L'incontro

Giovanni Rana a Lugano per mangiare della pasta fresca... da leoni

Il fondatore del pastificio noto in tutto il mondo ospite del Lions Club Campione d'Italia: «Ai giovani vorrei far capire che serve un po' di pazzia e coraggio per emergere»
© Pamela Sacchi
Mattia Sacchi
29.10.2022 14:00

Bisogna ammetterlo: fa un certo effetto vedere dal vivo Giovanni Rana mentre mangia della pasta fresca. Soprattutto se non è sua ma è preparata da qualcun altro, benché si stia parlando delle sapienti mani di Cristian Moreschi, chef stellato di Villa Principe Leopoldo. «In fondo la mangio almeno 3-4 volte la settimana: principalmente per mio diletto, ma poi lo giustifico con motivi professionali, che per questo è il lavoro più bello del mondo!», commenta divertito Rana. Proprio l'hotel luganese è stato ieri sera lo scenario della serata dedicata al «re dei tortellini», organizzata dal Lions Club Campione d'Italia.

Un incontro conviviale, ma non solo: «Il nostro è uno dei più importanti club di servizio internazionale e, come tale, è nostro compito cercare di mettere a contatto i nostri soci, ma anche i simpatizzanti, con figure che possano essere d'ispirazione - spiega Valentino Benicchio, presidente dei Lions campionesi -. In questo senso Giovanni Rana è l'esempio perfetto: un uomo che ha portato l'eccellenza del made in Italy nel mondo, creando un vero e proprio impero, rimanendo tuttavia legato all'essenza artigianale e famigliare della sua attività».

Cavaliere del lavoro dal 2003, l'imprenditore veronese ha raccontato durante il talk, moderato dal giornalista Fabio Sacchi, delle sfide che affrontato nel lungo percorso che lo ha portato da un laboratorio di 3-4 persone a una multinazionale da oltre 4'000 collaboratori: «Ci sono stati momenti dove è stata fondamentale la consapevolezza della qualità del mio lavoro. Se non l'avessi avuta avrei venduto la mia azienda alla Barilla a metà anni '80: forse era la scelta più comoda, ma ero convinto nelle potenzialità del mio progetto. E lo stesso quando decisi di usare la mia immagine per promuovere i prodotti: non era scontato mettersi in gioco così, ma anche qui i fatti mi hanno dato ragione...».

Proprio il credere nelle proprie capacità e in quelle dei colleghi, nel pieno spirito Lions («crediamo davvero nel nostro «We serve» e nelle sue declinazioni, nella vita di tutti i giorni e nei progetti in cui aiutiamo gli altri», sottolinea Benicchio), che può fare la differenza. «Bisogna avere la capacità di ascoltare e magari guardare le cose sotto un altro punto di vista - spiega Rana -. Mio figlio ha insistito per tanto tempo nell'investire all'estero, portando il brand in mercati che io ritenevo poco funzionali, come gli Stati Uniti. Ci sono stati confronti ma ho voluto credere in lui. Visto il successo incredibile che abbiamo avuto, tanto che la richiesta superava di gran lunga l'offerta, sono ben contento di poter dire che aveva ragione lui...».

In tutti gli aneddoti raccontati da Giovanni Rana al pubblico luganese emerge il coraggio e la voglia di osare. Ancora oggi, a 85 anni. «Viviamo in un mondo estremamente competitivo, tutti voglio cercare di emergere. Chi rimane fermo rischia di essere travolto e superato dagli altri, anche se pensa di avere un nome importante. Per questo continuo ad assaggiare e provare nuove creazioni, oltre a cercare nuovi modi di comunicare e nuovi modelli imprenditoriali. Serve passione e dedizione, ma è proprio quello che vorrei far capire ai giovani: senza non si va da nessuna parte, bisogna mettersi in gioco e avere un po' di sana pazzia. Certo, il mio dottore mi ha detto che non esiste una pazzia che possa definirsi «sana», ma in questo non l'ho mai ascoltato e ho sempre fatto di testa mia: direi che non mi sia andata così male...».

© Pamela Sacchi
© Pamela Sacchi