Le auto che hanno fatto la storia

Il mito popolare e sportivo della Ford Capri

Questo coupé lanciato nel 1969 e molto apprezzato è riuscito a entrare nello stretto novero delle vetture più amate nel Vecchio Continente
Ford Capri 1700 GT, 1969
06.05.2022 10:00

La Capri è uno dei modelli più famosi realizzati da Ford Europe nei suoi novant’anni di storia. Questo coupé molto apprezzato è infatti riuscito a entrare nello stretto novero delle vetture più amate nel Vecchio Continente, anche in virtù dei tanti esemplari ancora in circolazione, nelle mani di appassionati che riservano loro una cura e una manutenzione maniacali.

Nel 1969 la Ford Capri era così
Nel 1969 la Ford Capri era così

La prima Capri risale al 1969 e il nome fu cambiato in corso d’opera, dopo che ci si accorse che quello previsto, Colt, era già popolare su una compatta giapponese. Ma il nome dell’isola mediterranea porterà fortuna a questa Ford, che ha saputo rivelarsi davvero polivalente: da tranquilla sportiva di famiglia a (quasi) supercar grintosa per la sua epoca, sempre offrendo un look bello e semplice, motori robusti e generosi ed un equipaggiamento in linea con le richieste della clientela, come l’adozione in tempi rapidi del cambio automatico.
Sogno pragmatico di molti giovani e meno giovani degli anni Settanta e Ottanta, una Capri era più di un compromesso tra auto sportiva e famigliare e non era da considerare una berlina rielaborata. Come tante berline vantava abitabilità notevole e comfort elevato, oltre a un bagagliaio degno di questo nome. Il merito di questa “ricetta” così appetitosa e riuscita è dello stilista americano Philip Clark, un designer in grado di concepire un capolavoro come la Mustang. E in buona sostanza va detto che la Capri in Europa può essere paragonato a quel che la Mustang fu negli Stati Uniti.

Il nuovo modello debuttò al Salone di Bruxelles nel gennaio 1969, entrando sul mercato svizzero il mese dopo con un prezzo che partiva da 8'585 franchi. Le prime Capri erano di fabbricazione britannica e il grande successo commerciale spiazzò le fabbriche d’Oltremanica, che per soddisfare le richieste ebbero sporadici cali di standard qualitativo. Ma fu una situazione di breve durata, dopo che già nel 1970 si aprirono catene di montaggio in Germania, a Colonia o Saarlouis. L’anno seguente in Svizzera furono immatricolate 4'457 unità di questo modello, il che rappresentò un record assoluto. 
Tra i grandi pregi di questo veicolo c’è indubbiamente il fatto che fin dagli esordi fu disponibile in numerose varianti e con tante motorizzazioni a disposizione, a 4 e 6 cilindri con cilindrate di 1'300, 1'500, 1'700, 2'000 e 2'300 centimetri cubici. Erano in listino unità V4 e V6 (riconoscibili per la “gobba di cammello” sul cofano motore) e la clientela poteva chiedere anche il cambio automatico. Le prestazioni poi soddisfacevano qualsiasi “palato”, dimostrandosi paciose nel caso della “milletré” (0-100 km/h in 22,7”) o sportive come sulla 2300 GT (10,8” per toccare i 100 orari), mentre le velocità massime variavano tra i 133 e i 178 km/h.

Una versione risalente al 1982
Una versione risalente al 1982

Negli anni si sono succedute svariate versioni più dinamiche, al fine di soddisfare chi amava una Capri dalla personalità più briosa; la citata 2300 GT adottava un motore con doppio terminale di scarico, albero a camme in testa e affinamenti all’accensione e ai carburatori che consentivano di sprigionare 125 CV, toccare i 100 all’ora in 9,8” e raggiungere i 190 orari di velocità massima.

