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Mr & Mrs Clark: la mostra tra Prato e Milano

La mostra, appena presentata e curata da Federico Poletti, è un progetto nato dal Museo del Tessuto di Prato e dalla Fondazione Sozzani, in collaborazione con Archivio Massimo Cantini Parrini.
Jim Lee, Ossie Clark, Aeroplane, 1969 © Jim Lee
Valentino Odorico
22.07.2022 10:10

Geometrie stilizzate, bouquet floreali e fantasie ispirate all’arte (dalle tappezzerie medievali ai Ballet Russes fino a tutte le avanguardie cubiste, pointillisme), il linguaggio di Ossie Clark ha definito la Swinging London con i suoi lunghi e coloratissimi abiti fluidi.
Con uno stile inconfondibile – il flower power - anticipatore di tendenze, Ossie era definito “King of Kings Road” per i suoi abiti di ispirazione '30 e '40 dal taglio slanciato che rivelavano il décolleté tra movimenti sensuali e giochi di trasparenze. Una carriera breve, ma molto intensa, che ha lasciato un segno nella Londra nel periodo compreso tra la minigonna di Mary Quant e il movimento punk sovversivo di Malcolm MacLaren e Vivienne Westwood, dal 1965 al 1974. Clark e sua moglie Celia Birtwell (Mr and Mrs Clark and Percy, dal celebre dipinto di David Hockney alla Tate Britain, 1970- 71), arrivarono a definire il quartiere bohémien della West London, che ospitava la nuova generazione di giovani brillanti e rivoluzionari.

Celia disegnava le stampe su leggere crêpes, sete e chiffon e Ossie le trasformava in abiti che hanno subito conquistato il jet-set internazionale e la scena pop. Da Brigitte Bardot a Liz Taylor o Verushka, tutti erano affascinati dalla loro moda. Mick Jagger, Brian Jones, Keith Richards, Jimi Hendrix, Marianne Faithfull, Anita Pallenberg. Eric Clapton, George Harrison, Bianca Jagger e Marisa Berenson sono solo alcuni dei personaggi che Ossie Clark ha vestito. Quando Hockney ha dipinto Ossie e Celia nella loro casa di Notting Hill, ha ritratto un'istantanea della vita moderna, con una perfetta rappresentazione del mondo di Clark e Birtwell i cui progetti incarnavano un nuovo e coraggioso modo di vivere. Ossie è stato anche il primo designer a ripensare all'idea di “occasione": per lui gli abiti da sera potevano essere indossati di giorno e viceversa, mentre con i suoi trasparenti chiffon inventava il nude look.

Partendo da un primo importante nucleo di abiti provenienti dalla collezione e archivio di Massimo Cantini Parrini, il Museo del Tessuto di Prato e la Fondazione Sozzani dedicano, a partire da settembre 2022, un’ampia retrospettiva che possa raccontare l’incredibile creatività di queste due figure spesso trascurate nella storia della moda. Rari capi provenienti dalle collezioni private di Celia Birtwell da Londra e Lauren Lepire da Los Angeles completano la ricerca museale. Con il patrocinio della Camera Nazionale della Moda Italiana, la mostra sarà inaugurata il 16 settembre al Museo del Tessuto di Prato per arrivare a gennaio a Milano alla Fondazione Sozzani. Il percorso non presenta solo una serie di abiti con le stampe iconiche di Ossie e Celia, ma intende raccontare il contesto e l’evoluzione del designer, dalla boutique Quorum di Chelsea, frequentata dalla gioventù della scena londinese alle performance, tramite una serie di video, foto ed editoriali d’epoca, memorabilia, schizzi e riproduzioni dei disegni, fino a un’esclusiva video intervista con la stessa Celia Birtwell.

Anche nel modo di presentare la propria moda Clark è stato il primo designer a estendere il concetto di performance alle sfilate, proponendole nei luoghi più diversi, come avvenne al Royal Court Theatre nel 1971, con il contributo musicale di David Gilmour, uno dei fondatori dei Pink Floyd. Tra le sue muse Jane Birkin e Amanda Lear che per anni ha partecipato alle sue sfilate, fino alla stessa Celia da cui si separa nel 1973 per arrivare fino all’ultima collezione A/I 1974 presentata al King’s Road Theatre, che segna la fine della loro “golden age” e il cambio di un’epoca. 

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