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Il Sud che fermenta: in Calabria tra i vini autoctoni e per il debutto del Merano WineFestival

Nel cuore della Magna Grecia, la Calabria si racconta attraverso Gaglioppo, biodiversità e storie familiari - Protagoniste cantine storiche come Ippolito 1845 e Librandi, tra sostenibilità, innovazione e un legame con la Svizzera
Mattia Sacchi
03.07.2025 14:33

Ci sono parole che, nel tempo, si sono logorate. Altre, invece, riescono ancora a tenere insieme un luogo, una storia, un destino. «Ritorno» è una di queste. Ritorno alla terra, alle radici, al tempo lungo della vigna. In Calabria, dove la vite cresce da tremila anni, il ritorno non è nostalgia: è visione. Lo si percepisce nitidamente tra i filari assolati di Cirò, durante la prima edizione del Merano WineFestival Calabria – Essenza del Sud, andata in scena dal 6 al 9 giugno 2025. Un evento che ha riunito oltre 150 produttori del Sud Italia, con più di 2.800 presenze nei tre giorni di incontri, degustazioni, masterclass e visite in cantina.

Un Sud che fermenta davvero, che non si limita a resistere ma insiste, reinventa, sperimenta. Un Sud che si affida al vino non come strumento di folklore, ma come chiave per restituire dignità, vocazione e bellezza a un territorio spesso raccontato solo attraverso la distanza. E che oggi guarda sempre più alla Svizzera come partner commerciale, culturale e turistico.

Tra mare e memoria: il terroir del Cirò

C'è un senso di sospensione mentre si sale verso Cirò Superiore. I tornanti disegnano arabeschi tra le colline, il mare Ionio in lontananza è una lama di luce, e tutt'attorno si dispiegano vigneti che sembrano scolpiti nel paesaggio. Qui il terreno è argilloso, calcareo, duro da lavorare ma generoso nella resa. Il clima è mediterraneo, ma i venti marini mitigano le escursioni termiche, regalando uve dalla maturazione lenta e complessa.

Cataldo Calabretta
Cataldo Calabretta

E qui domina lui: il Gaglioppo. Vitigno autoctono per eccellenza, difficile, ruvido, tannico, ma capace di regalare vini dalla struttura imponente, con aromi di spezie, terra, frutti rossi e macchia mediterranea. È un vitigno che non si piega, come la sua terra. «Il Gaglioppo è un vitigno che ha bisogno di essere capito, non domato», spiega Cataldo Calabretta, vignaiolo indipendente e tra i protagonisti della nuova generazione del vino calabrese con la sua azienda L'Arciglione. «Ha una rusticità che può essere un valore aggiunto se lo si lascia esprimere, invece di mascherarlo con legni inutili o vinificazioni standardizzate. È una voce che merita di essere ascoltata per quella che è, senza paura».

Ippolito 1845: tradizione e precisione

È il caso della cantina Ippolito 1845, la più antica della regione, con 170 anni di storia e cinque generazioni alle spalle. Paolo Ippolito guida oggi un'azienda che produce oltre 800.000 bottiglie all'anno, distribuite in più di 20 paesi, con una forte presenza nel mercato svizzero: «Il Ticino è da sempre un territorio attento alla qualità e alla tipicità. Siamo presenti in numerose carte dei ristoranti, e collaboriamo con partner storici che condividono la nostra visione».

Paolo Ippolito
Paolo Ippolito

Ippolito è anche sinonimo di innovazione. L'azienda ha recentemente avviato un progetto di viticoltura di precisione insieme a Deloitte e Soft Strategy, che prevede l'utilizzo di sensori in vigna, analisi geochimiche e gestione integrata delle risorse idriche. «Sostenibilità non è solo un'etichetta, ma un percorso concreto: oggi siamo in grado di mappare ogni micro-parcella e intervenire con la massima efficienza».

Tra i vini di punta spicca oggi il Pescanera, Calabria IGT Rosato da Greco Nero, che ha ricevuto il premio come Miglior Rosato d’Italia dalla Guida ai 1000 Vini d’Italia 2025 a cura di Luca Gardini. Colore rosa pesca, naso fruttato con agrumi, fragoline di bosco e fiori bianchi, e in bocca freschezza, mineralità e una finezza marina tipica dei vigneti affacciati sullo Ionio: un rosé che racconta il Sud con eleganza e precisione.

Librandi: la spirale della biodiversità

Se Ippolito incarna la tradizione industriale illuminata, i Librandi rappresentano il cuore intellettuale del vino calabrese. Nella loro Tenuta Rosaneti, tra Cirò e il mare, hanno realizzato un vero e proprio giardino varietale che raccoglie oltre 200 vitigni autoctoni del Sud Italia. Disposti in una spirale, secondo un disegno ispirato alla sezione aurea, questi filari raccontano una biodiversità che resiste, nonostante tutto.

«Abbiamo catalogato 77 varietà che non esistono altrove. Le custodiamo, le vinifichiamo in microvinificazioni e condividiamo i risultati con l'intera comunità scientifica e produttiva», spiega Paolo Librandi. «È un lavoro silenzioso ma fondamentale, che vuole dare un futuro al passato agricolo della nostra terra».

Anna Schneider assieme agli agronomi Davide De Santis e Angelo Sforza
Anna Schneider assieme agli agronomi Davide De Santis e Angelo Sforza

Anna Schneider, genetista ed esperta di vitigni rari che collabora da anni con i Librandi nel progetto della spirale, ha sottolineato: «La Calabria ha un patrimonio genetico unico che può rappresentare una risorsa per tutta l’Europa. La sfida è proteggerlo prima che scompaia, valorizzando la ricerca e la collaborazione tra cantine, agronomi e università».

