I fossili spiegati da Leonardo

Che Leonardo da Vinci fosse un tipo eclettico è noto e non stupisce. Ma immaginarselo intento a studiare fossili in giro per la Pianura Padana e l'Appenino tosco-emiliano non è proprio immediato. Eppure con le sue intuizioni precorse di secoli le moderne teorie paleontologiche. Una nuova e attenta lettura del Codex Leicester mette infatti in evidenza quanto moderno fosse il suo approccio allo studio dei fenomeni naturali e quanto fosse libero dalle incrostazioni del pensiero medievale.Il Codex Leicester, che il signor Bill Gates ha acquistato nel 1994 per la modica cifra di 30 milioni di dollari e qualche spicciolo, oltre a essere diventato il libro più costoso in circolazione racchiude le perspicaci osservazioni che Leonardo fece su numerosi aspetti della natura all?epoca ancora inspiegabili. Nelle 72 facciate di cui si compone il manoscritto, annotate fitto fitto con la sua tipica grafia a specchio (Leonardo, lo ricordiamo, scriveva al contrario) e corredate da schizzi e disegni, ci sono appunti di astronomia, studi sui movimenti terrestri e teorie sul ricircolo delle acque e sulla formazione dei fossili. Come spiega Andrea Baucon, paleontologo che lavora presso il Naturtejo Geopark dell?UNESCO a Idanha-a-Nova, in Portogallo, gli scritti di Leonardo sono rivoluzionari perché danno una prospettiva completamente nuova alla storia della paleontologia ma in particolare a quella dello studio delle tracce fossili.Ma che ci faceva Leonardo su e giù per gli Appennini? Correva l?anno 1483 quando Ludovico Sforza commissionò al genio del Rinascimento un cavallo di bronzo che secondo il progetto iniziale doveva essere di dimensioni imponenti. Fu così che Leonardo si trasferì a Milano. Alla fine pensarono bene di adoperare tutto quel metallo per farne armi e del cavallo si ebbe solo una versione in creta. In compenso l?artista si era fatto una serie di gite fuori porta dagli interessanti risvolti scientifici.Dal momento che, come oggi è noto, l?area occupata dalla Pianura Padana un tempo era un golfo, in queste zone è possibile rinvenire fossili marini. Al tempo di Leonardo però non era tutto così scontato. Anzitutto, qual era l?origine dei fossili? E poi, anche ammettendo che si trattasse dei resti di organismi marini, che cosa ci facevano lì? A dire il vero gli antichi Greci erano arrivati a capire che i fossili erano probabilmente i resti di animali e vegetali di epoche passate, ma come spesso accade l?uomo di certe cose poi si scorda.Le teorie più accreditate ai tempi di Leonardo erano che si trattasse di formazioni inorganiche generatesi spontaneamente nella roccia oppure che fossero i resti degli animali morti durante il Diluvio Universale. Da Vinci, che non era proprio uno sprovveduto, non credeva né all?una né all?altra teoria e procedette con osservazioni sistematiche. La cosa che oggi ha sorpreso gli studiosi è stato leggere nel Codex descrizioni morfologiche e osservazioni sui fossili che avrebbero avuto un seguito solo nel XIX secolo. Nel manoscritto si leggono termini come ad esempio ?tarlato? per descrivere l?aspetto dei coralli fossili che aveva trovato. Il termine è in analogia con ciò che fanno alcuni insetti negli alberi e suggerisce, come spiega Baucon nel suo articolo pubblicato su "Palaios", che Leonardo avesse ben chiara l?origine organica dei reperti esaminati. Il fatto che fossero stati rinvenuti vicino alle montagne andava inoltre a confermare le sue teorie sui movimenti di terra e acqua. Secondo lui, infatti, c'era una corrispondenza tra il microcosmo, rappresentato dall?uomo, e il macrocosmo, rappresentato dalla Terra. In questo modo acqua e complessi rocciosi si sarebbero comportati in modo analogo ai fluidi in circolo nel corpo umano.Nonostante queste teorie ci possano far sorridere, Leonardo ebbe comunque l?intuizione di confrontare rocce e fossili diversi, descriverne la formazione basandosi su osservazioni e misure e intuire che la Terra non è un sistema statico e immutabile. Certo in quel periodo siamo ancora ben lontani dalla nascita del metodo sperimentale. Ma d?altra parte c?è chi ancora oggi nega la teoria dell?evoluzione...(Fonte: Quarantadue)