Le auto che hanno fatto la storia

Matra-Simca Rancho, il primo veicolo «multitasking»

Il merito d’aver lanciato il segmento delle vetture per il tempo libero alla portata di tutti va alla francese Matra, che negli anni '70 realizzò un'auto versatile e divertente
28.03.2024 09:30

Le auto polivalenti, spaziose, pratiche, originali e capaci di arrivare (quasi) ovunque da anni animano i mercati dell’auto, tanto in Svizzera come altrove. Tuttavia, il merito d’aver lanciato il segmento delle vetture per il tempo libero alla portata di tutte le tasche va a un’azienda francese, la Matra, che negli anni Settanta ebbe l’acuta idea di realizzare una vettura che fosse versatile e divertente, senza costare un patrimonio.

All’epoca, infatti, questa nicchia era scoperta dato che il settore offriva grossi gipponi molto onerosi come le Range Rover o i grossi 4x4 giapponesi come Nissan Patrol o Toyota Land Cruiser, qualche prodotto yankee come la Jeep Wrangler o europeo – è il caso della Fiat Campagnola o della Volkswagen Iltis. Volendo risparmiare ancora, il ventaglio delle offerte si riduceva alle super economiche Citroën Mehari (con la carrozzeria in plastica) o le Moretti Midimaxi realizzate sulla base delle utilitarie Fiat 126 e 127.

Ma l’idea della Matra va molto oltre ed è davvero tanto lungimirante quanto avveniristica per l’epoca. Associandosi alla Simca, che già produceva vetture utilitarie, compatte e berline classiche da vari decenni, la società – che nel 1969 aveva vinto pure un titolo mondiale di F1 Costruttori e uno Piloti con Jackie Stewart su una monoposto affidata al team di Ken Tyrrell – la Matra trovò un’eccellente “banca degli organi” per quel che riguardava soprattutto la meccanica e parte del telaio. Nel caso proprio di quest’ultimo, la base era costituita dall’autotelaio del Simca 1100 “pick-up”, a sua volta un precursore nell’ambito dei veicoli utilitari leggeri derivati da un’auto.

La variante definitiva debuttò al Salone di Ginevra 1977, suscitando un notevole interesse nella stampa specializzata. In effetti, prefigurava con quasi vent’anni d’anticipo veicoli “multitasking” che avrebbero avuto molto successo in seguito come Citroën Berlingo, Fiat Doblò o Volkswagen Caddy, con la differenza che le bombature protettive laterali, l’assetto rialzato e le protezioni sul frontale e nella parte posteriore (dove spiccavano i massicci paraurti sintetici neri) lo rendevano un “quasi 4x4”, in grado di avventurarsi laddove altri veicoli iniziavano ad avere “difficoltà di deambulazione”.

Malauguratamente, i costi produttivi hanno azzoppato le possibilità di successo della vettura, anche in virtù del fatto che il processo di assemblaggio era decisamente difficoltoso. Infatti, i telai erano montati nello stabilimento Simca di Poissy, alla periferia di Parigi, prima di passare da Heuliez che provvedeva a predisporre l’autotelaio che dava vita al pick-up Simca. Poi i veicoli erano caricati su camion e trasferiti alla fabbrica Matra di Romorantin, nella regione del Centro-Valle della Loira, dove erano in seguito equipaggiati di tutti gli allestimenti necessari e preparati per la commercializzazione.

Del resto, si trattava di un’auto “patchwork”, se si considera che se la piattaforma era quella del pick-up Simca 1100, adottava altri elementi delle Simca 1307 e 1308 – tra cui pure il motore di 1'442 cc (80 CV, trasmessi alle ruote da un cambio manuale a 4 marce) che era attinto proprio da quest’ultima. Di veramente suo il Rancho aveva il modulo posteriore concepito da Matra, con un’armatura in acciaio su cui era assemblata una carrozzeria in materiali compositi (poliestere, resina, fibra di vetro).

Nonostante avesse tutti gli attributi per “fare il botto”, il successo non fu immediato e, d’altro canto, resterà in produzione solo per sei anni, con le vetture in stock che saranno immatricolate fino al 1984 inoltrato dopo 56'457 esemplari venduti.

Va segnalato che dal luglio del 1978 Simca fu integrata nel gruppo PSA (Peugeot-Citroën), cosicché i Rancho “model year 1979 furono venduti con il marchio Talbot-Matra fino a fine produzione.

Essendo un’auto davvero in anticipo sui tempi, tanto versatile quanto fruibile, il Rancho fu pure prodotto in una versione più utilitaria e anche in alcune varianti speciali per gli impieghi più diversi. Lo si poteva adattare, infatti, per il trasporto di persone diversamente abili con sedia a rotelle, per i vigili del fuoco, per polizia e gendarmeria, per le attività degli specialisti di France Telecom, oltre che in versioni adeguate all’impiego come camping car.

Lungo 4,32 metri, con un interasse di 2,52 metri, Il Talbot-Matra Rancho si meritò pure una rilevante celebrità poiché fu la vettura principale nei film “Il tempo delle mele” e “Il tempo delle mele 2” d’inizio anni Ottanta che vedeva protagonisti Sophie Marceau e Claude Brasseur. E una Matra-Simca Rancho si meritò anche una certa fama sportiva, quando un esemplare partecipò alla prima edizione della “Parigi-Dakar” nel 1978, senza arrivare al traguardo.

La scheda: Talbot-Matra Rancho (1982)

Cilindrata: 1'442 cc
Potenza e coppia: 80 CV, 118 Nm
Velocità massima: 145 km/h
Accelerazione: n.d.
Consumo medio: 9,7 l/100 km
Peso a vuoto: 1'145 kg

Dati: Quattroruote, Tutte le auto del Mondo (TAM), 1982