I ruoli

La figura paterna nella società di oggi

In un’epoca di perenne cambiamento anche la genitorialità deve evolversi per adeguarsi ai mutati bisogni
La famiglia: un nido sicuro dove crescere, imparare e sperimentare con la presenza rassicurante e autorevole di mamme e papà
Valeria Camia
05.03.2020 06:50

«Chi non ha un padre, dovrebbe procurarsene uno», sosteneva il filosofo tedesco Nietsche. Oltre cent’anni dopo le sue parole, nessuno mette più in discussione che il ruolo paterno per lo sviluppo emotivo del proprio figlio sia importante tanto quanto il ruolo della madre. Però, ancora oggi, «con il padre non si sa dove cominciare» ci ricorda Stefania Andreoli in «Papà fatti sentire».

Nel giro di una manciata d’anni nella storia della paternità, i papà hanno abbandonato il modello autoritario dei padri sempre fuori per lavoro o presenti giusto in tempo per il bacio della buona notte. Sono entrati nelle sale parto, cambiano pannolini, preparano pappine, raccontano le fiabe e spesso si ritrovano a tenere i figli quando le mamme lavorano o non sono presenti. Sono coinvolti, presenti, premurosi e apprensivi. Da padri padroni a mammi?
No, ammonisce Stefania Andreoli: «i papà non sono il negativo delle mamme e nemmeno ciò che, per differenza, rimane della genitorialità». Il problema, continua la psicologa, è che oggi non è ancora certo che cosa stiano diventando. I padri moderni sentono che hanno bisogno di fare un salto di qualità. Vogliono incontrare emotivamente i figli, esserci e farsi sentire, ma non sempre sanno quale direzione seguire.

Un rapporto diretto è importante. Il papà moderno non deve abdicare al proprio ruolo, che prevede anche di stimolare all’apertura al mondo. Il rischio, altrimenti, è di non conoscere e capire i propri figli

Giocare e scherzare servono per entrare in sintonia con il figlio e facilitare la conoscenza reciproca, condividendo momenti d’intimità. Tuttavia è importante che il papà moderno non abdichi al proprio ruolo, che prevede anche di stimolare all’apertura al mondo. Il rischio è che, desiderosi di essere amici dei figli, i padri si ritrovino estranei in casa, circondati da adolescenti che non conoscono, come racconta, con ironia, Michele Serra nel suo romanzo «Gli sdraiati».
Si tratta di instaurare un rapporto diretto, e non sempre mediato dalla madre, con i figli che oggi non chiedono al papà come fare le cose – per quello c’è (anche) Internet – ma una sorta di anteprima di come prepararsi per andare fuori nel mondo. «Non servono parole – ricorda Stefania Bertini, artista e arte-terapeuta a Lugano – fondamentale è la qualità dello sguardo paterno nel quale il bambino può riflettersi e ritrovarsi. Che sia uno sguardo rivolto all’arte, a ciò che è armonia, le vette delle montagne, un tramonto ammirato insieme, o un disegno: rispecchiandosi nello sguardo del papà e sentendosi protetto, il bambino potrà nutrire i propri sensi, recettori aperti sul mondo.»

Il 19 marzo è la festa del papà: per lui, per il papà, i figli più piccoli stanno preparando lavoretti alla scuola dell’infanzia; mentre i più grandicelli stanno scrivendo messaggi colmi di amore. Di fronte a questi pensieri, speriamo che i papà si commuovano, anche davanti ai figli, sdoganando i propri sentimenti e portando al compimento la rivoluzione gentile del ruolo paterno.

Maurizio Romano, Proprietario Dahra Fiori, Lugano
Maurizio Romano, Proprietario Dahra Fiori, Lugano

L’ESPERTO

«Piante e anche fiori come regalo per i papà»

«Per decenni i fiori e le piante ornamentali sono stati considerati appannaggio femminile, ma non è più così» spiega il fiorista Maurizio Romano di Dahra Fiori, Lugano.

Un omaggio gradito anche dagli uomini quindi?
«Sì, sempre più spesso i figli regalano ai papà piante in vaso, optando per tipologie che non richiedano troppa manutenzione. Ad esempio le piante grasse, ideali
da tenere in ufficio o nel luogo di lavoro. Negli ultimi anni si assiste anche alla scelta di fiori recisi, optando per composizioni sulle tonalità di blu e viola».

Le capita di ricevere richieste curiose o particolari?
«Certamente. Un paio di anni fa, per San Giuseppe, un figlio ha voluto regalare al proprio padre un bonsai che avesse la sua età. Non è stato semplice trovare un esemplare con più di cinquant’anni, ma siamo riusciti ad esaudire la richiesta».

Per la festa della donna la mimosa è sempre il fiore più richiesto?
«La mimosa è molto delicata e tende facilmente a seccarsi o a diventare marrone perdendo la sua bellezza.Per questo motivo molti preferiscono regalare altri tipi di composizioni. Sempre apprezzate sono le orchidee con, eventualmente, dei singoli rametti di mimosa, come simbolo della festa».

