Sostanze tossiche nei vestiti

Denuncia di Greenpeace contro aziende di abbigliamento
AtseAnsa
23.08.2011 17:13

PECHINO - Nel mirino di Greenpeace finiscono quattordici grandi aziende di abbigliamento tra le più note e più amate da giovani e giovanissimi, nei cui prodotti attivisti hanno trovato tracce di sostanze pericolose per l'uomo. Lo ha comunicato oggi a Pechino la stessa organizzazione ambientalista diffondendo i dati dell'inchiesta 'Dirty Laundry 2'.

Secondo Greenpeace, a completamento di una prima parte del rapporto, il 'Dirty Laundry 1' reso noto a luglio, il nuovo rapporto i cui risultati sono stati presentati oggi denuncia l'utilizzo da parte di 14 grosse aziende di una sostanza potenzialmente tossica, gli etossilati di nonilfenolo, in due terzi dei campioni. Tra le aziende coinvolte anche Adidas, Uniqlo, Calvin Klein, H&M, Abercrombie & Fitch, Lacoste, Converse, Ralph Lauren.Presentato oggi sia a Pechino che a Manila nelle Filippine, il rapporto di Greenpeace mette in luce i risultati dei test condotti su 78 articoli acquistati come campioni. Su questi sono 52, circa i due terzi, quelli risultati contaminati da etossilati di nonilfenolo. Gli articoli erano stati prodotti in tutto il mondo ma prevalentemente in Cina, Vietnam, Malesia e Filippine.

Gli etossilati di nonilfenolo, una sostanza chimica usata spesso come detergente nell'industria tessile, denuncia Greenpeace, sono estremamente dannosi per l'uomo provocano problemi ai sistemi ormonale, riproduttivo e sessuale. «La nostra ricerca - spiega Yifang Li, responsabile di Greenpeace per il sud est asiatico - evidenzia come queste grandi aziende siano responsabili per l'uso di sostanze tossiche nel loro processo manifatturiero. La gente ha diritto di sapere che queste sostanze tossiche sono presenti in molti tessuti dei loro abiti e devono anche conoscere l'effetto dannoso che queste sostanze hanno quando sono rilasciate nell'ambiente». Gli analisti di Greenpace hanno scoperto che questa sostanza impedisce la riproduzione nei pesci.

Il primo rapporto 'Dirty Laundry 1' pubblicato a luglio aveva messo in evidenza, denunciandolo, il fatto che diverse aziende rilasciavano un cocktail si sostanze chimiche dannose nel delta del fiume delle perle e nello Yangtze. A seguito delle denunce di 'Dirty Laundry 1' alcune aziende, tra cui la Nike e Puma, avevano già pubblicamente manifestato il loro impegno ad eliminare tutti gli scarichi di sostanze dannose dai loro impianti, 'disintossicandò i loro prodotti. «Ora che la Nike e la Puma si sono impregnate in tal senso, usando anche il loro potere per influenzare l'impatto sull'ambiente della loro produzione - ha detto Li - anche le altre grandi aziende non potranno a lungo evitare la responsabilità di assicurare ai loro clienti nel mondo che non saranno più minacciati da sostanze chimiche nei loro prodotti».Dopo la pubblicazione del rapporto di Greenpeace gruppi di attivisti a Hong Kong hanno assaltato un negozio di Adidas.