La marchesa Casati dai mille volti

Chi è stata la Marchesa Casati Stampa? Lo sanno bene il collezionisti d?arte di primo Novecento, perché fu una mecenate formidabile degli artisti delle avanguardie parigine. Fu amica di Balla e di Marinetti, ma anche del celebre scenografo Léon Bakst. Si era fatta una collezione di suoi ritratti, che ora ritroviamo in collezioni private e nei grandi musei del mondo. Ma fu anche protagonista del suo tempo (era nata a Roma nel 1881) per essere stata una delle donne più ricche d?Italia (con prestigiose dimore di proprietà a Milano, Roma e Parigi, ma anche Capri e Venezia) e per la sua vita particolarmente eccentrica. Usava come sciarpe dei pitoni, si faceva ritrarre nuda dall?artista americana Romaine Brooks, inventava mode e organizzava feste grandiose, usando persino l?intera piazza San Marco di Venezia. Tutti la seguivano e cercavano di imitarla. Fu anche amica e musa di Gabriele d?Annunzio che per lei scrisse un breve poemetto in francese («La figure de cire», 1913) ricordando un?altra delle sue eccentricità: quella di giocare sul tema del «doppio». La Marchesa aveva infatti commissionato a Parigi ad un artista una statua in cera che la rappresentava e che vestiva con i suoi stessi abiti, in modo da sovrapporre la figura viva con quella morta.
Raccontare la sua storia e la sua fine (è morta dissipando tutte le sue immense fortune in un sottoscala di Londra nel 1957) significa ripercorrere non soltanto una biografia, ma anche un pezzo di storia europea. La Marchesa dell?effimero ricompare ora in un libro singolare, perché è la prima volta che viene ritratta in un fumetto. Scritta e disegnata da Vanna Vinci la Casati entra in una storia illustrata edita da Rizzoli, che si intitola La Casati. La musa egoista. La vediamo con gli occhi sempre dipinti di nero, con il leopardi a guinzaglio (amava i contrasti di colori), ma la osserviamo anche nelle sue pose allucinate e nelle feste del veneziano Palazzo Venier dei Leoni, poi acquistato da Peggy Guggenheim e ora sede dell?omonimo museo. Vi sono poi le tante metamorfosi: lady dark, donna-medusa, Coré sempre giovane e in movimento, alla ricerca di qualche novità. A d?Annunzio regalò una tartaruga, poi immortalata nel celebre bronzo di Brozzi sulla tavola del Vittoriale. E un grande fotografo come Man Ray la ritrasse con quattro occhi, in un?espressione che divenne poi celebre e di moda. Donna disinibita, personaggio stravagante ma di grande talento. Fu contornata da maghi, chiromanti, pittori, musicisti, ballerini, scrittori: eppure in mezzo a tante gente fu sempre sola e incapace di capire i drammi del suo tempo. Una vignetta la ritrae durante la guerra, da lei considerata semplicemente come una «seccatura».