), prese la palla al balzo e si dedicò subito alla vitivinicoltura. Mestiere che aveva imparato dal padre, aiutandolo nei fine settimana. Padre che in quegli anni fu tra i fondatori del Consorzio dei Vini Doc dei Colli Euganei, a conferma che dopo l’epopea devastante delle cave, i Colli si trasformarono non solo in un piccolo paradiso turistico, per la gioia soprattutto dei tanti ospiti internazionali delle terme di Abano e di Montegrotto, ma diventarono anche una zona ideale per produrre vini e olio extravergine di oliva di alta qualità.  L’ex operaio delle cave della valle Riviera (che aveva imparato il lavoro di scalpellino nelle cave di trachite di Zovon di Vo’) lo ha testimoniato con le sue scelte di vita. Con la conversione, per certi versi indotta, verso un’agricoltura con la A maiuscola.

Una veduta della città fortificata di Este, polo di attrazione dei Colli Euganei.
Una veduta della città fortificata di Este, polo di attrazione dei Colli Euganei.

I Colli Euganei, meravigliosa "punteggiatura" di origine vulcanica che all’improvviso si erge sull’orizzonte della pianura fra l’Adige e le Prealpi  connotando in modo unico il paesaggio, devono molto a queste colture. Da vigneti e oliveti (questi ultimi reintrodotti dopo la chiusura delle cave) si ricavano prodotti di certificata qualità, che da soli offrono una ragione in più per visitare Arquà Petrarca, Valnogaredo, Cornoleda, Cinto Euganeo e altri graziosi borghi dei Colli Euganei. Oltre un centinaio le cantine imbottigliatrici attive, quattro i frantoi (che raccolgono le olive di oltre un centinaio di produttori, in prevalenza piccoli): un movimento che fa da volano a un’attività agrituristica in costante crescita. Al pari della cura dell’ambiente. Caratteristica la coltivazione della giuggiola ad Arquà Petrarca, frutto d’autunno che anima una delle feste più belle della zona. Le piante di giuggiolo sono come sculture sullo sfondo delle pittoresche vie del borgo.

Anche il castagno regala da sempre frutti che fanno parte della tradizione popolare. I marroni del Monte Venda sono piante addirittura ‘patriarcali’. In tarda primavera, invece, è l’ora delle ciliegie, particolarmente pregiate in questa zona. Da qualche anno è stata reintrodotta anche la coltura dei piselli di Baone, al centro di una bella festa che si tiene in quel piccolo paese a maggio. Ogni scusa è buona per mangiare bene sui Colli Euganei…

La casa che ospitò Francesco Petrarca è un monumento che ogni anno attira un gran numero di visitatori.
La casa che ospitò Francesco Petrarca è un monumento che ogni anno attira un gran numero di visitatori.

Petrarca, Foscolo, Byron, Shelley, Guinizzelli, Fogazzaro:quanti letterati hanno scelto ville e castelli dei Colli Euganei

Nei secoli sono stati tanti i letterati che hanno scelto i Colli Euganei come dimora. Per un periodo di villeggiatura o come luogo del buon vivere. Oltre al ben noto Francesco Petrarca, a cui i Carraresi donarono una casa ad Arquà, in questa galleria di ospiti illustri dei Colli Euganei figura anche Ugo Foscolo, l’inquieto poeta romantico che sugli Euganei nel 1797 scrisse “Le ultime lettere di Jacopo Ortis”. Alcuni luoghi ad Abano Terme e a Monselice lo ricordano. Gordon Byron e Percy B. Shelley trovarono invece il loro buon rifugio a Este, a Villa Kunkler, con bella vista sul mastio del castello carrarese. Lo stesso dove a corte degli Este nel XII secolo venivano chiamati i poeti provenzali.

Anche il poeta Ugo Foscolo visse per un po' di tempo sui Colli Euganei.
Anche il poeta Ugo Foscolo visse per un po' di tempo sui Colli Euganei.

A Este, splendida cittadina che tutt’oggi è meta di visita per il suo Museo Nazionale Atestino (culla di reperti preziosi della civiltà paleoveneta), soggiornò anche lo scrittore Bruce Chatwin, ma a Villa Albrizzi. A Monselice visse il poeta Guido Guinizzelli, l’inventore del Dolce Stil Novo. Guinizzelli, che a Monselice morì nel 1276, visse all’ombra del colle della Rocca dove qualche anno prima era stato costruito da Federico II il torrione che domina il colle e che tuttora lo caratterizza. Sullo stesso colle, lungo via del Santuario, sono allineate le Sette chiese che riproducono le sette basiliche di Roma, meta di pellegrinaggio negli ‘anni santi’ perché per effetto di una bolla papale del 1605 salire quella via garantisce l’indulgenza primaria. Antonio Fogazzaro visse nella grande abbazia di Praglia, oggi centro di restauro del libro, e vi ambientò parte del “Piccolo mondo antico”. Il seducente Casanova visse a Valle San Giorgio, nella Villa Mantua Benavides, dove l’amore non gli mancò.

Claudiano, Marziale, Tito Livio: i Colli e le loro terme era già meta ambita ai tempi dei Romani. A Valnogaredo è persino sepolto un papa: Adeodato I, 68° Vescovo di Roma, morto nel 618. Quanta storia e quante dimore. Tanto che oggi i Colli Euganei sono anche un parco letterario. Tutto da leggere, tutto da gustare.

La fortezza del 500 è il Catajo  di Battaglia Terme che fu anche residenza degli Asburgo.
La fortezza del 500 è il Catajo di Battaglia Terme che fu anche residenza degli Asburgo.

I nostri suggerimenti

Visite da non perdere:
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Ristoranti consigliati:
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La Posata bianca di Abano Terme, con la cucina creativa, raffinata e vivace di Mariana Epure

Hotel consigliati:
Grand Hotel  Montegrotto di Montegrotto Terme, ospitalità familiare e ritrovo di tanti Ferrari Club
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