Davide De Santis, responsabile tecnico della tenuta e premiato come miglior agronomo italiano del 2024, ha aggiunto: «Ogni anno microvinifichiamo una decina di varietà, alcune delle quali si pensavano estinte. Lavorare su scala ridotta ci permette di comprendere il potenziale di questi vitigni e trasmetterne il valore a chi verrà dopo di noi».

Tra i vini degustati durante la visita, spicca il Duca Sanfelice, Cirò Riserva da vecchie vigne di Gaglioppo, simbolo della classicità reinterpretata con coerenza e profondità. Un rosso che parla di tempo, di territorio, di generazioni.

Le voci e (i gusti) del festival

Tra le realtà incontrate durante il festival, Statti ha colpito per la sua struttura multifunzionale. Con oltre 500 ettari, di cui 100 a vigneto, 300 a uliveto e 50 dedicati all'allevamento, l’azienda rappresenta un modello di agricoltura integrata. 

Alessandro Barberio
Alessandro Barberio


Alessandro Barberio, responsabile commerciale di Statti, ha raccontato: «Il nostro approccio è olistico: ogni elemento è parte di un sistema che deve funzionare in armonia. Produciamo 500.000 bottiglie all’anno da 16 etichette, tutte basate su vitigni autoctoni, oltre a olio e latte. Il Greco Nero 2024 ha vinto la Grande Medaglia d’Oro al Concours Mondial de Bruxelles, un risultato che ci riempie d’orgoglio e che ripaga la fatica della vigna e della cantina». Il riconoscimento è stato celebrato anche dall’Assessore regionale Gianluca Gallo.

Chiara Russo assieme alla sommelier Arianna Minervini
Chiara Russo assieme alla sommelier Arianna Minervini

Russo & Longo, a Strongoli, è una cantina familiare che lavora su piccola scala ma con grande attenzione ai vitigni autoctoni. “Vogliamo portare il vino calabrese oltre gli stereotipi. Manteniamo le tecniche della tradizione, ma con uno sguardo internazionale”, spiega Chiara Russo, nuova generazione dell'azienda. La quale prosegue: "L’obiettivo è farci conoscere e raccontare il nostro territorio attraverso vini autentici, identitari».

Francesca De Luca, di Farneto del Principe, ha parlato di «un progetto di rigenerazione agricola e sociale: il vino è solo il punto di partenza».

Tenuta Iuzzolini, invece, ha colpito per l’ospitalità e la solidità. Tra i vini, spicca Donna Giovanna, rosso da Magliocco dedicato alla madre dei fondatori, elegante, speziato e strutturato, simbolo del legame tra famiglia, terra e visione.

Da Sud a Sud, anche Terre della Costa Viola, affacciata sul mare tra Scilla e Bagnara, testimonia la potenza evocativa dei vitigni estremi: “Coltiviamo vigne in terrazze, in condizioni difficili, ma è proprio questa fatica che restituisce unicità ai nostri vini”, dice il fondatore Stefano Quaranta.

Biodiversità, masterclass, territorio

Il Merano WineFestival Calabria ha saputo coniugare racconto territoriale e approfondimento tecnico. Molto partecipate le masterclass condotte dal fondatore e presidente Helmuth Köcher. “Il Sud è la nuova frontiera del vino europeo”, ha affermato Köcher. “Qui si lavora con passione, in territori spesso marginali, ma con un’identità che può ispirare tutta la filiera del vino di qualità”. Gennaro Convertini, presidente dell’Enoteca Regionale Calabrese, ha aggiunto: “Abbiamo bisogno di occasioni come questa per costruire alleanze, condividere buone pratiche e rafforzare la rete tra produttori. La biodiversità non è un concetto astratto: è il nostro capitale più concreto”.

Helmuth Köcher
Helmuth Köcher

Le location hanno contribuito al fascino dell’evento: Borgo Saverona, tenuta rurale riconvertita in spazio eventi, e il centro storico di Cirò Superiore, dove tra i vicoli si sono svolte degustazioni aperte al pubblico, spettacoli musicali e talk su turismo enogastronomico, export e formazione.

La Svizzera, un ponte ancora da rafforzare

In più occasioni, durante il press tour, è emerso il legame storico tra la Calabria e la Svizzera, in particolare il Ticino. Non solo per l’emigrazione del dopoguerra, ma anche per la crescente attenzione del pubblico elvetico verso i vini autentici, sostenibili e dal buon rapporto qualità-prezzo.

«Ci sono margini enormi per crescere in questo mercato», ha osservato Paolo Ippolito. «Ma serve un sistema Calabria coeso, con una comunicazione efficace e strutture pronte ad accogliere il turista del vino».

Il tempo del Sud

La Calabria non è solo un luogo: è un tempo. Un tempo diverso, più lento, più profondo, più radicato. In un mondo che consuma tutto troppo in fretta, qui il vino è ancora attesa, relazione, ascolto. E proprio per questo, è anche futuro. Un futuro che si costruisce una vendemmia dopo l'altra. E se oggi il Gaglioppo torna a parlare con voce piena, se il Magliocco smette di essere un nome esotico e diventa identità, se le famiglie restano, tornano o scommettono di nuovo: allora sì, qualcosa sta davvero cambiando.

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