Girovagando

Val di Cembra, paesaggi arcaici e calici d’autore

Sugli audaci terrazzamenti della valle trentina, terra di Francesco Moser, sostenuti da oltre 700 km di muretti a secco costruiti secoli fa dai monaci, crescono vigne eroiche che regalano un grande Müller Thurgau
Renato Malaman
16.11.2021 13:00

Un vino che porti il nome della Valle: Cembra. Che ne evochi i valori, nella suggestione dell’etichetta, ma soprattutto nel palato. E’ una delle tante idee che il variegato mondo del vino di questa valle arcaica e di una bellezza struggente sta elaborando per attualizzare il messaggio legato al proprio vino. Prodotto di cui i cembrani vanno fieri. Una produzione di eccellenza che rappresenti la Val di Cembra. L’argomento è tornato di attualità l’estate scorsa, in occasione della 34.ma Mostra dedicata al Müller Thurgau. Un tema che ha appassionato molto anche Federico Quaranta, il conduttore della interessante tavola rotonda svoltasi all’ombra di palazzo Maffei, nella deliziosa piazzetta di Cembra – Lisignano.

Ma eccola la Val di Cembra in tutto il suo splendore. Terrazzamenti sull’impossibile. Le prime pietre di quei muretti a secco che seguono in orizzontale i pendii della valle le posarono a mani nude i monaci, all’insegna dell’hora et labora. I contadini del posto, poi, completarono l’opera, tanto da metterne in fila ben 700 chilometri. Oggi la Valle di Cembra, profonda incisione creata dalle acque dell’Avisio - che collega la Valle di Fiemme con Trento e con la Piana Rotaliana - è uno dei più bei paesaggi rurali storici d’Italia, tanto da meritarsi l’iscrizione nel Registro Nazionale di questi beni. Un riconoscimento che è un fiore all’occhiello.

In Val di Cembra si pratica una vitivinicoltura eroica, perché il lavoro di raccolta e trasporto delle uve deve essere effettuato esclusivamente a mano

Nella veduta d’insieme i vigneti, quelli del Müller Thurgau e degli altri buoni vini della valle, sono disposti in armoniose linee lungo le curve di livello e sembrano abbracciare, quasi per proteggerli, i piccoli borghi abbarbicati sul pendio. Si chiamano Giovo, Ceola, Lisignano, Cembra, Faver, Valda, Grumes. E dall’altra parte Sover, Segonzano (sì, quello delle famose «piramidi» naturali, altro monumento simbolo della valle), Piazzo, Lona, Lases, poi la Albiano delle cave di porfido, croce e ricchezza di questo angolo di Trentino.

In Val di Cembra si pratica una vitivinicoltura eroica, perché il lavoro di raccolta e trasporto delle uve deve essere effettuato esclusivamente a mano. La qualità dei vini premia la tenacia dei contadini, angeli custodi del patrimonio ambientale della valle.

Vino, porfido e fatica. La Valle di Cembra è terra di valori antichi, dove il sacrificio è il sale di tutto. Anche degli indimenticabili trionfi di Francesco Moser, il campionissimo di ciclismo orgoglio di tutti i cembrani e oggi peraltro affermato produttore di vino. Immagine vincente della valle che in anni più recenti Gilberto Simoni, il popolare Gibo, ha contribuito a rafforzare, vincendo a sua volta due Giri d’Italia.

E’ proprio la bici oggi uno dei mezzi migliori per apprezzare la Valle di Cembra. La e-bike in particolare, perché aiuta ad affrontare meglio i tratti più ripidi. Fra borghi e vigneti sono stati tracciati sentieri di particolare suggestione, molti dei quali sono gli stessi che i contadini utilizzano per recarsi nei propri vigneti. Sentieri lungo i quali il paesaggio, ad ogni curva, strappa espressioni di stupore. I vigneti enfatizzano il lavoro secolare dell’uomo per coltivare queste erte scoscese che, essendo in gran parte baciate dal sole, assicurano all’uva un’esposizione ideale. Ecco perché il Müller Thurgau e gli altri vini cembrani sono così famosi e si meritano la ribalta di una mostra enologica fra le più antiche d’Italia.

