"Sentivo i miei parlare del grande Clay"

In "Rush" Pierfrancesco Favino interpreta l'indimenticabile campione ticinese
Red. Cultura&spettacoli
27.09.2013 11:11

MILANO - In un film come Rush (vedi Suggeriti) non poteva mancare un personaggio scolpito indelebilmente nei cuori degli appassionati, un uomo che ha vissuto l?epoca raccontata dal film. A portare sul grande schermo, in alcune sequenze di Rush, il pilota ticinese Clay Regazzoni scomparso nel 2006, è Pierfrancesco Favino. Chiediamo all?attore italiano chi era Regazzoni per lui. "Ne ho un ricordo bellissimo – risponde Favino, che con Howard ha già lavorato in Angeli e Demoni –, di quando ero bambino e la domenica in casa arrivava il ruggito delle auto e sentivo mio padre e gli altri parlare del grande Clay. La sua immagine, il suo sorriso, i suoi baffoni, si fondono con i profumi di quegli anni, i pantaloni a zampa d?elefante e la musica che è indimenticabile. Per interpretarlo sono andato a rivedermi spezzoni d?interviste, di corse, mi sono letto gli articoli dei giornalisti sportivi. Molto materiale riguardava soprattutto la sua vita dopo l?incidente e raccontava un uomo di grande coraggio, simpatico e di grande umanità. Sono anche andato in Svizzera, nei posti dove ha vissuto, nel tentativo di dare al mio modo di parlare un piccolo accento, ma poi ci ho rinunciato perché sapevo che nel film c?era spazio solo per l?essenziale. Ma sono orgoglioso di aver portato sullo schermo il grande Clay".  "Comunque io la mia figura l?ho fatta – conclude scherzando Favino –. Sono salito in macchina, ma confesso di esserne sceso dopo circa ottocento metri! Un po? di più forse, comunque ho guidato poco. Entrare negli abitacoli di quelle auto è una prova di agilità e uscirne confesso che è un sollievo perché le vibrazioni che il motore comunica alla struttura dell?auto a quelle velocità, e che il corpo assorbe, sono impressionanti. Avere la forza di stare lì dentro a quelle velocità, mantenendo la concentrazione al massimo, era per quei piloti, penso, una fatica enorme, anche perché una corsa dura moltissimo. Adesso il progresso ha cambiato molte cose anche in F1 e immagino che sia tutto diverso, tuttavia non posso non avere un moto di grande ammirazione per quei piloti".

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