Una startup ticinese riceve oltre 2 milioni per rivoluzionare la moda con l'intelligenza artificiale

Sartiq è nata in Ticino da un’intuizione semplice quanto radicale: ripensare il modo in cui la moda produce le proprie immagini. In un settore in cui la creatività convive con processi ripetitivi e costosi, la giovane azienda ha deciso di usare l’intelligenza artificiale per costruire un motore capace di generare intere campagne visive, dai primi lookbook fino agli scatti destinati all’e-commerce. Un’idea che in poco più di un anno di vita è già uscita dai confini regionali, arrivando a convincere marchi come Guess, OVS, Missoni o Moose Knuckles, e che oggi ottiene un segnale di fiducia importante: la chiusura di un round di finanziamento pre-seed da 2,1 milioni di franchi.
Per Luca Ambrosini, cofondatore e CEO, si tratta di un passaggio cruciale ma anche di un riconoscimento del lavoro fatto. «Il più grande ostacolo all’adozione dell’AI nella moda è la fiducia. I brand vogliono sapere se l’immagine generata rappresenterà davvero il loro prodotto e se sarà in grado di venderlo. Abbiamo lavorato ossessivamente su questo aspetto e i risultati dimostrano che è possibile aumentare le conversioni senza crescere nei resi. Ora il nostro obiettivo è più ampio: diventare il motore di contenuti end-to-end per l’industria, accompagnando l’intero ciclo creativo, dallo schizzo iniziale a una campagna globale».
La piattaforma sviluppata da Sartiq apprende l’identità visiva di ogni brand – modelli, stile fotografico, flussi di lavoro – e produce immagini coerenti e realistiche. I primi dati parlano di un miglioramento del 200% nelle performance delle pagine prodotto e di un incremento medio del 30% nelle conversioni. Gas Jeans, ad esempio, racconta di produrre foto e video otto volte più velocemente, con risultati commerciali immediati.

Il finanziamento è stato guidato da Founderful, con la partecipazione di Venture Kick e del veicolo Magic Mind di Zest e Compagnia di Sanpaolo. Sartiq è inoltre la prima realtà ticinese a ricevere capitali da Thunderbolt, fondo zurighese che ogni anno seleziona le dieci start up tecnologiche più promettenti della Svizzera. «Vedere quella cifra sul conto aziendale colpisce, ma per noi resta solo un numero: rappresenta quanti esperimenti possiamo fare per ridurre i rischi e crescere. Una start up è come una cipolla, fatta di strati di incertezza che vanno tolti uno a uno. I soldi servono per accelerare questo processo, sapendo che la sfida è correre abbastanza veloce senza perdere solidità», riflette Ambrosini.
Il Ticino, in questo percorso, non è stato un semplice sfondo. «Essere vicini a oltre sessanta brand della moda è un vantaggio competitivo enorme. Ci permette di costruire rapporti diretti, di adattare la tecnologia ai processi reali delle aziende. Al tempo stesso, attrarre talenti resta difficile: chi sceglie di lavorare in una start up tende a guardare a hub come Zurigo o Berlino. La nostra sfida è convincere programmatori e designer che qui c’è spazio per creare qualcosa di unico», aggiunge.
Un tassello importante è stato anche il sostegno dell’ecosistema locale, in particolare l’Innosuisse Innovation Booster Fashion & Lifestyle, promosso da Dagorà Lifestyle Innovation Hub e dal Lifestyle Tech Competence Center. Carlo Terreni, presidente di Dagorà, lo sottolinea con chiarezza: «Abbiamo sempre creduto nelle potenzialità del Ticino, al punto da investire in un hub con la città di Lugano di 2.500 metri quadri che riunisce start up, investitori e brand. Vedere Sartiq crescere così rapidamente significa che la direzione è giusta. Non siamo stati determinanti, ma abbiamo contribuito a creare le condizioni. L’importante è che l’ecosistema resti vivo: che le giovani aziende trovino clienti, investitori e talenti e portino innovazione e posti di lavoro sul territorio».
Guardando avanti, Sartiq punta ad ampliare il team e a rendere la propria tecnologia uno standard per il settore. «Se saremo bravi – conclude Ambrosini – in due anni potremo essere 50 persone e contribuire a fare del Ticino un polo di riferimento per il fashion tech europeo».