L'Ice Bucket Challenge? Ha funzionato

WASHINGTON - C'è chi l'ha trovato divertente e chi - come con tutte le tendenze - ne è stato infastidito, ma resta il fatto che l'Ice Bucket Challenge che ha spopolato nell'estate 2014 in tutto il mondo, ha saputo fare la differenza, portando a una nuova scoperta scientifica che può aiutare a combattare la SLA, la sclerosi laterale amiotrofica.
A mo' di rinfrescata: l'Ice Bucket Challenge consisteva nel gettarsi in testa un secchio d'acqua ghiacciata e fare una donazione all'ALS Association (che si occupa di ricercare fondi per combattere la SLA), oltre che a sfidare gli amici a fare altrettanto.
Ebbene, grazie alle cifre raccolte, come comunicato lunedì proprio dall'ALS Association, è stato possibile scoprire un nuovo gene, chiamato NEK1, che gli scienziati considerano essere fra i più comuni tra quelli che concorrono a causare la malattia. Una scoperta che, conseguentemente, "dona agli scienziati un altro possibile target per sviluppare delle terapie".
Diverse celebrità nel mondo avevano partecipato nel 2014 alla sfida, anche alle nostre latitudini (si pensi al sindaco di Lugano Marco Borradori, nella foto, o al CEO di UBS Sergio Ermotti). Sfida che aveva ricevuto anche la sua parte di critiche, e a cui era stato contestato in particolare che in realtà le persone partecipavano e non donavano. Ora si sa, non solo che i soldi sono giunti dove dovevano (a un anno dalla campagna virale erano stati raccolti 115 milioni di dollari), ma che questi hanno pure permesso di contribuire in modo concreto alla lotta alla malattia.