La degustazione

Pessac-Léognan, la culla dei grandi vini bordolesi

A Zurigo Arvi ha proposto un'interessante rassegna della produzione, in bianco e in rosso, di una trentina di Chateaux dell'iconica regione che attornia Bordeaux
Tarcisio Bullo
Tarcisio Bullo
31.01.2024 17:15

Zurigo - Parte col botto l’annata che celebra i vent’anni di Arvi, una delle aziende più rinomate al mondo per il commercio di vini pregiati e rari che ha sede a Melano. La galleria espositiva Artrust che ha sede nel cuore di Zurigo ha accolto recentemente una trentina di Châteaux ed i loro produttori per una degustazione dei vini prodotti con la denominazione Pessac-Léognan, iconico appellativo che fa parte dell’universo bordolese, unanimemente riconosciuto come uno dei più quotati al mondo.

Foto di gruppo per i produttori di Pessac-Léognan, con il proprietario di Arvi Paolo Cattaneo.
Foto di gruppo per i produttori di Pessac-Léognan, con il proprietario di Arvi Paolo Cattaneo.

Sono soltanto una decina i comuni che danno vita alla designazione Pessac-Léognan, tutti raccolti attorno alla città di Bordeaux, fin dentro la quale si spingono i vigneti di alcuni nobili Châteaux, intoccabili nonostante la crescente pressione esercitata dall’espansione urbanistica.

In questa regione si producono grandissimi rossi e altrettanto grandi bianchi, con vitigni classici conosciuti e coltivati anche in altre parti del mondo, ma che sulle rive della Garonna riescono a dare il meglio di sé.

Château Haute-Brion
Château Haute-Brion

I rossi nascono da uve Merlot, Cabernet-sauvignon, Cabernet franc, Petit Verdot, Malbec e Carmenère (con netta prevalenza delle prime tre varietà, che in assemblaggio danno origine a nettari straordinari), i bianchi esclusivamente da Sauvignon blanc, Sémillon e Muscadelle. Troviamo qualche Sauvignon in purezza, ma nella maggior parte dei casi i produttori danno vita ad assemblaggi freschi, fruttati e floreali, soprattutto mescolando, in proporzioni assolutamente differenti a dipendenza della sensibilità e degli obiettivi dell’enologo di casa, Sauvignon e Sémillon, quest’ultimo capace soprattutto di dare una bella struttura al vino.     

I vitigni crescono su un suolo le cui origini risalgono alla fine dell'era terziaria e all'inizio del quaternario, quando l'antica foce della Garonna sputava in continuazione ciottoli arrotondati e una varietà di ghiaia mista ad argilla e sabbia. Terreni poveri, che hanno però reso famoso da un punto di vista enologico la regione detta Graves, situata nella parte sud-est di Bordeaux. Gli spessori variabili di queste ghiaie (da 20 cm a 3 metri e oltre) e il loro sottosuolo non omogeneo offrivano, e offrono tuttora, una gamma di possibilità di espressione e individualità, che sono alla base della diversità, del carattere e delle sfumature dei grandi vini di Pessac-Léognan.

A Zurigo la degustazione è stata ricca e profonda: i bianchi hanno evidenziato tutti una freschezza esemplare, accompagnata da grandi profumi e aromi – spesso di frutta esotica, di agrumi - capaci di esaltare il palato e di offrire una buona struttura. Vini grassi, morbidi, alcuni dei quali affinati in anfore di grès, altri terminati nell’acciaio dopo aver visto la luce nel legno. Non tutti sono adatti all’invecchiamento, ma di sicuro un nome su tutti lo è: Château La Garde Vintage 2022, a prevalenza Sauvignon blanc, con minima presenza di Sémillon. Vino molto aromatico, robusto, minerale: si berrà senza problemi anche tra vent’anni e se diciamo che il suo prezzo è di poco superiore ai 30 franchi, per qualcuno potrebbe anche essere un vero affare.

Dei rossi (abbiamo assaggiato l’annata 2019) diciamo che in generale sono vini caldi, avvolgenti, morbidi ed eleganti. Quasi tutti hanno un frutto molto pronunciato, dato soprattutto dalla presenza del Merlot, e rilasciano note speziate riconducibili ai Cabernet, sia Sauvignon, sia Franc. La maggioranza di questi vini sono costituiti da assemblaggi tra queste varietà in varie proporzioni, con una presenza trascurabile di Petit Verdot.

Potremmo elogiare Château Pape Clément, che possiede uno dei più antichi vigneti Grand Cru Classé di Bordeaux. E allora fermiamoci un secondo, per dire che la sua storia risale al XIII secolo, quando l'illustre Château fu fondato da Bertrand de Goth, arcivescovo di Bordeaux che, alcuni decenni dopo, nel 1305, divenne Papa con il nome di Clemente V. Quando si dice che il clero, come dimostrano mille storie e in particolare anche quella dello Champagne, in fatto di buon gusto e di vini se ne intende…

Ottenuto da Cabernet Sauvignon e Merlot assemblati in proporzioni identiche (50/50) lo Château Pape Clément è risultato morbido ed equilibrato, con tannini setosi, una bella tensione che sfocia in sentori di frutta matura, une tendenza al dolce che smorza le velleità dello speziato di marca Cabernet. Qui siamo però su prezzi decisamente più alti della media, seppur non proibitivi essendo comunque al di sotto dei 100 franchi per bottiglia.

E allora, per concludere, tra tante meraviglie, diciamo che il nostro “coup de coeur” è stato Château Larrivet Haut-Brion, vino pieno, caldo, portatore di un grande equilibrio e di una giusta tensione che in bocca sfocia in un avvolgente sapore di frutti di bosco e ciliegia. Di color granato, dunque molto scuro, potente, al naso rilascia sentori speziati che arrivano dalla presenza del Cabernet (65% Cabernet Sauvignon, 15% Cabernet Franc, 20% Merlot). È un vino affinato parzialmente in botti di rovere nuove e parzialmente in rovere di secondo passaggio: in questo senso, le note di vaniglia percepite sono molto delicate e per nulla invadenti. Il rapporto qualità-prezzo di questo nettare è decisamente interessante, ma questo vale per la maggior parte dei vini bordolesi, che non hanno subito le impennate di prezzo quasi sconvolgenti dei Bourgogne.