Le temperature insolitamente miti rischiano di compromettere la fioritura della mimosa?
«La coltivazione avviene nelle serre in Olanda e in Italia, tipicamente a Sanremo. Il clima influisce notevolmente e causa delle fioriture anticipate, ma i coltivatori riescono ad intervenire sul microclima interno per garantire la fornitura nel giusto periodo della festa».

I giovani uomini e le giovani donne apprezzano i regali floreali?
«Le nuove generazioni stanno riscoprendo la natura e sempre più vi è un interesse verso fiori e piante, specialmente esotici ed orientali».
(Ma.Ra)

Storia e significato di una ricorrenza attuale

La mimosa è il simbolo di una ricorrenza dai molti significati
La mimosa è il simbolo di una ricorrenza dai molti significati

Mimosa sì o mimosa no? Cosa si cela dietro alla festa che tutti identificano con il rametto carico di piccole biglie gialle? Quando è nata questa ricorrenza?
È dall’inizio del XX secolo che si celebra la Festa della Donna. Il 28 febbraio 1909, ultima domenica del mese, il Partito socialista americano, primo movimento politico a battersi per i diritti delle donne, ha istituito la Giornata nazionale delle donne degli Stati Uniti d’America. L’anno successivo l’Internazionale socialista ha esteso la ricorrenza oltre i confini americani e nel 1911 si sono avute celebrazioni in Germania, Austria, Danimarca e Svizzera. Obiettivo? L’ottenimento del diritto di voto, la possibilità di ricoprire cariche pubbliche e il miglioramento delle condizioni di lavoro.
Nel 1913, alla vigilia della Prima guerra mondiale, anche in Russia si assiste al medesimo fervore che, nel 1917, si evolve in uno sciopero per «il pane e la pace». Nel 1945 è stata adottata la Carta delle Nazioni Unite, riconoscimento giuridico internazionale dell’uguaglianza tra i sessi e nel 1975 si istituzionalizza la data dell’8 marzo per stimolare riflessioni e bilanci sul ruolo della donna nella società, sui diritti acquisiti e sui numerosi passi ancora da compiere per garantire un’effettiva e concreta uguaglianza sul piano civile e politico.
Si pensi alla piaga delle mutilazioni genitali femminili che, secondo l’Unicef, coinvolge più di 3 milioni di bambine ogni anno. Oppure alla violenza di genere, oggi sempre più trasversale, o ancora all’odierno dibattito sulla necessità di istituire «quote rosa» per garantire una congrua presenza di donne ai vertici aziendali e politici.
L’8 marzo, nato come risposta ad una necessità sociale, è quindi ancora oggi foriero di stimoli che vanno oltre al rametto di mimosa: la necessità non tanto di ricordare il passato, quanto di riflettere sul futuro delle donne, ma soprattutto con loro, come presenza attiva e determinante della società.
(Ma.Ra)

Da Ligornetto alla Russia: le tradizioni di S. Giuseppe

Nazione che vai, usanza che trovi: dai tortelli di San Giuseppe agli aspetti religiosi, dai regalini confezionati dai bimbi ai festeggiamenti in pompa magna per il Giorno dei difensori della patria che in Russia, il 23 febbraio, celebra il mito dell’uomo, padre e soldato. Anche la data di questa ricorrenza varia a seconda della sua origine: il 19 marzo in parte dell’Europa, la terza domenica di giugno in USA e nei paesi di tradizione anglosassone, fino all’8 maggio della Corea del Sud, giorno dedicato ai genitori.
In Svizzera, ed in particolare in Ticino, la Festa del Papà è un giorno festivo legale ed è identificata con la celebrazione del santo, considerato dalla Chiesa come protettore dei padri di famiglia e patrono universale.
A Ligornetto la celebrazione religiosa viene sempre accompagnata dalla sagra omonima con una dimensione ludica e gastronomica che ben si sposa al piacere di celebrare in famiglia un momento di festa e di allegria. Tipico delle nostre latitudini è anche il falò propiziatorio che, derivante da costumi celtici, è giunto sino a noi come usanza di buon auspicio. Festeggiare i papà ha dunque una valenza universale che partendo dalla famiglia, assume una dimensione sociale ed etica.
L’importanza del ruolo di padre, con l’impegno e l’appagante fatica che ne consegue, è materia quotidiana per oltre 46.000 uomini, secondo l’Annuario statistico ticinese del 2018. In una società in perenne fermento, con sfide quotidiane legate al mondo giovanile, alle sue problematiche e alle sue potenzialità, la figura di guida si trova ad affrontare i rapidi cambiamenti del nostro mondo, cercando di rimanere un approdo sicuro per i più piccoli, una guida esperta per gli adolescenti e un punto di riferimento e modello comportamentale per i figli di qualsiasi età. Auguri quindi a tutti gli uomini, padri di patria e di famiglia che hanno l’onere e l’onore di essere papà.
(Ma.Ra)