Psicologia

Le basi dell’autostima si trovano in famiglia

Il rapporto genitore-bambino è fondamentale per crescere un futuro adulto con un buona considerazione di sé
Nel nostro orizzonte c’è la possibilità di riparare ad un’infanzia di mancanze per poterci amare e apprezzare per quello che siamo
Red. Online
12.02.2021 18:30

«Un giorno un grande Rabbino mi disse che nessun essere del cosmo, a parte l’uomo, esprime giudizi su di sé, sulle sue capacità, i suoi talenti... ‘Chi sono io per dirmi se vado bene o no?’: queste erano le parole del Rabbino e io le condivido. La propria autostima è un’inclinazione naturale che ciascuno possiede». Così lo psicoterapeuta Raffaele Morelli risponde alla domanda «Che cosa è l’autostima?» . Questo termine che deriva da «stima», ossia la valutazione e l’apprezzamento di se stessi e degli altri, è un processo che si forma e si struttura durante l’arco della vita.

Le basi si formano in famiglia, tanto che spesso una bassa considerazione di sé dipende da una legame genitoriale inadeguato, ma è la relazione materna che incide maggiormente. Il rapporto madre-bambino dovrebbe instaurarsi dai primi mesi di vita, il cosiddetto periodo del «mondo-viso» che dura da due a sei mesi. Come afferma lo psichiatra americano Daniel Stern, è un meraviglioso tempo relazionale, un tempo che accade prima che lui sappia parlare e camminare. Se il bambino non attraversa questa fase, perde qualcosa di prezioso. Per questo i mattoni fondanti dell’autostima si trovano nell’esperienza del neonato, ma che tipo di madre incide negativamente sull’autostima?

La maggior parte delle madri si legano naturalmente al proprio figlio attraverso il fenomeno che lo psicanalista britannico Donald Winnicott definisce «preoccupazione materna primaria», ma non sempre accade. A volte capita che siano depresse, stanche, ansiose e questo non porta ad esiti positivi. In questo caso i bisogni primari del figlio non vengono ascoltati né soddisfatti. Una madre che non sa entrare in contatto e in relazione con il proprio figlio determina una percezione fallimentare che il bambino ha di sé. Un po’ come se quest’ultimo dicesse: «deve esserci qualcosa di sbagliato in me se il mondo rimane indifferente alle mie sollecitazioni».

Ci sono invece, madri che adorano ed elogiano i propri figli solo quando mostrano lati positivi, quando sono dolci, affettuosi, ma li rifiutano quando provano rabbia o sono lamentosi. Queste madri sono in grado di amare solo la parte idealizzata del figlio il quale si sentirà indesiderato e rifiutato.

La famiglia, in base a queste considerazioni, influisce nettamente sullo sviluppo dell’autostima di una persona. Tuttavia, se ci pensiamo razionalmente, quanto successo in passato non ha alcun diritto di determinare tutta la nostra vita. Nel nostro orizzonte c’è la possibilità di riparare ad un’infanzia di mancanze per poterci amare e apprezzare per quello che siamo. Ecco perché è bene che ciascuno di noi si metta alla prova e agisca al meglio delle proprie possibilità. Solo così capiremo di essere importanti e di avere talenti e inclinazioni caratteriali specifiche che possono far crescere la nostra autostima.