Dire «scusa» non basta? Ecco le tre regole d’oro

Come avere l’ultima parola in un litigio? Facile. Basta chiedere scusa. Si tratta evidentemente di una provocazione sotto forma di aforisma, anche perché si maschera un gesto altruista e benevolo con un atteggiamento profondamente egoista. Considerandolo però un gesto in buona fede, l’aforisma risulta impeccabile e assolutamente vero. Tornare sui propri passi è l’unico modo per evitare fastidiosi (e pericolosi) strascichi, soprattutto con il partner. E in certe gravi situazioni è l’unico modo per evitare dolorose rotture.
«In amore tutto è concesso», recitava un altro proverbio, ma è sempre meglio prevedere garbo e gentilezza. È anche vero che certi litigi rendono la coppia più forte proprio perché quando si scende a patti si ripristinano dialogo e ascolto. Ci vuole inoltre una certa maturità per assumersi le responsabilità delle proprie azioni e ammettere l’errore. E a discussione conclusa il rapporto non può che uscirne rafforzato perché si riacquistano fiducia e credibilità e si conosce meglio la posizione dell’altro su un certo argomento.
A volte però non basta uno «scusa, mi dispiace». Certo, buona fede e sincerità giocano una parte rilevante, ma più spesso si deve ricorrere ad un’azione compensativa. Lo hanno scoperto i ricercatori della Baylor University, in Texas (Usa), secondo cui le persone sono più propense a perdonare quando oltre alle scuse ottengono una qualche forma di risarcimento. Non di natura economica, certo. Procedendo per aforismi, «è il gesto che conta»: dunque una cena, un regalo, un mazzo di fiori o una giornata dedicata alla coppia o anche solo un drink. Volendo stilare tre regole per fare ammenda, al primo posto c’è sicuramente l’atto di sincerità.
Le scuse che partono dal cuore sono sempre le più apprezzate, quindi parole semplici e pacate, senza troppi complimenti o perifrasi pretenziose. Cambiare registro linguistico dopo una litigata può indurre il partner a credere che le scuse siano proprio una mossa per avere l’ultima parola e tagliare corto. Dopo la sincerità c’è la questione della consapevolezza: è necessario ammettere di aver sbagliato, di aver agito impulsivamente o anche di aver involontariamente sottovalutato un aspetto della discussione. Insomma, come sopra, è necessario riconoscere le proprie responsabilità. La terza regola fondamentale è evitare di reagire. Mai alzare la voce per sovrastare il partner durante il riavvicinamento. Essendo un rapporto intimo (e non di lavoro) non ci sono turni di parola, quindi è possibile che l’altro si senta di dover interrompere o smontare tesi e antitesi.