Le auto che hanno fatto la storia

Lotus Esprit, sempreverde sportiva britannica

Il modello è rimasto in produzione per una trentina d'anni e fu reso celebre anche dalla sua presenza in alcuni film di grande successo come Basic Instinct e Pretty Woman
Una Lotus Esprit V8
31.03.2023 12:00

La Lotus Esprit è una delle sportive più iconiche e celebrate degli anni Settanta e Ottanta e il suo look innovativo, unitamente alle prestazioni notevoli, hanno fatto sì che rimanesse in produzione quasi trent’anni, tra ili 1976 e il 2004.

Quanto l’Esprit sia stata apprezzata e basilare per le sorti dell’azienda lo dimostra il fatto che ne sono state realizzate ben 25 varianti e quasi 10'700 unità complessive, il che la rende una delle supersportive di serie costruite più a lungo. Ogni esemplare era interamente realizzato a mano, il che rappresentava circa 560 ore di lavoro, e l’80% delle componenti erano prodotte dalla Lotus. Debuttò al Salone di Parigi 1975.

Il suo design di fondo derivava da un prototipo sviluppato dall’Italdesign di Giorgetto Giugiaro nel 1972, che proponeva un telaio in acciaio, un motore centrale e la carrozzeria in fibra di vetro e kevlar. La vettura doveva essere l’erede, più grande e più sportiva, della Lotus Europa, da cui derivava pure il motore 4 cilindri-16 valvole da 160 CV, accoppiato al cambio manuale fornito da Citroën (usato sulla famosa SM).

La prima versione adotterà la denominazione S1 e sarà molto simile alla concept car di Giugiaro, con linee eleganti di grande purezza e con uno spoiler anteriore distinto, nessuna presa d’aria laterale e i fanali ereditati dalla Fiat X1/9. Già nel ’78 esordì la seconda serie, S2, con affinamenti a vari livelli, ottimizzato il rendimento del bialbero e sostituiti cerchi e strumentazione, mentre lo spoiler anteriore era integrato. I gruppi ottici posteriori diventarono quelli della Rover SD1 e, con la vittoria di Mario Andretti nel Mondiale di F1 1978, si produsse una versione speciale per celebrare tale successo, con scritte “World Champion” sulle fiancate e verniciatura in nero e oro riprendendo la livrea delle monoposto vincente Lotus 79.

Per garantire prestazioni adeguate il propulsore qualche anno dopo avrà la cilindrata maggiorata a 2,2 litri, progredendo soprattutto nell’erogazione della coppia; le vetture con tale unità motrice vedranno migliorata profondamente la qualità costruttiva, risolvendo noie ricorrenti come il raffreddamento insufficiente del motore o la rumorosità della meccanica onnipresente nell’abitacolo.

Nel 1980, dovendo scegliere tra la realizzazione di un V8 o l’adozione del turbocompressore per incrementare le performance, in Lotus si scelse quest’ultima soluzione. Nacque così la turbo, variante che renderà l’Esprit degna di rivaleggiare con concorrenti di pregio come Porsche 911 e Ferrari 308 GTB, visto che il suo 2,2 litri sviluppa ora 210 CV e tocca i 100 orari in meno di 6”. Il suo successo fu amplificato dalla presenza dell’auto in due film di James Bond (“La spia che mi amava” e “Solo per i tuoi occhi”) e dal fatto che tanto la premier di allora Margaret Thatcher, quanto la famiglia reale britannica mostrarono pubblicamente di apprezzare la filante sportiva Lotus.

Seguì, sempre in quel periodo, la versione S3, nella quale l’acquirente aveva modo di decidere tra propulsore aspirato o sovralimentato, potendo contare finalmente su una vettura omogenea, ma anche più affidabile e confortevole. Su tali basi Lotus produsse la versione High Compression (HC), che sviluppava 240 CV come turbo e 180 con l’alimentazione atmosferica; l’iniezione sostituì i carburatori con l’avvento di tali modelli.

Nel 1988, dopo oltre un decennio di produzione, l’Esprit fu profondamente riveduta e affinata dentro e fuori: l’aspetto esterno fu ammorbidito da Peter Stevens, che arrotondò le originali linee spigolose di Giugiaro, mentre Renault (che forniva i V6 turbo al team di F1 per il quale gareggiava Ayrton Senna) assicurò i cambi meccanici. Un anno dopo arrivò la versione SE, il cui 2,2 litri turbo da 264 CV adottava un sistema overboost che le permetteva di erogare brevemente fino a 286 CV. Esternamente, visto il forte aumento delle prestazioni, apparve un alettone posteriore generosamente dimensionato. Era basilare per garantire l’aderenza necessaria considerati i tanti CV a disposizione e le elevate velocità che l’Esprit poteva raggiungere. Del resto, qualche tempo dopo la potenza del suo 4 cilindri raggiunse 300 CV con la versione X180-R schierata in gara negli Stati Uniti. Da questa nacque una serie in tiratura limitata, la Sport 300, prodotta fino al 1995 in 64 esemplari numerati, seguita dalla Esprit S4, assemblata tra il 1994 e il 1995, che adottava il servosterzo e vantava un'aerodinamica a effetto suolo molto evoluta.

Soltanto un anno dopo la Lotus tornò sui suoi passi e propose l’Esprit V8, azionata da un moderno 3,5 litri-32 valvole da 350 CV. Dello stesso periodo fu la S4S, che si meritò gli ultimi sviluppi del 2,2 litri bialbero della potenza di circa 300 CV, prima di essere ridotto di cilindrata (con potenza di 240 CV) su taluni mercati e poi sparire dai listini nel 1999. La poderosa Esprit V8, fu protagonista ancora di pellicole di successo, come “Basic Instinct” con Sharon Stone e Michael Douglas e “Pretty Woman” - con Julia Roberts e Richard Gere. Ma tali apparizioni dell’Esprit sul grande schermo furono il canto del cigno della brillante sportiva britannica, che uscì di produzione nel 2004.

Anche Margareth Thatcher, premier inglese degli anni Ottanta, si mise alla guida della Lotus.
Anche Margareth Thatcher, premier inglese degli anni Ottanta, si mise alla guida della Lotus.

La scheda (Lotus Esprit turbo,1988)

Cilindrata: 2'174 cc
Potenza e coppia:
215 CV, e 298,4 Nm
Velocità massima: 245 km/h
Accelerazione: 0-60 mph in 5,3”
Consumo medio: 13,3 l/100 km
Peso in ordine di marcia: 1'268 kg 

Fonte: Quattroruote, “Tutte le auto del mondo”, Milano 1988