Della sola prima generazione, tra il 1969 e il 1973 furono prodotti ben 784'000 esemplari negli stabilimenti tedeschi, mentre proprio nel ’73 fu assemblato la milionesima unità di questo coupé. Intanto Ford aveva provveduto a sostituire i V4 con dei 4 cilindri in linea di 1,3 e 1,6 litri eroganti 55 e 72 CV o 88 CV derivati dalla gamma Taunus, e la casa montò il generoso V6 di 3,0 litri e 140 CV già ampiamente collaudato sulle Granada e Consul GT.
Ma la Capri per antonomasia è sicuramente la 2600 RS lanciata alla fine del 1970 e in listino a 20'500 franchi. Iniezione Kugelfischer, motore 6 cilindri, telaio ribassato e 150 briosi cavalli custoditi sotto un cofano nero opaco erano solo alcune delle peculiarità di un modello in grado di confrontarsi, nelle varianti da corsa, con le imperanti Porsche.

La seconda generazione fu pensata per essere più confortevole e pratica, oltre che il seguito di un best-seller internazionale. Nata nel 1974, si presentava più sicura, oltre che più confortevole e più pratica della serie precedente. Il design più morbido e funzionale (e sobrio) distingueva questa seconda Capri, che nasceva poco dopo la crisi petrolifera e aveva reso molte sportive come una sorta d’aberrazione in tempi così critici. Il cofano lungo con una nervatura, la calandra nera, i cristalli laterali posti a filo della carrozzeria e fari con indicatori di direzione integrati caratterizzavano il modello che ha saputo mantenere un suo fascino.

A livello di propulsori, Ford mantenne quasi inalterato il ventaglio della prima serie, a cui da un lato si aggiunsero due sei cilindri: il 2,3 litri da 108 CV e il 3,0 litri da 138 CV, mentre fu “pensionata” la poderosa 2600 GT. Il successo della Capri è stato tale che nel ’76 la multinazionale americana introdusse le varianti Capri S, offerte sia con il 3,0 litri, ma anche con i V6 di 2,0 litri da 90 o 108 CV. Con queste caratteristiche era ovvio che anche in America la vettura avesse buone possibilità di sfondare. La seconda generazione rafforzò la diffusione del modello, al punto da diventare la seconda auto importata più venduta dietro alla VW Maggiolino. E sempre nel ’76 si decise che gli stabilimenti inglesi di Halewood e a Dagenham interrompessero la produzione della Capri II, lasciando alla sola Germania il ruolo di “terra natale del modello”.

Questo invece è un modello del 1972
Questo invece è un modello del 1972

Poco tempo dopo, nel 1978, Ford introduce la terza e ultima generazione. Ulteriormente migliorata e resa ancora più piacevole da guidare e sicura per gli occupanti, la Capri III mostrava una sportività più spiccata della precedente, riprendendo svariati punti in comune con la prima serie. Il piccolo “milletré” è sparito dal listino, sostituito da due 4 cilindri in linea di 1,6 litri, insieme a tre V6 da 2,0, 2,3 o 3,0 litri, con potenze variabili tra 68 e 138 CV. Tutti i motori sono stati elaborati per offrire più potenza ma con minore voracità. L’offerta si allargherà nel 1981 con la 2,8i da 160 CV, capace di toccare i 160 orari, prima d’offrire il top di gamma alla Capri Turbo (sempre del 1981) prodotta in tiratura limitata a 200 esemplari. Il 2,8 litri con turbo KKK erogava 188 CV e questa vettura, nella variante da competizione schierata in vari campionati, si rivelò decisamente competitiva e – grazie al look grintosissimo – indimenticabile.

Dall’agosto dello stesso anno Ford iniziò a limitare i modelli, eliminando i V6 di 2,0 e 3,0 litri, modificando la 2,8i, mentre nell’83 esordiva la Capri 2,0 GT da 101 CV. Ma ormai eravamo alla fine del ciclo e dopo l’arrivo, nel 1984, delle Super GT e Super Injection, Ford chiudeva l’era delle Capri nel 1986, dopo quasi due milioni di esemplari prodotti, senza offrire più un vero erede di questo geniale coupé.

Una Ford Capri Turbo del 1980
Una Ford Capri Turbo del 1980

La scheda Ford Capri 1.6 L S (1978)

Cilindrata: 1’592 cc
Potenza e coppia: 73 CV e 117 Nm
Velocità massima: 160 km/h
Accelerazione: n.d.
Consumo medio: 8,9 l/100 km
Peso a vuoto: 1'010 kg

Dati da: Quattroruote, Tutte le Auto del Mondo, 1982