La proposta

L’ingegno «idrico» della Valle Verzasca

Una serie di impianti straordinari per abbeverare il bestiame e per far fronte alla scarsità di acqua, raccolta nei giorni piovosi o trasferita dai pozzi
Una serie di impianti straordinari per abbeverare il bestiame e per far fronte alla scarsità di acqua, raccolta nei giorni piovosi o trasferita dai pozzi (©Ely Riva)
Ely Riva
07.09.2020 06:30

Chi sale in Val Verzasca al giorno d’oggi, appena passata la diga, famosa per la sua altezza, vede in lontananza una montagna a forma di piramide che si erge al centro della valle. Si tratta della Föpia (2.106 m) con ai suoi piedi il bel villaggio di Lavertezzo.
In una valle come la Verzasca dove il terreno al piano era ben poca cosa e le montagne tante, era naturale fin dal Medio Evo cercare di trarre tutto il possibile fabbisogno di foraggio dai monti.

Pozzo con accanto una vasca a Revöira (©Ely Riva)
Pozzo con accanto una vasca a Revöira (©Ely Riva)

Su questa montagna, la Föpia, a monte di Aquino e Sambugaro, frazioni di Lavertezzo (Verzasca), dove la montagna non era troppo ripida tra i 900 e i 1.000 metri, erano stati creati alcuni maggenghi (pascoli primaverili) molto particolari, dai nomi significativi: Cà d’Dent (Cà di Dentro), Cioss dal Gioachin, Sassel e Revöira.
Erano maggenghi in pendenza senza sorgenti, divisi da un torrente chiamato El Crois sempre asciutto d’estate. Mancava l’acqua,... e di conseguenza era impensabile poter attuare uno sfruttamento agricolo della zona Revöira e Cà di Dentro se non la si fosse trovata, vitale per uomini e animali.
Per sopperire all’inconveniente, hanno realizzato uno straordinario e ingegnoso impianto idrico.

L’antico villaggio di Lavertezzo (©Ely Riva)
L’antico villaggio di Lavertezzo (©Ely Riva)

Un particolare che più di ogni altro indica quale importanza abbia avuto questo insediamento agricolo per Lavertezzo è la presenza lungo la strada da Sambugaro (Sambughee) fino ad Al Matro di ben cinque cappelle di devozione, le quali dimostrano che su quella strada doveva verificarsi un intenso traffico di persone. (Oggi tre di queste cappelle sono state restaurate mentre due sono in stato di abbandono).

Una delle cappelle che si incontrano lungo il percorso (©Ely Riva)
Una delle cappelle che si incontrano lungo il percorso (©Ely Riva)

Visitando i diversi nuclei del monte, in particolare Revöira e Cà di Dentro, desta meraviglia la presenza di un alto numero di vasche monolitiche dalle più disparate forme e grandezze. La grave scarsità d’acqua aveva indotto ogni proprietario a munirsi di queste vasche per permettere l’abbeveraggio del bestiame. Nei giorni piovosi l’acqua piovana veniva convogliata dai tetti nelle vasche per mezzo di canali ricavati da tronchi di legno. Quando il bel tempo e l’assenza di pioggia duravano troppo a lungo le vasche venivano riempite con l’acqua dei pozzi.
«Ciò che forse più colpisce visitando il monte e che ci fa meglio comprendere quanto laboriosa debba essere stata la ricerca dell’acqua è la presenza di sei pozzi, tre a sezione quadrata e tre a sezione circolare, tutti rivestiti internamente in muratura. Essi sono alimentati da acqua di infiltrazione» (Franco Binda).

Vasche doppie sovrapposte (©Ely Riva)
Vasche doppie sovrapposte (©Ely Riva)

Il pozzo più grande, Ar Cisterna, ha una capienza di 12.000 litri con una scala che scende a chiocciola all’interno del pozzo in modo da facilitare la raccolta dell’acqua nei momenti di scarsità di pioggia. Il pozzo più piccolo arriva a 2.000 litri.
La capacità massima dei sei pozzi è stata stimata attorno ai 29.000 litri, mentre quella di tutte le vasche messe insieme è di circa 5.000 litri.
Le belle vasche monolitiche dalle forme più svariate a cui si dissetarono chissà quante mandrie e greggi, resistono da secoli ai rigori del tempo, della neve e del ghiaccio...
Un’altra caratteristica di questi maggenghi sono gli innumerevoli muri a secco eretti per proteggere i pascoli.

Scalinata lungo il sentiero (©Ely Riva)
Scalinata lungo il sentiero (©Ely Riva)

Le date incise sugli stipiti della maggior parte delle stalle e delle cascine dei due maggenghi indicano che esse furono edificate tra il 1600 e il 1800.
Fortunatamente Al Matro, Revöira e Cà d’Dent non sono stati dimenticati e in questi ultimi anni è stato creato un interessantissimo Itinerario Etnografico. Il bel sentiero che collega il villaggio di Lavertezzo e le frazioni di Aquino e Sambugaro con i maggenghi è stato messo in ordine e ben sistemato con cartelli indicatori e spiegazioni su pozzi e vasche.

Le cascine di Revöira (©Ely Riva)
Le cascine di Revöira (©Ely Riva)

L'itinerario

I monti di Al Matro, Revöira, Cà di Dentro e il Cioss dal Gioachin, situati tra i 900 e i 1000 metri di quota, si raggiungono da Aquino (576 m) o da Sambugaro (629 m) frazioni di Lavertezzo lungo un sentiero, ben marcato chiamato Itinerario Etnografico.

Ad Al Matro si incontrano le prime cascine con le vasche di pietra e un piccolo pozzo.

Poco sopra Al Matro, l’Itinerario Etnografico conduce, sempre ben segnalato con cartelli, a Revöira dove si trova il maggior numero di cascine e vasche e alla sua grande cisterna provvista di un parapetto.

La durata della salita è di circa un’ora su larghi sentieri facili da percorre, ben curati che si snodano entro una fitta selva di castagni.

Revöira visto dall’alto (©Ely Riva)
Revöira visto dall’alto (©Ely Riva)
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