Lo sguardo

Il COVID-19 e il mondo dello sport

Ormai non è più un mistero per nessuno, ma semmai una certezza: anche il mondo dello sport sta pagando a caro prezzo la diffusione del coronavirus.
Forse la presenza del Coronavirus può tornare anche utile, facendoci riflettere sul rapporto con il nostro corpo
Nicola Pfund
09.03.2020 14:09

Eventi cancellati a raffica, addirittura partite dei campionati di calcio, tra cui quello italiano, annullate e questo malgrado le grosse e comprensibili resistenze dei club.

Ovvio che i primi ad essere danneggiati sono le società e gli organizzatori: per ogni evento che viene cancellato si registrano dei danni economici anche considerevoli, che in qualche caso possono fare traballare i bilanci contabili.

Così come gli stessi atleti non vivono momenti simpatici. Immaginiamo coloro che si stanno allenando ad esempio in vista dei Giochi di Tokyo senza essere certi che vi prenderanno parte. Con quale motivazione riescono ad affrontare i duri allenamenti quotidiani?

Lo stesso vale per gli atleti “amatori”, soprattutto nelle discipline di resistenza dove la preparazione, spesso fatta di molti sacrifici e lunga diversi mesi viene bruscamente interrotta perché la gara a cui si voleva partecipare è stata rinviata. Pensiamo alle corse su strada, ma anche ai trail running o alla stessa Maratona Engadinese che avrebbe dovuto svolgersi lo scorso 8 marzo.

Cosa fare? Penso che anche in questi casi ci si debba mettere il cuore in pace, capire che comunque si tratta di questioni di un grado inferiore ad altri contesti ben più gravi, ma soprattutto cominciare a ragionare sul fatto che da ogni problema nascono sempre delle nuove opportunità.

In una parola, è l’occasione forse di “ripensare” il nostro approccio allo sport. Da noi non è ancora il caso, ma se dovesse esserci un’ulteriore espansione del virus si potrebbe arrivare alla chiusura dei centri wellness, delle piscine e delle palestre. Quindi resterebbe solo l’esterno, ovvero le attività all’aperto.

Proprio in questi ultimi giorni osservavo le molte persone che hanno ripreso a correre e a pedalare, due attività sportive, unitamente a quella del passeggiare, che per fortuna non sono state bandite per i rischi che potrebbero comportare.

Gente che magari prima preferiva passare la domenica in luoghi chiusi, restava a casa a guardare la TV e che adesso ha scoperto il piacere di stare all’aperto, di muoversi.

Anch’io - lo ammetto - volevo preparare una stagione agonistica nella corsa a piedi visto il passaggio in una nuova classe d’età, perché anche la competizione ha il suo fascino ed è bello confrontarsi con i propri limiti.

Ma alla fine ho deciso di rallentare guardando in faccia alla realtà. In questo momento non ha alcun senso spremersi in allenamenti durissimi, che oltretutto potrebbero incidere sul sistema immunitario, indebolendolo.

Adesso corro e pedalo alternando qualche allenamento di qualità ad altri di puro piacere. Che significa apprezzare il “qui e ora” dove lo sport diventa scoperta, piacere, condivisione. Sport primordiale, potremmo chiamarlo.

Il coronavirus ci avrà privato di alcune cose, ma forse ci obbliga a fare un passo indietro. A rallentare per un attimo. Anche nella pratica sportiva. Per riscoprire dei valori che abbiamo dimenticato, perché sempre presi nel vortice di un’accelerazione senza fine.