Il batterio anticarie

Guerra fra streptococchi
Aristotele Karytinos
15.04.2011 03:00

Dopo cena sei adagiato sulla tua poltrona, fissando pigramente la televisione, quando uno spot colpisce la tua attenzione: "Da oggi, con il nostro nuovo dentifricio allo streptococco, denti ancora più sani e smaglianti!", dice una voce fuori campo, mentre l'immancabile fanciulla sorridente mostra il prodotto e il suo risultato. "Che cosa?", esclami con aria disgustata. "Un dentifricio con i batteri dentro? Che schifo!". Eppure, dopo la scoperta di Ayako Ogawa e dei suoi colleghi dell'Università di Tokyo, una pubblicità simile non sembra più così improbabile.Non tutti lo sanno, ma nella nostra bocca c'è un vero e proprio coacervo di batteri. Più precisamente, si stima la presenza di oltre 700 specie di microorganismi nel nostro cavo orale, sia sui denti sia sui tessuti molli come lingua e gengive. Proprio come succede in altri ambienti naturali, questi batteri competono tra loro o si aiutano l'un l'altro per accaparrarsi le risorse a disposizione, andando a stabilire una condizione di equilibrio.Streptococcus mutans non è solo uno dei tanti organismi coinvolti in quest'equilibrio: esso è infatti uno dei più importanti colonizzatori della nostra bocca, oltre ad essere il principale agente eziologico della carie dentaria. Streptococcus mutans è in grado di formare biofilm, cioè aggregati di cellule che aderiscono ad altre cellule o a una superficie, quella dei nostri denti nello specifico, mediante la produzione di sostanze polimeriche di natura diversa. Nel caso di Streptococcus mutans, i polimeri in questione sono prodotti a partire dal saccarosio, il comune zucchero da tavola, che può essere "spezzato" in glucosio e fruttosio, altri due zuccheri più semplici. Grazie all'enzima glucosiltransferasi, il batterio può impiegare il glucosio come "mattone" per il suo biofilm. Non solo: glucosio e fruttosio sono sfruttati anche come fonte di energia, generando però acido lattico come prodotto di scarto, che, a sua volta, alterando il pH della nostra bocca, danneggia lo smalto dei denti. Capito perché troppi dolci fanno venire la carie?Per fortuna, non tutti gli ospiti del nostro cavo orale sono così dannosi: Streptococcus salivarius, un altro streptococco che preferisce la lingua e altri tessuti molli, sembra essere in grado di mitigare gli effetti nocivi di altri batteri orali riducendo, tra le altre cose, la formazione di biofilm da parte di Streptococcus mutans. Non è ancora chiaro però come Streptococcus salivarius svolga la sua inibizione, così il gruppo di Ogawa ha deciso di indagare sulla questione.Lo studio, pubblicato su "Applied and Environmental Microbiology", è stato svolto facendo dapprima crescere le due specie di streptococco insieme, quindi isolando le sostanze liberate da Streptococcus salivarius e osservandone gli effetti su Streptococcus mutans. Il risultato? Streptococcus salivarius inibisce la formazione del biofilm di Streptococcus mutans rubandogli il pane, o meglio lo zucchero, di bocca. Il "furto" viene eseguito mediante un enzima detto fruttanasi, che fa a pezzi i polimeri costruiti partendo dal fruttosio. Il biofilm di Streptococcus mutans è però messo insieme da "mattoni" di glucosio, quindi come si spiega? Semplicemente, la fruttanasi ha un doppio ruolo inatteso: l'enzima può anche "smontare" il saccarosio, sottraendolo così alla glucosiltransferasi di Streptococcus mutans. Questo meccanismo è stato confermato osservando che, quando si aumenta il saccarosio nelle colture batteriche, l'inibizione è meno efficace.A questo punto il dentifricio batterico non sembra più così improbabile. Per nostra fortuna però a noi non serve lo streptococco, bensì la proteina da esso prodotta, anche se questa potrebbe essere più delicata da maneggiare. La microbiologa Mary Ellen Davey, invitata a commentare questa nuova scoperta in un'intervista su "Nature", concorda sul fatto che la fruttanasi potrebbe essere l'ingrediente per dentifrici più efficaci, a patto che si riesca a mantenerla funzionale. "Concepire una formulazione per un dentifricio in grado di conservare l'enzima in forma attiva anche sullo scaffale del vostro supermercato di fiducia", sostiene la ricercatrice, "sarà la vera sfida". Sfida che sicuramente qualcuno raccoglierà. Noi, intanto, teniamo d'occhio le pubblicità.(Fonte: Quarantadue)