Dazi USA al 15%, la soddisfazione di Swatch: «Finally»

Non sono ancora arrivate dichiarazioni ufficiali, ma emerge una certa soddisfazione da parte di Swatch per l'intesa raggiunta dal Consiglio federale con il Governo americano sui dazi.
Secondo quanto riscontrato sul sito del marchio, la copertina dedicata al modello speciale «WHAT IF…TARIFFS?» è stata modificata: lo slogan sotto l’immagine dell’orologio non recita più «Hopefully limited edition», bensì «Finally limited edition». Un cambiamento sottile ma significativo, che sembra riflettere l’esito positivo dei negoziati tra Berna e Washington, culminati nella riduzione del dazio dal 39% al 15%.

La maison di Bienne aveva lanciato il modello lo scorso settembre come risposta ironica alla tariffa imposta dagli Stati Uniti sulle importazioni svizzere. La provocazione era inscritta direttamente nel design: i numeri «3» e «9» invertiti sul quadrante per formare «39» e il simbolo percentuale inciso sul retro. All’epoca Swatch aveva precisato che avrebbe interrotto immediatamente la vendita dell’edizione speciale «non appena gli Stati Uniti modificheranno i loro dazi doganali».
La modifica grafica apparsa oggi lascia intendere un clima più disteso, ma il marchio sembra mantenere una certa prudenza. La dicitura «Finally» non è accompagnata da ulteriori commenti: non è infatti escluso che l’azienda attenda di conoscere la data esatta dell’entrata in vigore delle nuove tariffe – ancora non comunicata dalle autorità – prima di procedere con annunci formali o con lo stop alla vendita del modello.
La riduzione dei dazi, secondo il Dipartimento federale dell’economia, dovrebbe concretizzarsi nel giro di giorni o settimane. Fino ad allora, Swatch e il resto dell’industria esportatrice restano in una fase di transizione, dopo mesi segnati dall’impatto pesante delle tariffe americane, soprattutto per i comparti tecnologici e meccanici.
Per il settore orologiero, quello statunitense resta il mercato principale. Lo scorso luglio, subito prima dell’entrata in vigore del dazio al 39%, la domanda negli USA era cresciuta del 45% su base annua. L’intesa raggiunta ora rappresenta quindi un passaggio di rilievo, accolto con misurato ottimismo anche dalle aziende più direttamente coinvolte.
