Le follie di Enrico Ruggeri

Triplo Cd per l'artista milanese preso da "nevrosi rock"
Alessio Brunialti
13.02.2009 16:57

Stakanovista come sempre, Enrico Ruggeri torna a pubblicare non uno, non due bensì tre dischi contemporaneamente, racchiusi nel cofanetto «All in», non a caso sottotitolato «L?ultima follia» dell?artista milanese. È più forte di lui, lo scrive anche nelle note di copertina, non sa resistere al suostesso furore creativo e, al contrario dell?immagine di copertina che sembra tratta da un film poliziesco anni Settanta, non è certo con la pistola alla nuca che si costringe a registrare, scrivere, suonare. È un progetto con tre anime distinte, questo, ed è giusto analizzarle separatamente. Il primo Cd, «World show», ripropone le canzoni più recenti, quelle del «concept album» autobiografico «Rock show», rilette da altri musicisti incontrati, in gran parte, sullo spazio virtuale di Myspace, ma anche da amici come Gennaro Cosmo Parlato, Andrea Mirò e anche Davide Van De Sfroos che ha tradotto «Leggo le carte» in «Leng i cart» e il rapper Pico che è poi... Ruggeri jr. Secondo giro con «Incontri»: dopo «Contatti», il disco dove rileggeva pagine dei colleghi cantautori (da cui proviene «Incontro» che era l?unico originale) e «Punk prima di te» dove riprendeva canzoni che aveva amato in gioventù, ecco questa nuova antologia di composizioni altrui, interpretate con cover band quali le Custodie Cautelari o Queenmania (naturalmente rendendo omaggio a Mercuri e compagni con scelte non banali come«Dear friends» e «Lily of the valley» oltre al classico dei Platters «The great pretender» che Freddie aveva fatto suo) e con l?Orchestra ritmico sinfonica italiana che spazia da «First of may» dei Bee Gees alla spettacolare «Life on Mars?» di David Bowie di cui compare anche «Diamond dogs» senza dimenticare che è tra gli artefici di «The passenger» di Iggy Pop. Quello che non ti aspetti? Sicuramente «Popoff». Non è finita: l?ultimo ascolto è per «Volata finale», colonna sonora dell?omonimo film del cineasta albanese Gjergi Xhuvani che vede Ruggeri e i suoi collaboratori scrivere, per la prima volta, una colonna sonora. Troppa grazia? Il primo intriga, il secondo diverte, il terzo apre nuove possibilità per un artista inquieto e in perenne movimento che ha saputo mettere a buon frutto la sua «nevrosi rock».