David Bowie, lo "storyteller"

Il Duca Bianco ripercorre la sua carriera in un disco
Alessio Brunialti
06.08.2009 11:00

Sono passati sei anni da «Reality», l?ultimo album di David Bowie e non si tratta di un?assenza da poco perché nella sua lunga carriera l?artista inglese è sempre stato non «un» ma «il» punto di riferimento per quello che stava accadendo, con almeno un lustro d?anticipo. Si è messa di mezzo la salute (pare incredibile, visti gli eccessi del passato) e l?artista si sta godendo un lungo periodo di riposo anche se pare che, prima o poi, tornerà a registrare. Così il live «VH1 Storytellers» non è «The return of the Thin White Duke», non è Major Tom che, finalmente, ricompare dallo spazio profondo per festeggiare i quarant?anni di «Space oddity» e non è neppure una testimonianza del tempo presente come erano «Davidlive» e «Stage». Si tratta di una registrazione del 1999, contemporanea a «hours...», effettuata per la celeberrima trasmissione televisiva che chiede agli autori di raccontarsi e di raccontare brani scelti dalla propria carriera. Com?è avvenuto per l?antologia «iSelect», anche in questo caso David non ha privilegiato le hit. Gli anni dell?esplosione della Bowiemania sono rappresentati dall?elegiaca «Life on Mars?», da una «Rebel rebel» che «basta la parola» (in fatti non si dà neppure la pena di terminarla) da un pezzo minore ma affascinante come «Drive-in saturday». Poco spazio per il «plastic soul» con la sola «Word on a wing» mentre «China girl» getta un ponte tra «The idiot» di Iggy Pop e la dance degli anni Ottanta. «Thursday?s child» e «Seven» provengono dall?album in promozione. Il brano che farà sobbalzare i fan è, però, «Can?t thinking about me», ovvero il primo 45 giri a nome Bowie assieme ai Lower Third. Ma «Storytellers» è anche un programma fatto di racconti e aneddoti. Tra i momenti esilaranti la ricerca di un bagno mentre era camuffato da Ziggy Stardust, con capelli carota-shock e zeppe alte venti centimetri (e senza zip), ma questo disco lascia l?amaro in bocca. Non solo perché ci ricorda quanto ci manca Bowie, ma perché la scelta dei pezzi sarà eclettica ma è anche insoddisfacente, perché potevano essercene dodici ma alcuni brani esistono solo sul Dvd accluso, perché, forse, da un artista di questo calibro è sempre lecito aspettarsi di più.