Quest’anno a Palazzo Maffei di Cembra – Lisignano è stata celebrata la 34.ma edizione di questo evento, dedicato non solo al Müller (come lo chiamano qui) ma anche al vino di montagna. Un’occasione per apprezzare la specificità di questi vini. Il Müller Thurgau (incrocio nato nel 1882 fra il Riesling Renano e il Madeleine Royal per mano del professor Hermann Müller, enologo svizzero dell’800, nato nel canton Turgovia) ha trovato in Val di Cembra il suo habitat ideale, perché il territorio è riparato da boschi e montagne ed è caratterizzato da terreni porfirici e forte escursione termica. Un vino bianco paglierino con una componente aromatica evidente, con sentori di erbe aromatiche, sambuco, frutta tropicale e agrumi. Müller che si sta rivelando anche sorprendentemente longevo.

La Val di Cembra oggi è meta ideale per un turismo di prossimità. Propone molte attività per famiglie come le fattorie didattiche e gli incontri con i produttori, le uscite a cavallo o per scoprire l’habitat dei cervi o il mondo delle api. Per gli amanti dell’avventura e delle attività all’aperto sono infinite le possibilità di percorrere sentieri a piedi o in bicicletta (normale o elettrica), di dedicarsi alla pesca o agli sport acquatici. Anche alla raccolta (regolamentatissima) di funghi.

La prima tappa, d’obbligo, è quella alle spettacolari Piramidi di terra di Segonzano, arditi pinnacoli frutto dell’erosione.

Poi c’è soltanto l’imbarazzo della scelta: i castelli e i forti, antiche chiese, i musei (uno è dedicato al porfido), i molini e le torbiere... Gli amanti della natura trovano molte ispirazioni nella Rete di riserve Val di Cembra – Avisio. Imperdibile la Cascata del Lupo, i tanti laghi di montagna, i masi, il sentiero dei vecchi mestieri, l’Ecomuseo dell’Argentario e infine gli itinerari del gusto che si snodano fra cantine, distillerie, malghe e rifugi. La Val di Cembra resta come una calamita nel cuore di chi l’ha visitata.

Bruno Pilzer: quando

la grappa è una fede

Un capitolo a parte merita la grappa, perché a Faver, nella storica distilleria Pilzer (che lassù sembra un nido d’aquila), nel 1956 è iniziata una rivoluzione che, grazie ad esperienze parallele avvenute in altri angoli del Trentino, ha modificato profondamente l’arte di produrre questo tipico distillato.
Bruno Pilzer, figlio del fondatore Vincenzo, è considerato uno dei maestri in questa arte, figlia del rito popolare del «lambicar» di un tempo. Così importante per i cembrani, che la Val di Cembra veniva chiamata la «valle degli alambicchi». Il segreto della rivoluzione attuata da Pilzer? La scelta delle materie prime giuste, il farle fermentare bene, il saper distillarle con l’alambicco discontinuo a bagnomaria... Bruno Pilzer ne ha due. Il riscaldamento a bagnomaria garantisce un aumento di temperatura lento e graduale e produce uno spirito morbido al palato e molto aromatico. Pilzer ha inoltre aggiunto una colonna distillante parzialmente demetilante per affinare ancora di più il prodotto e ottenere una grappa delicata e armoniosa. Tutta la materia prima (da uve Teroldego, Schiava e Traminer) proviene dalla vallata ed assume pregio anche grazie alle accentuate escursioni termiche. Le grappe da invecchiamento vengono affinate in rovere francese per almeno tre anni.La più particolare è la 85 Pilzer Islay Cask, invecchiata per 7 anni in botti provenienti dall’isola di Islay, famosa per i suoi whisky torbati.

Bruno Pilzer, che gestisce la distilleria di Faver insieme al fratello Ivano, è stato invitato anche in Giappone per far da consulente per un nuovo impianto di distillazione. La terra dei «maestri» per antonomasia, almeno per fare la grappa, ha avuto bisogno di un maestro arrivato dall’Italia.

Riconosciuto tale anche nell’ambito dell’Istituto di tutela Grappa del Trentino, il cui marchio a forma di tridente ricorda curiosamente quello della Maserati. Ecco, Pilzer ha sposato in pieno i valori di questo istituto nato nel 1960 per certificare l’origine e la qualità della grappa trentina. Grappa ottenuta esclusivamente da vinacce prodotte e distillate in Trentino, a conferma di una sapiente procedura distillatoria, artigianale e innovativa al tempo stesso.