Un gelato che corre leggero: la nuova sfida di Leclerc e Grom in Svizzera

A fine agosto, quando i motori della Formula 1 si preparano alla ripresa dopo la pausa estiva, un’altra “gara” è già iniziata e corre veloce anche in Svizzera. Non si parla di curve, strategie ai box o sorpassi spettacolari, ma di gelato. LEC, il marchio creato dal pilota Ferrari Charles Leclerc insieme a Federico Grom, Guido Martinetti e Nicolas Todt, ha trovato spazio nei freezer di Coop, Lidl e Manor. Un debutto che sa di pole position: un progetto nato quasi per gioco e diventato in pochi mesi una realtà internazionale, capace di unire la disciplina dello sportivo alla visione di imprenditori che hanno già scritto pagine importanti del settore. «Arrivare in Svizzera per me ha anche un valore personale – racconta a CdT Federico Grom – perché è un Paese a cui sono legato da anni, tra amicizie e collaborazioni professionali. Qualcuno mi diceva che fosse un mercato troppo piccolo per essere rilevante, ma ci tenevo ad esserci da subito. E la partenza è stata eclatante».

Il posizionamento è chiaro: un gelato che mantiene cremosità e gusto, riducendo zuccheri e grassi. Non si tratta però di un prodotto “per sportivi” – precisa Grom – ma di una proposta pensata per tutti. «La maggior parte delle persone che fa sport non è un atleta professionista disposto a sacrifici estremi. È gente comune che corre, va in palestra, cerca di stare in forma ma allo stesso tempo non vuole rinunciare al piacere. Il ruolo del gelato è portare gioia: se promette benefici nutrizionali ma non è buono, tradisce la sua ragione d’essere. LEC vuole eliminare il senso di colpa: regalare un momento autentico di piacere, con meno calorie e meno rimorsi».
La sfida non si gioca solo sul fronte nutrizionale, ma soprattutto su quello manageriale. «Il nostro non è un laboratorio artigianale, è un’impresa che deve misurarsi con logiche industriali e di distribuzione globale», osserva Grom. La grande distribuzione è un’arena ipercompetitiva: scaffali limitati, freezer ancora più ristretti, margini da negoziare al millimetro. «I supermercati sono aperti ai clienti ma chiusi ai fornitori. Per entrare bisogna dimostrare di avere un prodotto che genera rotazioni e valore. La nostra strategia è sempre la stessa: partire in modo selettivo, testare il mercato e poi consolidare. In Svizzera, essere accettati da Coop, Lidl e Manor significa essere arrivati direttamente al tavolo dei player più forti. È un traguardo che ci responsabilizza».

Anche la presenza di Leclerc è parte di una strategia manageriale ben definita. «Charles riceve decine di progetti ogni settimana, ma questo è l’unico che ha voluto davvero seguire. Ha partecipato in prima persona alla definizione del prodotto, al packaging e persino a riunioni commerciali con le catene. È chiaro che la sua popolarità ci aiuta: a volte basta la sua presenza per aprire porte che ad altri resterebbero chiuse. Ma è la sostanza a mantenerle aperte, ed è qui che entra la nostra esperienza ventennale. Solo il mix tra visibilità e competenza rende credibile un progetto».
Un mix che ha richiesto metodo e perseveranza. «All’inizio il gelato non era all’altezza, Charles stesso lo disse. Ci abbiamo messo un anno e mezzo di lavoro, grazie al know-how di Guido Martinetti e a un team di ricerca dedicato. Senza questa fase, nessuna celebrity avrebbe retto. Alla fine abbiamo trovato l’equilibrio giusto: un gelato che sorprende per leggerezza ma che resta, prima di tutto, buono».
Per Grom, la Svizzera è più di un mercato: è un laboratorio. «Il consumatore svizzero è attento, sofisticato, molto sensibile al tema del benessere. Se un prodotto funziona qui, è un segnale forte anche per altri mercati. Le complessità logistiche o valutarie sono dettagli: ai tempi di Grom spedivamo in Giappone pagando dazi del 120%, eppure ci siamo riusciti. Quando un prodotto convince, trova sempre la sua strada». Non a caso, i piani guardano già oltre: consolidamento in Europa e poi lo sbarco negli Stati Uniti, dove i volumi potenziali sono dieci volte quelli italiani. «Lì non sarà una scelta, sarà inevitabile», commenta Grom.

Il futuro non si limiterà agli scaffali dei supermercati. «Ci piacerebbe organizzare iniziative fisiche anche in Svizzera, per incontrare direttamente i consumatori. Vedremo se già l’anno prossimo ci sarà l’opportunità. Io in Ticino vengo spesso, a ottobre sarò di nuovo di passaggio. LEC è nato da un’amicizia e da una passione, ma sta diventando un business vero, con tutte le complessità e le responsabilità che questo comporta».
E proprio in Svizzera, Paese che ha fatto dell’equilibrio tra tradizione e innovazione un tratto distintivo, Grom azzarda un parallelo con l’orologeria: «Le grandi maison svizzere hanno una cosa in comune con noi: l’ossessione per fare le cose bene. La perfezione non si raggiunge mai, ma provarci ogni giorno è ciò che dà senso al lavoro. Vale per un movimento meccanico come per un gelato ben fatto».
Così, tra i vini piemontesi di Mura Mura, l’ospitalità di Le Marne, la formazione digitale con Corsi.it e ora il gelato nato con un pilota di Formula 1, Federico Grom continua a muoversi tra mondi diversi. La sua bussola resta la stessa: l’eccellenza come principio, la curiosità come motore e la capacità di rimettersi in gioco come unica vera garanzia di futuro.