Da tradizionale a green

Materiali innovativi per tessuti tech

I materiali di prossima generazione hanno raccolto investimenti da 2,3 miliardi di dollari negli ultimi sette anni.
Il guanto di sfida alle produzioni tradizionali in ottica green è lanciato.
04.05.2022 10:39

I tessuti next-gen, ovvero ottenuti con materiali che includono pelle vegana o di origine vegetale e tutte le alternative non plastiche a poliestere e viscosa, sono ancora per pochi operatori e marchi della moda. Ma negli ultimi sette anni hanno raccolto investimenti globali per 2,3 miliardi di dollari. A renderlo noto è un’indagine annuale dell'organizzazione no profit Material Innovation Initiative, in cui si analizza un settore che comprende alternative non convenzionali (e non derivanti dalla plastica o dall'uccisione di animali) a pelle, pellicce, seta, viscosa, poliestere e altro. Nel solo anno 2021, secondo lo studio riportato da Pambianco, 980 milioni di dollari sono stati raccolti da 187 investitori e 95 aziende in quest'ambito, una cifra più che doppia rispetto ai 426 milioni di dollari investiti nel 2020. La ricerca calcola, che, secondo una stima che definisce «conservativa», il mercato dei cosiddetti materiali next-gen possa arrivare a valere 2,2 miliardi di dollari nel 2026. Delle 95 società citate, in 49 usano materiali provenienti da piante, microbi, micelio (l'apparato vegetativo dei funghi) o da cellule animali manipolate in laboratorio. Per esempio, il kombucha è un polimero naturale nato dai batteri, fatto per sostituire la pelle e la seta, ma persino il carbone «catturato» nell'aria può mostrare risvolti sorprendenti: lo dimostra la case history di Covalent, un marchio a base di AirCarbon, lanciato nel settembre 2020 da Newlight Technology in America.

Ma, come osserva Giulia Sciola per Pambianco: «La ricerca di soluzioni animal-free ha già raccolto alcune adesioni nel mondo della moda, i cui annunci si muovono su fronti diversi. Tra quanti scelgono il micelio per dare vita ad un’alternativa alla pelle ci sono alcuni marchi del lusso come Hermès. Quest’ultima, che vede i leather goods come segmento trainante delle sue performance, ha presentato una versione della sua borsa Victoria realizzata in Sylvania, un nuovo materiale derivato dai funghi grazie al processo Fine Mycelium, brevettato da MycoWorks. Questa azienda ha attratto investimenti anche da celebrity del calibro di Natalie Portman e John Legend, mentre in pole position tra i marchi che già utilizzano i materiali next-gen spiccano grandi nomi. Ad esempio, Stella McCartney, da sempre paladina dell'eco-fashion, che ha lanciato alcuni capi realizzati con Mylo, similpelle vegan nata dai funghi».

Lo scorso giugno, un marchio iconico come Gucci ha annunciato di aver sviluppato un materiale considerato dalla maison «rivoluzionario», risultato di due anni di lavoro che, cita la nota del gruppo, «combina alta qualità e scalabilità, unitamente a un ethos sostenibile». Il materiale si chiama Demetra ed è stato creato utilizzando le stesse competenze e processi impiegati per la concia, ma la sua composizione è quasi esclusivamente vegetale. Tra gli elementi che lo compongono c’è la viscosa e la cellulosa provenienti da foreste gestite in modo sostenibile e il poliuretano bio-based, anch’esso proveniente da fonti rinnovabili. Gli scarti di Demetra ottenuti durante la produzione saranno riciclati e riutilizzati da Gucci nell’ottica di una maggiore circolarità.

Infine, anche il mondo dei grandi investitori sta osservando da vicino questo mercato, visto che il fondo americano Carlyle, ha puntato sulla start-up Spiber, società giapponese specializzata nella produzione e nello sviluppo di biomateriali tessili, guidando un round di investimenti. Il materiale più innovativo brevettato da Spiber, continua Sciola: «si chiama Brewed Protein ed è una soluzione proteica sintetica a base biologica, biodegradabile e animal free. È stata pensata per rappresentare un sostituto di cashmere, lana, pelliccia, pelle, seta e altri materiali di origine animale con importanti benefici per la salvaguardia dell’ecosistema. Infatti, i materiali di origine green rappresentano un ambito di ricerca cruciale per il mondo del lusso e un affare per aziende e startup, che sviluppino prototipi di qualità da offrire al mondo della moda, del design e dell’automotive».

Si tratta di mondo decisamente vivace nelle sue evoluzioni e in cui si sperimenta moltissimo. È da capire fino a che punto sia lanciato il guanto di sfida ai tessuti tradizionali. Anche perché, come notano alcune associazioni del settore, l’impegno per ridurre l’impronta complessiva della produzione conciaria è una sfida che va affrontata non solo dalle singole realtà aziendali, ma sinergicamente da tutto il sistema produttivo.

In questo articolo: