Un business da miliardiper la «carne finta»

Prodotti che si rivolgono a tutti, non solo a vegani e vegetariani, anche per ridurre l’impatto dell’allevamento sull’ambiente
Il futuro è della «carne finta», con hamburger praticamente indistinguibili da quelli «classici», con la differenza che sono «cruel free». Prodotti che si rivolgono a tutti, non solo a vegani e vegetariani, anche per ridurre l’impatto dell’allevamento sull’ambiente: meno animali uguale meno gas a effetto serra e meno consumo di acqua. Tanto che uno studio pubblicato dalla società finanziaria Barclays prevede che il mercato raggiungerà un valore di 140 miliardi già nei prossimi dieci anni.
Un altro studio, a cura dei consulenti aziendali della A.T. Kearney, sostiene che questi prodotti occuperanno il 28% del mercato della carne entro il 2030.
Insomma, il mercato della carne prodotta «come un tempo» è destinato a calare viste le alternative messe in campo: da quella prodotta «in vitro», tecnica più complessa ma con risultati decisamente più vicini a quel che ci si aspetta, alla più «semplice» elaborazione di elementi vegetali, come quello proposto dall’azienda statunitense Beyond Meat, noto per il suo hamburger vegano a base di proteine di piselli. Fabbricare un Beyond Burger genera il 90% di gas a effetto serra in meno rispetto alla produzione di un hamburger di carne.
Anche in Svizzera le antenne sono alzate per intercettare la nuova domanda da parte del pubblico: Bell, azienda basilese controllata da Coop, tempo fa aveva rilevato una quota della start-up olandese Mosa Meat, specializzata nella «carne coltivata», quindi prodotta in vitro. I prodotti, però, non saranno commercializzati prima del 2021. Anche Migros a sua volta, qualche tempo dopo, ha poi annunciato di aver acquistato una partecipazione a Aleph Farms.