Pensione

Lacune contributive: ecco come colmarle

Una guida sugli step da compiere per rimediare ai «buchi» relativi ai versamenti per la propria futura pensione.
Una guida sugli step da compiere per rimediare ai «buchi» relativi ai versamenti per la propria futura pensione.
Red. Online
02.10.2021 18:30

I contributi previdenziali sono fondamentali per godersi una meritata pensione alla fine della propria carriera lavorativa. Tuttavia vi è il rischio di non adempiere correttamente o con la giusta continuità al loro versamento. Ciò può far incappare nelle cosiddette lacune contributive, le quali possono avere effetti più sensibili di quanto si possa credere sull’ammontare della prestazione previdenziali. Basti pensare che un anno contributivo mancante può provocare in principio una riduzione della rendita di almeno il 2,3%.

In via preliminare, va ricordato che, indipendentemente dall’esercizio o meno di un’attività lucrativa, i contributi devono essere versati senza interruzione all’assicurazione per la vecchiaia e per i superstiti (AVS). E nello specifico dal 1° gennaio successivo al 17° compleanno per chi già lavora, fino al raggiungimento dell’età ordinaria di pensionamento (64 anni per le donne, 65 per gli uomini) o comunque al momento di cessazione totale dell’attività lucrativa. Coloro che non esercitano nessuna attività devono invece adempiere al versamento dei contributi dal 1° gennaio successivo al loro 20° compleanno. E in questo caso i contributi sono da considerarsi pagati quando il congiunto abbia versato insieme al suo datore di lavoro una somma equivalente ad almeno il doppio della contribuzione minima (964 franchi).

Per verificare eventuali lacune contributive è possibile chiedere per iscritto oppure online un estratto conto generale. Queste possono poi essere colmate versando i contributi mancanti, ma va tenuto presente che tale riscatto è possibile soltanto per i «buchi» formatisi negli ultimi cinque anni. Quando le lacune contributive sono dovute al mancato adempimento del datore di lavoro, occorre dimostrare di avere lavorato durante il periodo indicato, e che questi abbia effettivamente dedotto dal salario i contributi AVS. A chi riesca a fornire tali prove, verranno dunque bonificati gli importi corrispondenti anche qualora la cassa di compensazione non possa più esigere i contributi dal soggetto per cui si lavorava. La documentazione che comprovi la presenza di una lacuna previdenziale da colmare va inviata alla cassa di compensazione che aveva la competenza di incassare i contributi, o a quella cui sono versati attualmente. In ogni caso è sempre meglio prevenire il problema alla fonte per evitare ogni tipo di lungaggine burocratica, prestando particolare attenzione in alcuni casi specifici. Tra questi rientra la situazione di chi effettua molte prestazioni lavorative di breve durata presso diversi datori di lavoro, così come quella di chi percepisce delle indennità giornaliere d’assicurazioni in caso d’incidente o di malattia. Altra causa tipica di lacuna si presenta per chi durante gli studi non ha pagato i contributi AVS, oppure in caso di lungo soggiorno all’estero.