Gossip

Sbaglia chi s'immagina i fisici come persone migliori delle altre. In realtà sono come tutti: ci sono quelli buoni e quelli antipatici, quelli leali e quelli cialtroni. Il fisico quadratico medio non è migliore della media degli altri umani. E, come tutti, non disdegna il gossip. Ma quando il pettegolezzo riguarda la ricerca, specie ad altissimo livello, allora... beh, allora scoppiano dei discreti casini.Tutto sembra essere iniziato in un blog, dove un commento di un lettore annunciava così, come se niente fosse, che il bosone di Higgs (immeritatamente noto come "la particella di Dio", nientepopodimeno) sarebbe stato avvistato al CERN, con una massa pari a 125 GeV (o GigaelettronVolt) e 2-3 sigma. 2-3? Ma... è tantissimo! Se è vero, non è la scoperta, ma senza dubbio è un fatto importante. O no? Senza entrare nei dettagli statistici, diremo che sigma fornisce la misura della probabilità che un fenomeno osservato sia genuino, corrispondente a un evento fisico e non a una fluttuazione casuale: quanto più è grande il valore di sigma, tanto maggiore è la probabilità di aver visto qualcosa di reale. Per esempio, 2 sigma corrisponde a una probabilità del 95,5 per cento e 3 sigma al 99,7. Quindi, se quella battuta messa lì come per caso fosse confermata, ci troveremmo di fronte... davvero... al bosone di Higgs? Calma e gesso, ché non è così semplice.Com'è ovvio, il sasso nello stagno produce un'onda che si espande. E tutti cominciano a chiacchierare, a cercare conferme, a discutere. Per il 13 dicembre il CERN annuncia un lungo seminario, tenuto dai responsabili dei due esperimenti destinati a rivelare l'Higgs. Occhio, perché è importante: quando intervengono gli spokeperson degli esperimenti significa che qualcosa di grosso bolle in pentola. Ma quanto grosso? Alle 14 di martedì scorso Fabiola Gianotti, del rivelatore ATLAS, e Guido Tonelli, di CMS, espongono i propri risultati. Secondo ATLAS, il bosone dovrebbe avere una massa compresa fra 116 e 130 GeV, con un picco a 126 determinato da un leggero eccesso di eventi e 2,6 sigma. CMS invece è arrivato a un intervallo fra 115 e 127 GeV, con un picco a 124 e 1,9 sigma. Dunque il bosone di Higgs esiste?Forse, ma è troppo presto per dirlo. Diciamo che è molto molto probabile. Due esperimenti del tutto indipendenti, agli antipodi dell'anello del Large Hadron Collider e interessati a collisioni differenti fra i fasci di protoni, con staff di ricercatori che (e qui siamo davvero a livello di pettegolezzi di bassa lega) si guardano pure un po' in cagnesco, arrivano contemporaneamente a risultati compatibili, anzi diciamo pure convergenti. L'indizio è formidabile e, come ci ha detto Marco Delmastro, ricercatore di ATLAS, "questa è la prima occasione in cui al CERN possiamo davvero sentirci eccitati". Un indizio, però. Non una prova. Perché 1,9 e 2,6 sigma non bastano. "Le misure non sono nemmeno tali da poter pretendere di dimostrare l'evidenza di qualcosa", precisa Delmastro. Già, perché l'evidenza si ha a 3 sigma. E la scoperta vera e propria? Beh, per quella niente da fare fino a 5 sigma. Sicché, con buona pace dei gossipari e di chi giurava che fosse la volta buona... niente, nada, nix: l'Higgs si fa ancora desiderare. E, se tutto va bene, se ne riparla l'anno prossimo, con la raccolta delle nuove misure a partire dalla primavera.Resta però una considerazione a margine della vicenda. E non riguarda l'Higgs, bensì la comunicazione sull'Higgs. Il gossip, insomma. I rumour che hanno preceduto il seminario del CERN. Anzitutto, perché qualcuno spettegola? Perché, come abbiamo visto, i fisici non sono migliori delle altre persone. E, quando in una collaborazione lavorano centinaia di scienziati, qualche fuga di notizie è quasi fisiologica. Però, assodato che le fughe sono inevitabili, che fare poi? Un buon comunicatore scientifico riprende i rumour, li commenta, li rilancia, oppure li ignora? Qui ci sono due scuole di pensiero. Secondo Marco Delmastro non bisogna fare niente. Nel suo blog, "Borborigmi di un fisico renitente", ha accennato a quelle voci ma ha deciso di non commentarle. Perché la scienza non si fa con i "si dice" e i "forse". Una posizione legittima, anzi perfettamente comprensibile per uno scienziato impegnato in prima persona proprio in quelle ricerche. Ma altri dissentono. Peppe Liberti, per esempio, che nel suo blog, "Rangle", invece sostiene che diversa può essere la deontologia del comunicatore scientifico, il quale non è tenuto a rispettare la riservatezza dei risultati. Il comunicatore, se sa qualcosa, può benissimo raccontarlo.Qui non vogliamo prendere posizione su questo spinoso argomento. Ci preme piuttosto capire perché è diventato spinoso. La causa è semplice ed è davanti ai tuoi occhi in questo preciso istante: Internet. Anche prima dell'avvento della Rete per tutti c'erano i gossip nella comunità scientifica. Però restavano lì. Si parlava di risultati preliminari nelle conversazioni private, durante i rinfreschi ai congressi, per email. Si spettegolava alla grande. Ma tutto rimaneva confinato nella comunità. Al pubblico le informazioni arrivavano quando ormai erano state accettate da tutti, perché erano stati pubblicati articoli sulle riviste professionali o presentate comunicazioni ufficiali ai congressi. Il Web ha cambiato questa prassi. Perché chiunque, coperto dall'anonimato, può buttar là un'anticipazione in un blog. Quando succede (e succede piuttosto spesso, di recente), tutti entrano in fibrillazione. Attraverso la Rete, il gossip scientifico è a disposizione dell'universo mondo. Perfino la casalinga di Voghera può venirne a conoscenza. E allora... se poi non è vero niente? Se il risultato non è confermato? Se la misura si rivela sbagliata? Che cosa penserà di noi fisici la casalinga di Voghera? Che figura ci facciamo?Tutto questo perché il meccanismo del controllo è saltato e la comunicazione esce con enorme facilità dalla torre d'avorio. E' un bene? E' un male? Di fatto, è così e basta. A poco serve lamentarsi: tanto non cambia niente. Bisogna farci i conti tutti i giorni, sapere che le fughe di notizie sono possibili, metterle nel conto e, ciascuno in scienza e coscienza, adottare una deontologia coerente.Poi, certo, c'è anche chi dell'hype fa un vero e proprio strumento di comunicazione. La NASA, per esempio. Che ogni 3 per 2 se ne esce con qualche anticipazione poco chiara in qualche comunicato stampa che promette rivoluzioni dietro l'angolo. L'acqua su Marte, per dire: un tormentone da anni, che ogni volta sembra il prodromo della scoperta di E.T. Tutti si aspettano chissà che, ma poi, durante la conferenza stampa tanto attesa, la notizia si sgonfia: un po' di ghiaccio qui, una bizzarra foto dallo spazio là. I Marziani? Sarà per un'altra volta.