L’itinerario

Pedalate estive sui passi svizzeri

La scalata di un passo è sempre un viaggio ricco di pathos perché, nell’ascesa verso l’alto, viviamo una purificazione spirituale che ci riporta al centro di noi stessi.
La scalata di un passo è sempre un viaggio ricco di pathos perché, nell’ascesa verso l’alto, viviamo una purificazione spirituale che ci riporta al centro di noi stessi.
Nicola Pfund
23.05.2021 11:00

Con l’arrivo della bella stagione riaprono finalmente anche i grandi passi alpini. Ed è sempre un momento particolare, perché le strade vengono sgomberate dalla neve formando due muraglioni spesso di dimensioni impressionanti. La Svizzera è ricca di valichi di montagna, itinerari che portano spesso oltre i duemila metri in ambienti naturali di grande suggestione e fascino. Per questo la scalata del passo rappresenta una delle sfide più amate e ricercate dagli appassionati della bicicletta. Una sfida che costituisce non di meno un interessante indotto turistico. Stando ai dati rilevati da Svizzera turismo, nel 2017 quasi 1,5 milioni di turisti (pari al 19,4%) provenienti dall’estero hanno praticato il ciclismo durante il loro soggiorno. Di questi, oltre i due terzi hanno scelto dei percorsi nella regione delle montagne, in particolare proprio sui passi alpini.

La scalata di un passo è sempre un viaggio ricco di pathos perché, nell’ascesa verso l’alto, lungo la strada che si innalza nei tornanti, viviamo una sorta di purificazione spirituale che in qualche modo ci riporta al centro di noi stessi. Lo spettacolo è anzitutto garantito dal contesto naturale, che cambia in continuazione man mano che si sale: si passa sovente da un ambiente verdeggiante che caratterizza le quote più basse, fino a quello quasi «lunare» delle cime, soprattutto nei passi alpini che toccano le quote più elevate. Ogni passo ha una propria personalità proprio a dipendenza delle caratteristiche naturali, ma anche della storia che l’ha caratterizzato. In questo senso, il Passo del San Gottardo che si trova alla porta d’entrata del nostro Cantone è forse la via antica, più importante e ricca di aneddoti.

La famosa «Tremola» in dadi di porfido costruita tra il 1827 e il 1830 rappresenta un vero e proprio monumento viario e per questo ogni cicloamatore dovrebbe averla nel proprio «carnet» di scalatore. La salita (12,7 km con 941 m di dislivello) si può suddividere in tre parti: da Airolo al Motto Bartola, da qui al pozzo di ventilazione dell’autostrada in prossimità della caserma militare e infine la tratta forse più suggestiva, quella dei tornanti nella Val Tremola. Dal punto di vista della preparazione la salita sui passi richiede la giusta attenzione. In primo luogo l’attrezzatura. La bicicletta deve essere in perfetto stato e soprattutto i freni, molto importanti nelle lunghe discese, devono funzionare correttamente.

Sul piano della preparazione fisica occorre pure prestare la giusta attenzione perché l’ascesa su un passo è sempre piuttosto impegnativa. Sarebbe un errore di presunzione voler affrontare delle salite di dieci e più chilometri, anche all’8-10%, senza un adeguato allenamento. Il consiglio è dunque quello di arrivare all’appuntamento estivo con i passi alpini con già una buona base di chilometri nelle gambe e, se possibile, con un peso corporeo adatto, ritenuto che ogni chilo di troppo, su queste lunghe salite, è una zavorra alla quale si farebbe volentieri a meno.