Un vino tra due laghi: il Garda DOC parla anche al Ticino
Nel cuore del Lago di Garda, là dove le colline si aprono come un anfiteatro naturale al riflesso cangiante dell’acqua, si estende un territorio che ha imparato a raccontarsi attraverso la vite. Ma il vino, si sa, non è mai solo vino. È geografia, storia, tensione verso l’altrove. E la DOC Garda, pur nella sua giovane età istituzionale, si presenta oggi come una delle esperienze più ambiziose e contemporanee del panorama enologico italiano.

Lo ha ricordato con forza Paolo Fiorini, presidente del Consorzio Garda DOC, in occasione del convegno «Garda DOC tra Horeca e GDO: numeri, percezioni e prospettive», svoltosi il 5 giugno 2025 a Lazise. L’appuntamento, che ha riunito produttori, distributori, buyer e giornalisti, è stato l’occasione per tracciare un bilancio e, soprattutto, per riflettere sul futuro.

Una denominazione interregionale, una visione condivisa
«È un consorzio che unisce produttori di tre province, Verona, Brescia e Mantova. Questo confronto aperto tra culture diverse è un valore aggiunto, non una debolezza», ha sottolineato Fiorini. Ed è proprio nella varietà dei suoli, dei microclimi e delle tradizioni locali che la DOC Garda ha trovato la sua prima grande sfida: trasformare la diversità in un’identità coerente.
Nata nel 1996, riconosciuta dal Ministero nel 2015 e operante erga omnes dal 2016, la DOC Garda copre un’area di oltre 30.000 ettari di vigneto. Ma per anni, ammette Fiorini, «è rimasta un po’ nel cassetto». Solo a partire dal 2017, con l’introduzione della tipologia spumante bianco e un rilancio strategico della comunicazione, la denominazione ha cominciato a costruire un suo posizionamento sul mercato.

L’acqua come matrice identitaria
«Io ho sempre pensato che ogni cosa legata all’acqua del lago avesse un grande potenziale comunicativo», ha detto Fiorini. «E se penso al Ticino, penso proprio al lago. Anche in Svizzera, soprattutto nel bacino ticinese, il Garda è riconosciuto e valorizzato come simbolo di qualità».
Fiorini ha parlato della Svizzera non come semplice mercato estero, ma come interlocutore culturale. «Il Ticino ci restituisce un’immagine forte del nostro vino: lì percepiscono con chiarezza che il prodotto nasce da un territorio iconico, con una connotazione chiara e immediatamente riconoscibile». Secondo il presidente, questa riconoscibilità è un asset cruciale non solo nella promozione, ma nella costruzione stessa dell’identità. «Quando abbiamo pensato a un messaggio da trasmettere, ho pensato anche io al Ticino. È una zona dove la cultura del vino italiano si intreccia con un pubblico internazionale attento, colto, che cerca autenticità e valore».
In un’epoca in cui i confini dell’enoturismo e della distribuzione si fanno sempre più mobili, il Garda DOC trova così nella Svizzera italiana un alleato strategico. «È un territorio che ci osserva con attenzione, che si fida del nome Garda. E questo, per chi fa vino, è una responsabilità e un’occasione», ha concluso Fiorini.

Un brand territoriale, non una sigla burocratica
La ricerca presentata da Wine Meridian ha confermato che il brand «Garda» è percepito come evocativo, riconoscibile e con un forte appeal internazionale. Ma se da un lato la denominazione è vista come flessibile, contemporanea e orientata al mercato, dall’altro emergono criticità: identità ancora non pienamente definita, bassa riconoscibilità presso il grande pubblico, comunicazione non sempre incisiva.
«La grande sfida – spiega Fiorini – è riuscire a fare rete, a tenere insieme produttori diversi senza cadere nei campanilismi. Ma devo dire che c’è una risposta molto positiva: i produttori si sentono rappresentati, e questo ci dà fiducia nel cammino intrapreso».

Horeca, GDO e mercati esteri: il triangolo strategico
Se il Garda DOC ha saputo costruire un’offerta attrattiva, è anche grazie alla sua capacità di dialogare con il mercato. L’indagine della CDA – Consorzio Distributori Alimentari – ha fotografato una presenza in crescita nel canale Horeca, pur in un contesto reso difficile da inflazione e contrazione dei consumi. Le bollicine, in particolare, rappresentano un’opportunità interessante per intercettare fasce di mercato dinamiche.
Sul fronte della GDO, come ha sottolineato Daniele Colombo di Esselunga, «una bottiglia su tre venduta nella grande distribuzione del Nord Italia passa da noi. Il Consorzio Garda sta facendo qualcosa di diverso: ha seduto allo stesso tavolo tutti gli attori della filiera». Una sinergia che trova sponda anche nel mercato internazionale, con la Germania e il Regno Unito in prima fila. Nicholas Moschi di Liberty Wines ha evidenziato come la DOC Garda sia diventata, in pochi anni, «una valida alternativa per varietali come Garganega e Pinot Grigio», grazie alla sua definizione territoriale e al buon rapporto qualità-prezzo.

Una narrazione in costruzione
La DOC Garda è giovane, e lo sa. Ma è proprio questa consapevolezza a renderla interessante. Non ha ereditato un’identità immutabile, ma la sta costruendo. «Per decenni – ha ricordato Fabio Piccoli durante il convegno – le denominazioni sono nate da logiche istituzionali o localistiche, non di mercato. Qui invece si parte dal mercato per capire come creare valore, senza rinunciare alla qualità e alla storia».
Fiorini, da parte sua, non rivendica certezze assolute, ma una visione chiara: «Crescere è importante, ma lo è anche consolidare. La nostra bussola resta sempre quella: valorizzare i produttori, perché se stanno bene loro, sta bene tutta la denominazione».
Il futuro? Passa dalla consapevolezza
Il percorso è appena iniziato. Ma la strada sembra tracciata: rafforzare l’identità, puntare sull’enoturismo esperienziale, investire in comunicazione e distribuzione, costruire alleanze strategiche tra le varie anime produttive del Garda. Un modello di governance «leggero ma inclusivo», come lo definisce la ricerca.
«Non vogliamo essere trasformati in qualcos’altro – ha detto in apertura Fiorini –. Vogliamo capire chi siamo, insieme». E forse è proprio in questa ricerca collettiva, paziente e ostinata, che la DOC Garda troverà la sua vera forza: quella di un territorio che si specchia nel lago, ma guarda ben oltre l’orizzonte.