La Generazione Z tra Metaverso e fisicità

Si sente spesso parlare di Generazione Z, ovvero i ragazzi e le ragazze nati tra il 1997 e il 2012, che sono sempre più un pubblico chiave sotto il profilo commerciale per le aziende e i marchi. Si tratta di un universo, che è oggi più che mai al centro delle mire di chi si occupa di vendite e marketing. Proliferano, quindi, studi e analisi sui loro comportamenti di consumo, in cui si osserva che, per esempio, amano migrare sulle piattaforme in cui trovano più privacy, linguaggi nuovi e più veloci, personalizzazione e valori condivisi. Rispetto ad altri pubblici e altre generazioni, i «giovani Z» non percepiscono più il limite tra offline e online. Infatti, se cercano informazioni e prodotti online, usano poi le raccomandazioni degli amici per decidere se finalizzare l’acquisto. Ma, soprattutto, sentono l’esigenza di recarsi in un punto vendita fisico, dove si aspettano esperienze avanzate e di toccare con mano i prodotti prima di comprarli. A scattare questa fotografia è stata Netcomm, il Consorzio del Commercio Digitale in Italia, che attraverso il suo Presidente, Roberto Liscia ci conferma che: «Le aziende devono essere in grado di affrontare le sfide di oggi e del prossimo futuro nel marketing digitale, dove il pubblico chiave è rappresentato dalla Generazione Z. Si tratta di una fascia di consumatori particolarmente interessante perché è in forte sviluppo nella quota di consumi e in crescita per ruolo e influenze nei comportamenti sociali e di acquisto. Le sfide non riguardano solo il marketing, il linguaggio della comunicazione e le piattaforme social di riferimento. Ma l’intera supply chain (ovvero, la catena di approvvigionamento, il processo che permette di portare sul mercato un prodotto o servizio, trasferendolo dal fornitore fino al cliente) è chiamata a offrire prodotti sempre più personalizzati ed esperienze video velocissime, interattive e individuali. Non dimentichiamo, infine, la rilevanza strategica dei punti vendita fisici, da cui la Generazione Z si aspetta esperienze avanzate e coinvolgenti».
Ma chi sono e cosa vogliono i ragazzi della Generazione Z?
La Generazione Z, si è detto, è composta dai nati tra il 1997 e il 2012. Sarà per i prossimi 20 anni l’obiettivo centrale delle mire commerciali di tutte le aziende, benché, alle nostre latitudini costituisca una percentuale più limitata rispetto ad altri Paesi, in particolare asiatici. È, però, importante conoscere a fondo quali sono i gusti, le abitudini e le attitudini di questa generazione per progettare offerte ibride e multicanale. Si tratta di una generazione mobile first, che migra sulle piattaforme in cui trova più privacy e linguaggi nuovi, più veloci, come i meme che costituiscono la loro nuova forma di espressione, così come i murales lo sono stati per la generazione X; fanno estrema attenzione al look, a quello che mostrano di sé, nella ricerca spasmodica di avere un'identità unica.
Le aziende che fanno e-commerce e, in generale, chi vuole cogliere la domanda di questa fascia generazionale non può prescindere dal mantra dell’unicità. Non solo: chi appartiene a questa fascia d’età sceglie prodotti di qualità al giusto prezzo, ma anche il prodotto che trasmette i giusti valori.
Fisico e digitale non hanno distinzioni per la Generazione Z, pronta per il Metaverso
Secondo le testimonianze e le analisi effettuate, la Generazione Z cerca prodotti online, ma usa le raccomandazioni degli amici per decidere l’acquisto. Stanno sui social media e seguono gli influencer, sono multimediali, ma non percepiscono un confine tra offline e online e sentono l’esigenza di recarsi in un punto vendita fisico, dove si aspettano esperienze avanzate e di toccare con mano i prodotti: anche per questo, la generazione Z è quella pronta per il Metaverso, per estendere la propria vita, anche reale, per socializzare e fare acquisti.
Come raggiungere la generazione Z tra intercettazione degli interessi e social
Creare delle audience di generazione Z non è così semplice come sembra. Occorre lavorare con i diversi canali in profondità, mappando comportamenti e interessi per capire chi guarda un determinato video o influencer.
Le aziende, infine, convengono che i social siano una vetrina per i prodotti e che la distanza tra segnalazione, comunicazione e click per comprare sia breve. Il passo da compiere, che sta già dando i suoi frutti in Cina e altri Paesi, è quello di puntare sempre di più sui canali social per vendere prodotti, immaginando occasioni in diretta per promuovere collezioni e prodotti specifici.