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Che cos'è questa storia della spunta blu tolta al New York Times?

Elon Musk ha deciso di togliere la certificazione all'account principale della testata statunitense, rea di essersi rifiutata di pagare il nuovo servizio in abbonamento
Red. Online
03.04.2023 10:45

E così, l’account principale del New York Times su Twitter, che vanta qualcosa come 55 milioni di follower, ha perso la spunta blu. Capita, quando fai arrabbiare il patron della piattaforma: Elon Musk, proprio lui.

«Non abbiamo in programma di pagare la tariffa mensile per lo stato del segno di spunta per i nostri account Twitter istituzionali» ha spiegato un portavoce del quotidiano statunitense, aggiungendo che rimborserà solo i giornalisti per l’utilizzo di Twitter Blue, «nei rari casi in cui questo stato sarebbe essenziale per finalità di segnalazione». La testata, insomma, ha scelto di non cedere al ricatto di Musk e, proprio per questa, è stata punita. La risposta del patron? «Oh ok, allora la toglieremo», riferendosi alla spunta. E ancora: «La vera tragedia di @NYTimes è che la loro propaganda non è nemmeno interessante». E poi: «Il loro feed è l’equivalente Twitter della diarrea. È illeggibile».

CNN e LA Times

Anche CNN e Los Angeles Times, in queste ore, hanno dichiarato di non voler pagare per mantenere la spunta blu. Il paradosso? Profili che fanno propaganda o promuovono il razzismo, pagando, hanno un attestato di autenticità, il New York Times che, nella sua lunga storia, ha vinto 132 premi Pulitzer no. Assurdo, vero?

Hanno ancora la certificazione, per contro, alcuni account di sottosezione, come NYT Books e Food, mentre il NYT travel mantiene il badge d’oro in quanto associato a un’organizzazione ufficiale su Twitter. La spunta blu tolta al profilo principale, insomma, altro non sarebbe se non una dimostrazione di potere da parte di Musk. Della serie: ecco che cosa succede se non si fa come dico io.

La necessità di monetizzare

Elon Musk, con un cinguettio, a suo tempo aveva annunciato che sarebbero sparite proprio le vecchie spunte blu, quelle che gli account si erano «guadagnati» prima dell’introduzione dei certificati a pagamento voluti dallo stesso patron di Twitter. Le spunte, all’inizio, erano state varate come certificato di autenticità per personaggi pubblici, aziende, società e istituzioni, e soprattutto per arginare la proliferazione di disinformazione e profili falsi. Poi, appunto, Elon Musk ha cambiato le carte in tavola: ha comprato Twitter per 44 miliardi di dollari e avviato una vera e propria rivoluzione fra licenziamenti e abbonamenti mensili a 8 dollari per l’account con spunta blu.

«L’attuale sistema fatto da signori e contadini di Twitter per chi ha o non ha la spunta blu è una stronzata. Potere al popolo! Blu per 8 dollari al mese» aveva scritto Musk sul social, aggiungendo che «con la spunta blu riceverai: priorità nelle risposte, nelle menzioni e nella ricerca, essenziale per sconfiggere lo spam/truffa, possibilità di pubblicare video e audio lunghi e avrai la metà degli annunci». Una promessa, questa, figlia della necessità di dover monetizzare il più possibile per sperare di rientrare dall’investimento fatto.

Musk insiste, ma...

Eppure, Musk ha insistito più volte: la spunta blu a pagamento «è l’unico modo realistico per affrontare gli sciami di bot che prendono il sopravvento». Sarà, ma intanto su Twitter sono spuntati – paradosso dei paradossi – account fasulli ancorché verificati, come il profilo di Gesù o Super Mario che cinguetta insulti razzisti. Le spunte, dicevamo, sono adoperate anche da account filorussi e di propaganda. Di fronte all’evidenza, il patron della piattaforma ha ammesso: «Bisogna stringere le maglie della certificazione e fare in modo che per ottenere la spunta blu servano un numero telefonico verificato e una carta di credito». Una stretta giudicata ridicola, o comunque non sufficiente per arginare la proliferazione di account ambigui. E intanto, il profilo del New York Times, al momento, è come se fosse uno dei tanti. Senza spunta né gloria. Ah, anche la Casa Bianca ha deciso di non pagare…

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