Il cocktail

Uno Scotch Sour vista Monte Brè

Lo preferiamo aspro e impaziente come quello che ordina Maurice Ronet in «Fuoco fatuo»
Arturo Caccia
19.06.2020 09:23

Una volta un tizio stravagante – indossava un completo di lino bianco con bottoni d’oro e aveva tre passaporti: Regno Unito, Austria e Belize – mi disse che ogni distretto del Ticino ha la sua base alcolica preferita per i cocktail: a Mendrisio vanno di vodka, diafana e bevibile 24/7, ben adatta a sorreggere una vita trafficata, a Lugano si predilige il whisky (scotch e bourbon), flemmatico e notarile, Locarno fa tutt’uno col rum, per quell’atmosfera un po’ esotica, infine Bellinzona esige il gin, rapido e analgesico come una botta in testa e foriero, talvolta, di sesso improvvisato. Teoria certo bizzarra, ma non inutile: posto che quest’estate passeremo più tempo nel nostro cantone, occorre organizzare con esattezza il settore cocktail e per far ciò ogni suggestione è buona. Nel frattempo, siccome stiamo scrivendo con davanti il Monte Brè, versiamo nello shaker, con tanto ghiaccio, 7/10 di scotch (che sia un blended di qualità) e 3/10 di succo di limone (al giusto grado di maturazione, altrimenti l’acidità si fa sentire). C’è chi, prima di agitare, aggiunge un filo di sciroppo di zucchero e chi, nel bicchiere old fashioned, fa cadere una goccia d’albume d’uovo. Sofisticatezze.
Lo Scotch Sour noi lo beviamo aspro e impaziente come quello che ordina Maurice Ronet in «Fuoco fatuo», regia di Louis Malle e musiche di Erik Satie.